Assegnato il premio nobel per la pace 2019

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Nobel per la pace 2019 a Abiy Ahmed, primo ministro etiope. La motivazione: “per i suoi sforzi per raggiungere la pace e risolvere il conflitto con l’Eritrea”. Delusi i fan di Greta Thunberg. Oslo, 11 ottobre 2019 – L’attesa è finita: Abiy Ahmed, primo ministro etiope, è il Nobel per la pace 2019.

La motivazione: “per i suoi sforzi per raggiungere la pace e la cooperazione internazionale, e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto di confine con la vicina Eritrea”. L’ufficio del primo ministro premiato fa sapere che l’Etiopia “è fiera in quanto nazione” dell’assegnazione del premio e sottolinea che la decisione è “una testimonianza senza tempo degli ideali di unità, cooperazione e coesistenza reciproca che il primo ministro ha costantemente sostenuto”. La nota continua: “Da quando il primo ministro Abiy Ahmed ha assunto la leadership politica nell’aprile 2018, ha reso la pace, il perdono e la riconciliazione componenti chiave della sua amministrazione”. Quanto ad Ahmed, si è detto “onorato e felice” e ha commentato: “E’ un premio assegnato all’Africa“.

BREAKING NEWS:
The Norwegian Nobel Committee has decided to award the Nobel Peace Prize for 2019 to Ethiopian Prime Minister Abiy Ahmed Ali.#NobelPrize #NobelPeacePrize pic.twitter.com/uGRpZJHk1B

— The Nobel Prize (@NobelPrize) 11 ottobre 2019

“Il premio Nobel per la pace 2019 – ha poi precisato il Comitato in un tweet – intende anche riconoscere tutte le parti interessate che lavorano per la pace e la riconciliazione in Etiopia e nelle regioni dell’Africa orientale e nordorientale”. “In stretta collaborazione con Isaias Afwerki, il presidente dell’Eritrea, il premiato di quest’anno ha rapidamente elaborato i principi di un accordo di pace per porre fine alla lunga situazione di stallo ‘nessuna pace, nessuna guerra’ tra Etiopia ed Eritrea”. “In Etiopia – ricorda il Comitato – anche se rimane molto lavoro da fare, Abiy Ahmed ha avviato importanti riforme per dare a molti cittadini la speranza per una vita migliore e un futuro più luminoso. Come primo ministro, Abiy Ahmed ha cercato di promuovere la riconciliazione, la solidarietà e la giustizia sociale”.

Una decisione giunta un po’ a sorpresa: i favoriti della vigilia erano Greta Thunberg e Papa Francesco, anche se Ahmed era comunque tra i candidati. La 16enne che ha avuto la capacità di smuovere il mondo sulla battaglia per il clima dovrà attendere, per ottenere un premio tanto prestigioso.

LE REAZIONI – Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres esprime soddisfazione per il Nobel a Abiy Ahmed Ali: “La sua visione – twitta – ha aiutato l’Etiopia e l’Eritrea a raggiungere un riavvicinamento storico e la sua leadership ha dato un meraviglioso esempio per gli altri in Africa e oltre”. Dal canto suo Amnesty international gli lancia un appello: “Ora Abiy Ahmed Ali faccia di più sul fronte dei diritti umani. Questo premio deve spingerlo ad affrontare gli eccezionali problemi sui diritti umani che minacciano di annullare i risultati fatti finora”, si legge in una dichiarazione del segretario generale Kumi Naidoo.

Chi è Abiy Ahmed Ali

E’ primo ministro dell’Etiopia dal 2 aprile 2018. È di etnia oromo, il gruppo etnico maggioritario del Paese, ma anche il più marginalizzato; la sua nomina giunge dopo tre anni di proteste di piazza, da parte di esponenti di tale etnia.

Ahmed è considerato un politico capace: ha promosso la riappacificazione con l’Eritrea, tentando di portare a termine il conflitto armato iniziato nel 1998. Il suo governo ha rinunciato alle rivendicazioni territoriali nella zona di Badme. Ha sostenuto l’applicazione dell’accordo di pace promosso dalle Nazioni Unite nel 2000, che prevede la cessione di alcuni territori all’Eritrea. Ha concordato con il dittatore eritreo Isaias Afewerki la riapertura delle rispettive ambasciate e la ripresa dei commerci. È stata ristabilita la rotta aerea diretta tra le capitali dei due paesi e le linee telefoniche dirette tra i due stati, interrotte da circa vent’anni.

Nei suoi primi cento giorni di governo, inoltre, ha liberato migliaia di prigionieri politici; ha dichiarato la fine dello stato di emergenza; ha annunciato piani per privatizzare parzialmente le industrie chiave, comprese le telecomunicazioni e l’aviazione; ha ammesso e denunciato l’uso della tortura da parte dei servizi di sicurezza dello stato; e ha licenziato funzionari carcerari implicati in violazioni dei diritti umani seguendo un rapporto di Human Rights Watch.

Le previsioni dei bookmaker

In pole si parlava da giorni della sedicenne attivista del clima Greta Thunberg (che sarebbe stata la più giovane Nobel per la pace). Ma in corsa c’erano ben 301 candidati, tra cui – appunto – il premier etiope Abiy Ahmed, il leader indigeno brasiliano Raoni Metuktire e la premier della Nuova Zelanda Jacinda Ardern.

Gli ultimi 10 premi Nobel per la pace

2009 – Barack Obama, allora presidente degli Stati Uniti “per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e cooperazione tra i popoli”
2010 – Liu Xiaobo, attivista, scrittore e docente cinese impegnato nella difesa dei diritti umani, “per la sua lunga e non violenta lotta per i diritti umani in Cina”
2011 – Ellen Johnson Sirleaf (politica ed economista liberiana e allora presidente della Liberia), Leymah Gbowee (pacifista liberiana), Tawakkul Karman (politica e attivista yemenita), “per la loro lotta non violenta per la sicurezza delle donne e per i diritti di partecipazione delle donne in un processo di pace”
2012 – Unione europea, “per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa”
2013 – Opac, “per i suoi ampi sforzi per eliminare le armi chimiche”
2014 – Malala Yousafzai, attivista pakistana, la più giovane vincitrice del premio, Kailash Satyarthi, attivista indiano, “per la loro lotta contro la soppraffazione dei bambini e dei giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione”
2015 – Quartetto per il dialogo nazionale tunisino, “per il suo contributo decisivo alla costruzione di una democrazia pluralistica in Tunisia, sulla scia della Rivoluzione del Gelsomino del 2011”
2016 – Juan Manuel Santos, allora presidente della Colombia,     “per i suoi sforzi risoluti per portare al termine una lunga guerra civile del paese che dura da più di 50 anni”
2017 – International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, “per il suo lavoro per portare l’attenzione alle conseguenze umanitarie catastrofiche di qualunque uso delle armi nucleari e per i suoi straordinari sforzi per ottenere un trattato che metta al bando queste armi”
2018 – Denis Mukwege, medico e attivista congolese, Nadia Murad, attivista per i diritti umani irachena yazida, “per i loro sforzi per mettere fine alle violenze sessuali nei conflitti armati e nelle guerre”

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