Industria 4.0: innovazione, ricerca e svilluppo in Emilia-Romagna

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Da Industria a Impresa 4.0, via alla fase due. in Emilia-Romagna la parola d’ordine è formazione

Gli interventi della Regione. «Protagonisti della quarta rivoluzione industriale»

DA INDUSTRIA a Impresa 4.0 Se il piano nazionale del 2017 poneva il focus degli interventi sull’industria manifatturiera, da accompagnare nel futuro anche con strumenti come super-ammortamento e iper-ammortamento, quello del 2018 allarga la platea al terziario. In Emilia Romagna, con il Patto per il lavoro, le istituzioni e il partenariato hanno condiviso l’obiettivo di fare della regione uno snodo strategico della quarta rivoluzione industriale, posizionandosi in Europa e nel mondo come regione ad alto valore aggiunto. La Regione ha costruito e dato attuazione alla linea di programmazione del Fse Impresa 4.0, presentata come buona prassi al Comitato di sorveglianza di maggio 2018. Si tratta di una filiera formativa che ha l’obiettivo di dotare le persone di quelle competenze necessarie all’industria manifatturiera e al terziario per cogliere le potenzialità della digitalizzazione, articolata in cinque tipologie di intervento. Il primo (10 milioni di euro, 100 progetti, 11mila partecipanti), rivolto a chi nelle imprese ha la responsabilità di gestire l’innovazione, ha previsto azioni di informazione e sensibilizzazione per creare un contesto pronto e favorevole al cambiamento. Il secondo intervento è finalizzato alla formazione di tecnici capaci di rispondere alla domanda di competenze e professionalità per attivare e implementare processi di sviluppo e innovazione digitale (il bando è aperto e al 16 luglio 2018 sono stati approvati 48 percorsi che coinvolgono 615 destinatari con un investimento di 3,2 milioni di euro)

IL TERZO intervento, approvato a giugno 2018, permette ai neo laureati di acquisire conoscenze e competenze necessarie a completare e integrare curricula universitari ‘settoriali’ per saper trasformare grandi quantità di dati in informazioni utili a forte valenza strategica (900mila euro per 744 destinatari). Il quarto intervento riguarda le alte competenze e il finanziamento di borse di dottorato triennali e assegni di ricerca nell’ambito di due linee di intervento: ‘Risorse umane per un’economia digitale’ e ‘Risorse umane per la specializzazione intelligente’ (nel 2016 sono stati approvati 140 assegni annuali di ricerca, 42 borse triennali di dottorato, nel giugno 2018 ulteriori 58 borse di dottorato triennali, 10 milioni di euro l’investimento complessivo fino ad ora). Il quinto intervento è riconducibile alla Rete Politecnica, finalizzata a rendere disponibili competenze tecniche e tecnologiche che permettano di attivare e sostenere processi di innovazione e di creazione di valore aggiunto di prodotto, processo o servizio. In questo ambito tra percorsi Its, Ifts e Formazione superiore da inizio legislatura sono stati finanziati 335 percorsi post-diploma e investito più di 42milioni per formare 7.000 tecnici specializzati. Fondazione Its Maker, nata nel 2013 dall’unione delle tre Fondazioni Its specializzate in meccanica, meccatronica, motoristica e packaging presenti a Bologna, Modena e Reggio Emilia, ha partecipato alla sperimentazione del ministero dell’Istruzione sul tema dell’industria 4.0, coinvolgendo gli Istituti tecnici superiori dell’area della manifattura digitale Made in Italy. Obiettivo della sperimentazione è promuovere la realizzazione di attività di ricerca applicata indirizzate alla creazione di occasioni di trasferimento tecnologico, alla circolazione e condivisione delle conoscenze e networking, all’utilizzazione efficace di competenze e attrezzature mediante la condivisione delle infrastrutture di ricerca. Nell’ambito del ‘Piano nazionale Impresa 4.0’ del ministero dello Sviluppo economico tra le azioni che saranno messe in campo nel 2018 è ricompreso l’intervento sul rafforzamento delle competenze grazie a un investimento ulteriore con cui si mira a incrementare il numero di studenti iscritti agli Its su temi 4.0.

