L’identità di genere nasce (anche) in famiglia. L’identità di genere ha basi biologiche o culturali? La scienza è divisa, ma su un punto sono tutti d’accordo: gli stereotipi che la alimentano sono un prodotto culturale.
La differenza di genere tra maschio e femmina ha una base biologica o culturale? La questione è antica e ancora oggi molto dibattuta. Come riporta il NewScientist in un suo articolo, nel 2017 fecero scalpore le dichiarazioni di un ingegnere di Google, James Damore, secondo cui nel campo tecnologico lavorano più uomini che donne per una ragione biologica.
SIAMO FATTI COSÌ. L’idea di Damore partiva da una premessa: gli uomini hanno una propensione maggiore a raggiungere i vertici del comando e per riuscirci sono diposti a svolgere anche lavori stressanti. Le donne, invece, per loro natura reggono meno lo stress, quindi si autoescludono dagli ambiti più competitivi. Per qualcuno, la questione avrebbe anche una base scientifica: il testosterone agirebbe infatti sullo sviluppo cerebrale del feto maschile fin dal concepimento.
Su questo punto però la scienza non ha una posizione unanime. Tra il cervello di un uomo e quello di una donna ci sono infatti differenze strutturali, ma un ampio studio – condotto su 1.400 cervelli umani – conclude che ciò non basta a dimostrare l’esistenza di un cervello maschile e di uno femminile.
NATURA VS CULTURA. La cultura gioca un ruolo importante nel plasmare il nostro cervello e il nostro comportamento. Per dimostrare come gli eventi dell’infanzia possono condizionarci, due studiose – Shannon Davis della George Mason University (Virginia) e Barbara Risman dell’Università dell’Illinois (Chicago) – hanno analizzato i dati raccolti in California per gli studi sulla salute e lo sviluppo dell’infanzia negli ultimi 50 anni.
I risultati hanno mostrato che se i livelli di ormone prenatale, compreso il testosterone, incidono sulla percezione della propria identità di genere, le esperienze infantili – il fatto di dover indossare certi vestiti o dover giocare con le bambole, ad esempio – condizionano ancora di più.
LUOGHI COMUNI. La cultura inoltre è influenzata dagli stereotipi. Nel 2007, uno studio su 80 bambini di 3 e 4 anni ha mostrato che i padri tendono ad essere più preoccupati per i comportamenti spericolati delle figlie che per quello dei figli. Queste preoccupazioni – come conferma un altro studio su bambini di 3 anni – sono recepite e interiorizzate dai bambini.
Probabilmente è proprio questo il punto: se è difficile dire se le differenze di genere hanno una base biologica o culturale, è invece certo che gli stereotipi sono un prodotto della nostra società e in quanto tali possono essere modificati. Se vogliamo metterli in discussione, però, la prima cosa da fare è ragionare proprio sugli imprinting che abbiamo ricevuto nelle prime fasi della nostra infanzia e sull’educazione che diamo oggi ai nostri figli.
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