Cos’è davvero il MES e come funziona il fondo salva-Stati?

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MES: cos’è il fondo salva-Stati, come funziona e perché se ne parla tanto. Cos’è il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) anche detto fondo salva-Stati, come funziona e perché in Italia se ne parla così tanto?

L’argomento è tornato sulle prime pagine dei giornali con l’approvazione dell’Eurogruppo del 30 novembre 2020 delle riforme sul funzionamento del fondo salva-Stati. Si tratta delle condizioni di attivazione del meccanismo originario per finanziare Paesi sull’orlo della bancarotta e non della linea di credito pensata per la pandemia.

Lo strumento senza condizioni accettato in sede di Consiglio europeo per offrire prestiti in ambito sanitario agli Stati richiedenti è stato concepito, infatti, come un meccanismo straordinario per la crisi da epidemia. Tuttavia, è una cosa diversa dal fondo così come è stato strutturato all’origine.

Per capire cos’è il MES e cosa sono le riforme approvate dall’Eurogruppo e anche dall’Italia, occorre fare chiarezza e tornare indietro di qualche anno.

Nato nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, esso è di fatto il fondo monetario del Vecchio Continente, avente l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi membri in caso di crisi e di probabile default.

Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è una delle maggiori sostenitrici del fondo salva-Stati e anche per questo è oggi più che mai utile capire cos’è il MES, come funziona davvero questo Meccanismo Europeo di Stabilità e perché nel Belpaese sono esplose così tante polemiche, prima sulle ipotesi di riforma e poi durante l’emergenza COVID-19.

Cos’è il MES, il fondo salva-Stati? Le origini

Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona, ratificate dal Consiglio UE nel marzo del 2011. L’entrata in vigore del fondo salva-Stati, prevista inizialmente per il 2013, è stata anticipata al luglio del 2012 a causa di una crisi del debito sempre più pressante.

A chi si chiede cos’è il MES potremmo dunque rispondere definendolo un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro. Esso è regolato dalla legislazione internazionale e, come organizzazione, ha una propria sede a Lussemburgo.

Per garantire la tenuta del Vecchio Continente il fondo salva-Stati emette prestiti sulla base di condizioni piuttosto rigide e, in alcuni casi che verranno specificati nelle righe seguenti, può anche adottare atti sanzionatori.

Come funziona il MES?

Una volta capito, almeno in linea di massima, cos’è il MES occorre comprendere al meglio come funziona il fondo salva-Stati. Per dirla in altre parole: come agisce il Meccanismo Europeo di Stabilità e in che modo riesce a mantenere la salute finanziaria dell’Eurozona? Le modalità d’azione del fondo sono state definite dall’articolo 3 del suo trattato istitutivo.

L’organizzazione raccoglie fondi volti a sostenere gli Stati membri, ossia quelli che prima o dopo hanno adottato l’euro come moneta unica e che in un determinato periodo di tempo si trovano in forte difficoltà. Per capire come funziona il MES possiamo suddividere la sua azione in tre fasi distinte:

  1. Lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati una richiesta di assistenza.
  2. Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese in questione e di definire il suo fabbisogno finanziario. In questa fase l’esecutivo comunitario e la BCE (e se necessario il FMI) analizzano se la crisi di quello Stato può contagiare il resto dell’Eurozona.
  3. Dopo la valutazione, l’organo plenario del MES decide di agire e aiutare il Paese in difficoltà (il tutto più o meno nell’arco di 7 giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di assistenza). Come lo aiuta? Attraverso prestiti.

Le decisioni del Consiglio vengono prese a maggioranza semplice o qualificata e godono di immunità giudiziaria. I diritti di voto sono proporzionali rispetto alla quota versata da ogni Stato.

Chi gestisce il fondo salva-Stati?

Il Meccanismo di Stabilità Europea viene gestito da un Consiglio dei Governatori costituito dai ministri delle finanze dell’Eurozona oltre che da un Consiglio di Amministrazione (nominato proprio dai Governatori).

Fanno parte del MES anche un Direttore Generale (che ha diritti di voto), il commissario europeo agli Affari economico-monetari e il Presidente della BCE, questi ultimi due come osservatori.

Cosa prevede la riforma del MES?

Nel 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo ed è proprio questa eventualità che ha spianato la strada a un profondo dibattito in Italia. La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità ha richiesto ovviamente l’approvazione dei governi oltre che la ratifica parlamentare di ciascuno Stato.

Le nuove condizioni per accedere al fondo salva-Stati previste dalla riforma sono state sin da subito giudicate aspre, tanto da rendere molto più difficile l’accesso al programma di aiuti.

Sul tavolo delle discussioni le condizioni per poter attivare la PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line), un sistema di aiuto finanziario in caso di turbolenze all’interno del mercato del debito di un Paese appartenente all’Eurozona.

Le condizioni più caratteristiche della proposta di riforma del MES sono state le seguenti le seguenti:

  • non essere in procedura d’infrazione;
  • vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
  • avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.

Con il via libera dell’Eurogruppo del 30 novembre, è stato quindi approvato l’impianto MES riformato, che comprende anche queste novità:

semplificare l’accesso alla linea di credito precauzionale; favorire una maggiore collaborazione tra istituzioni UE e MES; introdurre le clausole di azione collettiva con voto unico dei creditori, per facilitare la ristrutturazione del debito.

Backstop bancario dal 2022

Uno degli aspetti più importanti secondo gli Stati dell’Eurogruppo è stata la riforma del backstop per il settore bancario.

Nello specifico, si tratta di una garanzia, una sorta di rete di sicurezza finanziaria, per il Fondo di risoluzione bancaria (fondo con erogazione di risorse dalle banche, non dai contribuenti) sotto forma di una linea di credito del MES.

Lo scopo è assicurare, in ultima istanza, sostegno alle banche sull’orlo del fallimento in caso il Fondo non abbia più risorse. In questo caso estremo interverrebbe la linea di credito del Meccanismo Europeo di Stabilità.

Tale backstop, in base a quanto stabilito nel’Eurogruppo del 30 novembre, entrerà in vigore già dal 2022 e non più dal 2024.

Le critiche

Per comprendere al meglio cos’è il MES e come funziona non si può prescindere da una disamina delle riserve espresse sul fondo salva-Stati. Uno dei punti più dibattuti ha sempre riguardato il rinnovato potere della Banca Centrale Europea e, di conseguenza, le limitazioni imposte al settore bancario e ai governi nazionali.

Non sono mancate inoltre critiche dalla Grecia: Varoufakis, ex ministro greco delle finanze, nel libro «Il Minotauro Globale» si è scagliato contro i meccanismi che fanno parte del Fondo.

La somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene suddivisa e composta dalle partecipazioni di ciascun membro non in difficoltà. In poche parole, parte dei soldi concessi alla Grecia sono stati corrisposti a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, in parte dall’Italia, dalla Francia e così via. Ma, dato che ogni Paese riesce a garantire un proprio status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno viene riconosciuto un interesse diverso.

Ed è qui il pericolo: se uno degli Stati più «affidabili» dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riverserebbe necessariamente sugli Stati più piccoli.

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