I PROGETTI INSEDIAMENTO E SVILUPPO: SEI PROPOSTE, CI SONO ANCHE REALTÀ AMERICANE

Un’area attrattiva anche per le aziende oltre oceano

L’EMILIA Romagna è considerata un’area territoriale in cui investire. Si trovano professionalità esclusive, logistica e infrastrutture, alta formazione (dai Tecnopoli alle Università). Non è un caso che anche da oltre oceano arrivino realtà che in regione vogliono mettere le radici. Lo strumento normativo porta a procedure definite e tempi certi: la legge regionale 14/2014 ‘Promozione degli investimenti in Emilia- Romagna’. Si è chiusa la prima parte del bando regionale sull’attrattività di investimenti, il secondo dopo quello del 2016, che ha visto l’ammissione di 6 progetti di insediamento e sviluppo presentati da altrettante imprese in settori avanzati di industria (o impresa) 4.0. Si tratta della multinazionale americana Ibm Italia e della californiana Eon Reality, di Aetna Group, con sede a Verrucchio (Rn), della faentina Bucci Automations, di Sacmi Cooperativa Meccanici Imola e della modenese Energy Way. Si tratta di piani che prevedono investimenti di oltre 40 milioni, con la creazione di posti di lavoro. Il bando prevede la fase 2, quella di ulteriore verifica, per poi chiudersi con la sigla di accordi. «Con gli interventi della legge 14 – l’analisi dell’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi (nella foto) – vogliamo favorire investimenti in ricerca e innovazione che vadano a rafforzare, oltre alle imprese beneficiarie, il tessuto di piccole e medie imprese di subfornitura, stimolando la nascita e la crescita di startup innovative. Un lavoro in sinergia tra pubblico e privato per rafforzare gli investimenti in alta tecnologia».

«Abbiamo una rete che funziona Il cambiamento è partito da qui»

Patrizio Bianchi, assessore regionale a Ricerca e Lavoro

«MOLTE delle tecnologie che oggi sono alla base del 4.0 sono state sviluppate in Emilia Romagna, dalle nostre imprese. In tutto il mondo le stanno utilizzando». Patrizio Bianchi, assessore regionale a Formazione professionale, Università, Ricerca e Lavoro, profondo conoscitore della nuova rivoluzione industriale (sul tema ha anche scritto un libro), fa una premessa. Che serve ad arrivare alla conclusione. «Non siamo all’inseguimento, anzi: qui abbiamo sviluppato i concetti base del 4.0».

Quali sono, assessore, questi concetti?

«Non si tratta soltanto di robot e digitalizzazione. L’idea di base è produrre prodotti personalizzati in grandi dimensioni. È proprio la personalizzazione che qualifica questa rivoluzione industriale, laddove in precedenza c’erano produzioni di massa di beni omogenei. Questo concetto si estende a tutta l’industria. Prendiamo a esempio la farmaceutica che è passata sempre più dalla medicina alla terapia personalizzata. È frutto della ricerca».

Come si è mossa la Regione finora?

«Esistono tre livelli d’intervento. Progetti per sviluppare l’idea che questo grande apparato scientifico debba essere applicato a specifici prodotti. Poi abbiamo sviluppato la formazione a tutti i livelli e per l’intera filiera professionalizzante. Infine abbiamo sviluppato il fronte della ricerca. Prendiamo i Big Data: non sono un’ossessione, ma l’intento è trasformare la nuova materia prima – il dato – in attività che sorreggono l’industria».

A che punto è il grande percorso di Industria e Impresa 4.0?

«Siamo molto avanti. In tutta Europa, e anche oltre, sanno che il nostro sistema funziona. Industria 4.0 ha il perno nelle imprese che fanno macchine, qui c’è il cuore del sistema meccanico italiano. Non è un distretto fatto solo da imprese, ma anche una completa rete formativa che alle aziende è direttamente legata».

Più macchine non vuol dire per forza meno persone?

