La ricerca. Gli autori del lavoro hanno arruolato 62 giovani adulti di età compresa tra i 22 e i 28 anni che nel 2005, al momento dell’avvio dell’indagine, erano tra 13 e i 18 anni. Dei 62, 35 erano stati forti consumatori di alcool da teenager, e 27, i controlli, bevitori leggeri. Tutti, forti bevitori e controlli, sono stati seguiti e sottoposti a questionari per un decennio, a intervalli di 5 anni: nel 2005, nel 2010 e nel 2015. I forti bevitori e i controlli potevano vantare una storia accademica simile, e, sebbene i primi avessero consumato 6-9 unità circa di alcool a settimana regolarmente per dieci anni (una unità alcolica corrisponde a 12 grammi di etanolo, ovvero un bicchiere piccolo di vino, una lattina di birra da 330 millilitri, una dose da bar, 40 millilitri circa, di superalcolico) a nessuno di loro era stato diagnosticato un disturbo legato all’abuso d’alocol: la prevalenza di problemi di salute mentale infatti non differiva tra coloro che per anni avevano bevuto in modo pesante e coloro che invece avevano fatto dell’alcool un consumo leggero.
La risonanza magnetica. Nel 2015 i ricercatori hanno sottoposto a risonanza magnetica cerebrale tutti i partecipanti allo studio per rilevare eventuali differenze strutturali tra i forti bevitori e i controlli. E in questo caso in effetti le differenze si sono viste. Nei forti consumatori le immagini indicavano una riduzione statisticamente significativa del volume della materia grigia encefalica. In particolare la zona coinvolta (la corteccia cingolata anteriore) è quella coinvolta nel controllo degli impulsi. Secondo gli autori, variazioni volumetriche a carico di questa regione potrebbero avere un ruolo nello sviluppo di una dipendenza da alocol più avanti nella vita. Inoltre altri cambiamenti si assocerebbero invece a una ridotta sensibilità agli effetti negativi soggettivi dell’alcool.
Un cervello in evoluzione. “In adolescenza la maturazione del cervello è ancora in corso, in particolare le aree frontali e la corteccia cingolata continuano a svilupparsi fino a 20 anni. I nostri risultati indicano chiaramente che l’uso eccessivo di alcool può interferire con questo processo di maturazione”, ha spiegato Noora Heikkinen, primo autore dello studio, in una nota divulgata dalla University of Eastern Finland.
L’esperto. “Lo studio finlandese si inserisce nel filone delle ricerche che a partire dal 2000 hanno chiaramente dimostrato la tossicità dell’alcool sul sistema nervoso centrale dei più giovani. E rafforza i dati che già abbiamo”, spiega Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcool dell’Istituto superiore di sanità e presidente della Società italiana di alcologia. “L’alcool – entra nel dettaglio l’esperto – è una sostanza lipofila che cioè viene attratta dai grassi di cui il cervello degli adolescenti è ricco. Agisce asportando la membrana delle cellule nervose, i neuroni, costituita da lipidi appunto, e di conseguenza distruggendo il tessuto nervoso. Per questa ragione il volume di alcune aree dell’encefalo si riduce, e di conseguenza viene meno parte della funzione cognitiva: gli adolescenti che fanno abuso di alcol perdono il 10-20 per cento della memoria e della capacità di orientamento nello spazio, per esempio”.
“Tra i 12 e i 25 anni avviene la maturazione della corteccia cerebrale – riprende Scafato – ovvero dell’area del cervello che fa di noi dei sapiens, degli esseri razionali: prima dei 12 anni la nostra modalità di ragionamento è emotiva, il corretto sviluppo della corteccia ci consente di passare alla modalità adulta. L’abuso di alocol in questa fase di rimodellamento interferisce con il normale processo di maturazione cristallizzando l’encefalo a una modalità adolescenziale”.
Una legge disattesa. Ogni anno in Italia si verificano 17 mila decessi ascrivibili all’alcool, circa 12mila tra i maschi e 5mila tra le femmine. Ebbene, la classe di gran lunga più rappresentata è quella tra i 15 e i 29 anni: numeri che fanno degli incidenti stradali alcool-correlati la prima causa di decesso tra i giovani. Nella categoria 11-17 sono considerati consumatori a rischio 775 mila teenager, ovvero un ragazzo su 5, o il 21 per cento, e una ragazza su 6, o il 17 per cento. Infine, il 17 per cento di tutte le intossicazioni alcoliche che approdano ai pronto soccorsi della Penisola è registrata tra i ragazzi e le ragazze minori di 14 anni (dati, Iss). Numeri che sconcertano, e fanno anche rabbia, soprattutto perché siamo in presenza di una legge che vieta in Italia la vendita e la somministrazione di alcolici al di sotto dei 18 anni di età (
DL 158/2012).
Il rispetto della legalità . “La legge sul divieto di vendita degli alcolici ai minorenni è una delle tante norme disapplicate nel nostro paese – riprende l’esperto –. Disapplicata da chi ha legittimo diritto al profitto, ma un diritto che dovrebbe, deve, essere controbilanciato dalla protezione dei minori”. Aumentare i controlli potrebbe essere risolutivo? “In Italia le leggi si rispettano con i controlli, è vero. Ma è difficile che una norma possa proteggere i minori 24 ore su 24. È necessario quindi puntare sulle sanzioni, certo, ma anche sulla formazione al rispetto della legalità, anche degli stessi ragazzi. Dobbiamo infine ricordare – conclude Scafato – che l’alcool è una droga-ponte, traghetta verso altre sostanze da abuso”.
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