I benefici e la bellezza di un parto naturale. Si chiama “roomingine” consiste nel lasciare il bimbo appena nato con la mamma, nella stessa stanza, giorno e notte. Questa ed altre pratiche si inseriscono nella nuova tendenza alla demedicalizzazione del parto e alla riscoperta di una fisiologica naturalità, prima, durante e dopo l’evento della nascita. Alla ricerca di un legame intenso, come prosecuzione di quello vissuto durante la gravidanza. E mentre scene di film e telefilm in cui urla strazianti e stress in sala parto evocano un evento pericoloso e un dolore insopportabile, fanno perdere a molte donne la fiducia nelle proprie capacità fisiologiche, un eccesso di analisi, controlli e interventi durante la gravidanza e il parto, può aumentare l’ansia e la relativa produzione continua di ormoni dello stress, che ostacolano il travaglio. Pur analizzando scrupolosamente le condizioni della puerpera, i parti assolutamente spontanei, fisiologici e senza complicazioni , arrivano tranquillamente oltre il 50 %, ma il solo indurre il parto con l’utilizzo di ossitocina, praticare l’episiotomia, un Taglio cesareo, o una anestesia peridurale non indispensabili, lo trasformano in parto medicalizzato. innescando varie complicazioni. Un esempio: il controllo permanente del battito cardiaco del nascituro (rispetto a controlli saltuari) immobilizza la donna e non garantisce maggior sicurezza; l’ansia che le provoca aumenta invece la probabilità di subire un taglio cesareo. Il travaglio è provocato mediante la rottura delle acque e/o l’uso di farmaci. Un numero sempre più elevato di parti (spontanei o provocati), avviene con l’anestesia epidurale che tende però a indebolire le contrazioni poiché inibisce nella donna la produzione di ossitocina naturale. Per stimolare il travaglio si ricorre quindi all’ossitocina sintetica. Essa induce contrazioni molto forti (e anche più dolorose di quelle naturali se usata senza anestesia) che possono incidere sul battito cardiaco del bambino. Diventa allora urgente estrarre velocemente il bambino mediante un parto strumentale con forcipe o ventosa (in Ticino il 14% dei parti vaginali) o con un cesareo. In questo e in altri casi si pratica l’episiotomia (incisione nel perineo) che tuttavia è in forte diminuzione. Solitamente il cordone ombelicale è subito pinzato e tagliato. Secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il “parto veramente naturale” inizia con travaglio spontaneo (senza induzioni), e procede con una progressione del travaglio/parto a basso rischio (senza segni di disfunzione). “Il miglior ostetrico – secondo Frédéric Leboyer – è colui che è capace a starsene con le mani in tasca”. Tuttavia, molti ginecologi non hanno mai avuto la possibilità di assistere a un parto veramente naturale. Il bambino, durante questo tipo di parto, si trova in posizione di vertice tra le 37 e 42 settimane, e l’espulsione vaginale del bambino avviene in maniera spontanea, consentendo altresì buone condizioni fisiche di mamma e bambino dopo la nascita.
PARTO VERAMENTE NATURALE
Il parto naturale generalmente non avviene in posizione litotomica (distese sul lettino), bensì in
verticale o in posizione accovacciata, come svariate prove hanno dimostrato, o come tra l’altro si è riscontrato nei dipinti e nelle incisioni che raffigurano scene di parto già in epoca egizia.
NASCERE SANO, SICURO E NATURALE
La posizione distesa (litotomica), sdraiata sulla schiena è nata come una moda delle classi ricche del tardo medioevo, che non vollero più partorire come la plebe che partoriva in piedi.
L’invenzione del forcipe intorno al 1600, ha poi contribuito al dilagarsi della posizione orizzontale durante il parto. La posizione litotomica si è diffusa come pratica comune durante
il parto da quando l’ostetricia è stata medicalizzata (da circa tre secoli). Tuttavia è proprio questa posizione orizzontale che, favorendo il contatto del sacro con il rigido lettino, riduce
sensibilmente la sua mobilità che, al contrario, proprio in questa situazione necessita della più grande libertà possibile. Vantaggi derivanti dal parto in posizione verticale: la forza di gravità favorisce le contrazioni uterine e le spinte della partoriente;le contrazioni uterine sono più frequenti e regolari; la dilatazione della cervice è maggiore;nell’intervallo tra le contrazioni
la donna si rilassa meglio; la pressione nella fase di riposo e tra le contrazioni è maggiore; il primo e il secondo stadio del travaglio risultano più brevi; queste posizioni risultano meno dolorose; minori anomalie nei tracciati cardiografici; assenza di compressione dei grossi vasi aorta e vena cava da parte dell’utero.
PARTO VAGINALE MEDICALIZZATO
Questo tipo di parto, invece, avviene in “posizione litotomica” (distesa sul dorso), impedendo al sacro di muoversi, e con l’ausilio di stimolazioni esterne, sia farmacologiche (epidurale o ossitocina per provocare le contrazioni dell’utero) o fisiche (manovra di Kristeller che, vietata in molti Paesi, viene eseguita appoggiando l’avambraccio sul fondo dell’utero ed esercitando una forte pressione verso il basso per facilitare la fuoriuscita del feto. Tra gli effetti collaterali di questa manovra, vaste lacerazioni alla vagina, danni alla vescica urinaria, contusioni alle pareti addominali e uterine, danni ai legamenti uterini, prolasso uterino). Quanto all’utilizzo di farmaci durante il parto, come quelli iniettati tramite epidurale, in una conferenza del 1984 Lorenzo Braibanti (1921- 1989) riporta questa esperienza personale avuta con l’anestesista italo-americano J.J.Bonica che ha introdotto per primo l’anestesia epidurale nel travaglio di parto naturale: “Nel 1976 venne in Italia a propagandare l’anestesia epidurale e mi ricordo bene quando lui disse “mi strapperei i capelli pensando che ci sono ancora delle donne italiane che
partoriscono con dolore, mentre da me le donne partoriscono completamente senza dolore grazie all’epidurale”. A distanza di circa due anni Bonica ritornò in Europa e fece il giro di tutte le città in cui era passato, raccomandando di non usare più il metodo “indolore” da lui indicato per il travaglio del parto, anzitutto perché era aumentato in maniera non accettabile il bisogno di forcipi e ventose e del taglio cesareo, e poi perché si erano constatati dei danni cerebrali nei bambini”.
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