«Assolutamente no. È un discorso di competenze, e non soltanto quelle dei giovani. Si tratta anche di ridefinire le competenze di chi lavora già nelle nostre imprese. Ecco, il rischio è immaginare che il cambiamento riguardi solo i nuovi. Non è così».

La persona resta al centro?

«Certo che sì. Ciò che è determinante è il valore aggiunto del prodotto, occorre muoversi verso un alto valore aggiunto. Che è dato dalle persone».

Intanto i progetti per insediamento e sviluppo, seguiti dall’assessore Palma Costi, hanno dato ottimi risultati, con interesse anche di importanti realtà americane.

«Posso dire che siamo avanti, ma l’attenzione che registriamo in giro per il mondo è notevole. Qui ci sono strutture educative e di ricerca all’avanguardia. Imprese come Ibm e Eon chiedono questo. In Emilia Romagna esiste una forte connessione tra i sistemi educativo, di ricerca e produttivo. La regione è attrattiva. Ed è importante il Patto per il lavoro, che è un accordo sulla programmazione: è fondamentale per chi fa investimenti perché stabilizza le aspettative».

L’INVESTIMENTO

Dottorati di ricerca e corsi: 5,5 milioni per i Big Data

BORSE TRIENNALI di dottorato per un’economia digitale, per l’innovazione e la specializzazione del nostro sistema economico-produttivo e il patrimonio culturale. E poi formazione sui Big Data aperta a tutti i neolaureati degli atenei dell’Emilia Romagna, provenienti da tutti gli indirizzi. Punta a questi progetti la Regione. Sono 58 le borse triennali di dottorato finanziate dalla Regione, in attuazione del Piano triennale alte competenze per la ricerca, il trasferimento tecnologico e l’imprenditorialità, con oltre 5 milioni di euro del Fondo sociale europeo. I dottorati approvati riguardano tre specifici ambiti individuati dalla Regione come strategici: risorse umane per un’economia digitale – Big Data (17 borse triennali, per le quali la Regione ha investito oltre 1,4 milioni di euro); risorse umane per la specializzazione intelligente (38 borse triennali, circa 3,3 milioni); risorse umane per il patrimonio culturale (3 borse triennali, circa 260mila euro). Oltre ai 17 dottorati triennali finanziati in ambito Big Data, c’è anche la formazione sui Big Data aperta a tutti i neolaureati degli atenei dell’Emilia Romagna. Il progetto è stato finanziato dalla Regione con 900 mila euro.

DALLA CALIFORNIA È UNA DELLE AZIENDE CHE HA PARTECIPATO AL BANDO: PREVISTE 160 ASSUNZIONI

Eon Reality mette radici a Casalecchio: nasce un centro digitale interattivo

TRA I PROGETTI presentati per mettere radici profonde in Emilia Romagna c’è quello di Eon Reality, azienda californiana che sviluppa software e piattaforme digitali, che ha scelto di insediarsi nel bolognese, al Worklife Innovation hub di Casalecchio di Reno, per far nascere un Centro digitale interattivo, snodo italiano per lo sviluppo di contenuti e applicazioni legati alla realtà virtuale aumentata. Tutto ciò grazie anche al supporto messo in campo dalla Regione, reso possibile dalla legge regionale 14 del 2014. L’azienda californiana, nel contesto del bando relativo a Industria 4.0, ha previsto di realizzare entro il 2020 un centro digitale interattivo con un investimento nel bolognese di 24 milioni e 350 mila euro, che comprende un contributo della Regione Emilia-Romagna di 6,3 milioni di euro (di cui 4,3 milioni già erogati) e prevede 160 nuove assunzioni di cui 128 persone con laurea o titoli superiori.

EON REALITY è leader mondiale della realtà aumentata e virtuale. Fondata nel 1999 nella città di Irvine in California, sviluppa piattaforme digitali per le imprese, nei settori dell’istruzione e della formazione e ha collaborato con 400 istituzioni accademiche e 55 istituzioni governative. «Siamo di fronte a un’importante e prestigiosa confermadi quanto sia attrattiva l’Emilia-Romagna anche in un settore avanzato come l’Industria 4.0, strategico per la nostra economia», l’analisi del governatore Stefano Bonaccini.

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