I ceppi ad alto rischio. Sette dei nove tipi di Hpv inclusi nel vaccino (Hpv 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58) sono ad alto rischio oncogeno e causano nel mondo circa il 90% dei tumori del collo dell’utero, il 90% dei casi di cancro anale Hpv correlati e circa l’80% delle lesioni cervicali di alto grado. I due tipi di Hpv a basso rischio oncogeno 6 e 11, oltre a essere causa del 90% dei condilomi genitali, sono al terzo posto di frequenza tra i tipi di Hpv che causano cancro della vagina o del pene, quarti nel cancro della vulva e quinti nel cancro dell’ano.
La forza del nuovo vaccino. Il vaccino 9-valente – testato in oltre sette studi che hanno coinvolto più di 15.000 persone in 30 Paesi – è un’evoluzione dei due vaccini già disponibili fino ad oggi, il bivalente e il quadrivalente. Quello nuovo aggiunge sette sierotipi per quanto riguarda il vaccino bivalente e cinque sierotipi rispetto al vaccino quadrivalente. “Un aumento di questa portata può ridurre drasticamente i tumori Hpv-correlati” spiega Giancarlo Icardi, referente Gruppo Vaccini della Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità Pubblica (SItI). “Già con i due vaccini finora disponibili possiamo prevenire circa il 70% dei tumori della cervice uterina correlati ai sierotipi 16 e 18; aggiungere cinque ulteriori sierotipi aumenta notevolmente la copertura e ci consentirà di prevenire fino al 90% dei tumori da Papillomavirus”. L’ampio spettro di copertura del vaccino 9-valente porterà, inoltre, una riduzione anche delle altre forme tumorali causate dal papillomavirus e anche delle lesioni precancerose con una conseguente riduzione nelle donne degli interventi chirurgici. Il nuovo vaccino 9-valente, infatti, ha un potenziale di prevenzione del 90% per il cancro del collo dell’utero, del 75-85% per le lesioni precancerose, dell’85-90% per il cancro della vulva, dell’80-85% per il cancro della vagina, del 90-95% per il cancro dell’ano e del 90% dei condilomi genitali. Inoltre, ha dimostrato di essere efficace nel prevenire il 97,4% delle lesioni di alto grado della cervice uterina, della vagina, della vulva e dell’ano e dei cancri cervicale, vaginale e vulvare causati dai 5 ulteriori tipi oncogeni di Hpv (31, 33, 45, 52, 58).
Tumori e Hpv. Il tumore al collo dell’utero è causato principalmente dal virus Hpv ed è il quarto tumore più frequente nelle donne nel mondo e il secondo più comune nelle giovani donne (15-44 anni). “In Italia – spiega Giovanni Scambia, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia – l’incidenza del tumore della cervice è in calo grazie ai programmi di screening, pur con differenze territoriali, con un tasso di incidenza di circa 10/100.000. Si stima che ogni anno le donne colpite da questo tumore siano circa 3.000 e ne muoiano circa 1.100. In Italia si stima che, nel corso della propria vita, 1 donna su 162 andrà incontro ad un tumore della cervice ed 1 donna su 129 morirà per questa causa”. Hpv non è solo cancro della cervice uterina, ma anche tumori del basso tratto genitale, vulva, vagina, ano, pene, e tumori del distretto testa-collo. In Italia sono stati stimati circa 1.078 cancri della vulva, 237 cancri della vagina, 457 cancri anali nei maschi e 673 casi di cancro anale/anno nelle donne. A questi dati si aggiungono circa 120.000 nuovi casi ogni anno di lesioni genitali benigne (condilomi), dovuti agli Hpv a basso rischio, in entrambi i sessi.
L’Hpv nei maschi. L’infezione da papillomavirus non colpisce solo le donne. “Come gli altri virus a trasmissione sessuale” spiega Andrea Lenzi, presidente della Società Italiana di Endocrinologia “l’Hpv colpisce in uguale percentuale gli uomini e le donne. Circa il 70% dei soggetti di sesso maschile contrae un’infezione da uno o più ceppi di Hpv durante l’arco della vita. In Italia è stata anche dimostrata una maggiore prevalenza di condilomatosi nel sesso maschile, soprattutto tra i giovani di età inferiore ai 25 anni, con un preoccupante trend in aumento negli ultimi anni”. Ecco perché la vaccinazione anti-Hpv è stata estesa ai maschi adolescenti dal nuovo Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019, incluso nei Livelli Essenziali di Assistenza.
