Aggressività: Le parole della Psicologia

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In psicologia indica uno stato di tensione emotiva generalmente espresso in comportamenti lesivi e di attacco.

Nel corso degli anni l’aggressività è stata considerata: come istinto, come reazione emotiva ad un evento frustrante o come una caratteristica mentale appresa.

Molti autori hanno sottolineato la natura istintuale dell’aggressività basti pensare a Freud il quale ha suggerito due accezioni diverse di aggressività.

  1. Una strategia comportamentale necessaria ad allentare lo stato di tensione generato dal mancato soddisfacimento di un bisogno (1900; 1905)
  2. Una pulsione di morte, che produce un’energia distruttiva, che deve essere veicolata verso l’esterno e trovare una manifestazione, per non portare all’autodistruzione (1920).

Un altro psicoanalista che si è interessato all’aggressività differenziando la sua posizione da quella freudiana è Fromm. Nel libro Anatomia della distruttività umana Fromm (1973) sostiene che esiste un’alternativa alla teoria istintivistica e a quella comportamentistica.

Fromm distingue nell’uomo due tipi completamente diversi di aggressività.

Il primo, che l’uomo ha in comune con gli animali, è l’impulso programmato filogeneticamente di attaccare o di fuggire quando sono minacciati i suoi interessi vitali; questa “aggressività difensiva” o “benigna” è al servizio della sopravvivenza della specie, è biologicamente adattiva, e si disattiva quando viene a mancare l’aggressione.

L’altro tipo, che chiama “aggressività maligna”, e cioè la crudeltà e la distruttività, è specifica della specie umana e praticamente assente nella maggior parte dei mammiferi; non è programmata filogeneticamente e non è biologicamente adattiva; non ha alcuno scopo e, se soddisfatta, procura piacere; è interpretata da Fromm come patologia caratteriale, dissentendo dunque dalla teoria freudiana dell’aggressività.

La prospettiva etologica

Secondo l’etologo Lorenz, l’organismo accumula continuamente energia aggressiva che verrà liberata in funzione di quanta ne è stata accumulata e dello stimolo che la elicita (la vista o l’odore di un predatore).

Il comportamento aggressivo sarebbe quindi un istinto funzionale alla sopravvivenza della specie favorendo il membro più forte e maggiormente adattato all’ambiente. Lorenz sostiene che non si può eliminare l’aggressività, ma che si può incanalarla verso forme di scarica non pericolose come attività sportive, artistiche, ecc.

L’aggressività mediata da fattori interni.

All’interno di questa prospettiva vengono analizzati i fattori interni che mediano l’aggressività cioè la frustrazione, l’eccitazione o i vissuti emotivi connotati negativamente.

Secondo la teoria della frustrazione-aggressività (Dollard et al.1939)

“Un comportamento aggressivo presuppone sempre uno stato di frustrazione e, inversamente, l’esistenza di una frustrazione conduce sempre a qualche forma di aggressività.”

Secondo Dollard l’intensità dell’istigazione all’aggressività varia in proporzione diretta alla quantità della frustrazione, in funzione dell’intensità dell’istigazione alla risposta frustrata, del grado di interferenza con la risposta frustrata e del numero delle risposte frustrate.

Le cause dei comportamenti aggressivi: Modello Cognitivo-Comportamentale

I teorici dell’apprendimento ritengono che queste azioni disadattive siano frutto, in larga misura, di apprendimento: il rinforzo, la punizione e l’imitazione sono considerati gli elementi chiave della loro acquisizione e del loro mantenimento.

RINFORZO: Quanto più i comportamenti aggressivi vengono rinforzati consentendo alla persona di ottenere con essi ciò che desiderano (offendere l’altro per farlo zittire, spingere l’altro per prendere il suo posto, svalutare l’altro per indurlo a fare ciò che vogliamo, ecc.) tanto più aumenta la probabilità che tali manifestazioni vengano utilizzate in futuro.

IMITAZIONE: Quanto più in un ambiente sono presenti persone significative che agiscono in modo aggressivo tanto più aumenterà la frequenza di tali comportamenti nelle persone che con essi convivono.

SITUAZIONE AVERSIVA E FRUSTRAZIONE: Viene introdotto il concetto di situazione “aversiva” come fattore responsabile delle risposte aggressive, che comprenderebbe una serie di eventi tra i quali quelli frustranti rappresentano solo una sottocategoria.

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