L’importanza della prevenzione. L’infezione da Hpv può permanere nel tempo, le lesioni locali possono essere eliminate ma esiste un rischio di recidiva che richiede controlli periodici e a volte la necessità di ‘ritrattamenti’ che creano un forte stress e pesano sulla quotidianità. “Le lesioni, se non trattate, possono evolvere in cancro, e i casi che sfuggono al controllo possono andare incontro a metastasi” dichiara Carmine Pinto, presidente nazionale dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica. La sopravvivenza di questi pazienti cambia a seconda della natura e dell’estensione della patologia. “Se siamo in presenza di lesioni precancerose o di carcinomi in situ (non invasivi), questi possono essere asportati e si ottiene la guarigione del paziente anche se c’è un rischio di recidiva. Diversa la sopravvivenza nel caso si tratti di un carcinoma invasivo. Se la malattia è avanzata con metastasi a distanza, purtroppo il paziente non è più guaribile, e la cura è rappresentata dalla chemioterapia” prosegue l’oncologo. Ecco perché la prevenzione è d’obbligo. “Ancora oggi, purtroppo, vediamo donne giovani che non si sottopongono ai programmi di screening per i tumori della cervice uterina, e che sviluppano un tumore metastatizzato. Tutto questo potrà essere eliminato con la prevenzione e con il programma di vaccinazione” conclude Pinto.
Il nuovo programma di vaccinazione. Con il Piano vaccinale 2017-2019 le nuove vaccinazioni, come quella contro l’Hpv, sono state incluse nei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza. “Questo garantisce l’applicazione del Piano non a macchia di leopardo, ma in modo equo in tutto il Paese” dichiara Fausto Francia, presidente della SItI. “Inoltre, l’estensione della vaccinazione anti-Hpv anche ai maschi supera un’errata valutazione che la catalogava di fatto come immunizzazione di genere. Infine, nel Piano si chiarisce un altro elemento che in passato ha generato confusione: la vaccinazione serve a combattere tutte le patologie Hpv-correlate, quindi anche i condilomi genitali, la cui riduzione veniva da molti sottovalutata e che invece rappresentano un impegno gravoso per la Sanità Pubblica”.
Quando vaccinarsi. La vaccinazione deve essere somministrata prima di entrare in contatto con il virus per avere la massima protezione possibile. L’età ideale è fra i 9 e 14 anni: in Italia la strategia scelta è la vaccinazione con una somministrazione a 2 dosi fino a 14 anni; con 3 dosi dopo i 14 anni. In Italia attualmente in nove Regioni (Trentino, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna) viene effettuata la vaccinazione universale contro l’Hpv, vaccinando anche il maschio.
I numeri dell’Hpv. Quasi tutte le persone sessualmente attive contraggono il papillomavirus. Il 60-90% delle infezioni da Hpv, incluse quelle da tipi oncogeni, si risolve entro 1-2 anni dal contagio. A volte, però, il sistema immunitario non riesce a eliminarlo: l’infezione si sviluppa in modo quasi sempre silente e nell’arco di circa 5 anni può condurre alla formazione di lesioni precancerose che possono progredire fino a sviluppare il cancro della cervice o altre forme di tumore anogenitale in entrambi i sessi anche a distanza di 20-40 anni. In Italia, si stima che ogni anno l’Hpv sia responsabile di circa 6.500 nuovi casi di tumori in entrambi i sessi, circa 12.000 lesioni anogenitali di alto grado nella donna e circa 80.000 casi di condilomi genitali. Ad esclusione del cancro della cervice uterina, per il quale esiste lo screening, per gli altri tumori non si dispone di un test per la diagnosi precoce e quindi la mortalità è molto elevata in entrambi i sessi.
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