Aurora Station, il primo hotel nello spazio. “Nel 2022 il lancio inaugurale”..Una startup americana sta definendo i dettagli di un modulo spaziale destinato alle persone comuni. Nella navicella, grande come un jet privato, ci sarà spazio per due coppie di turisti. Il costo della vacanza? Circa dieci milioni di dollari per dodici giorni di viaggio. E questo perché l’addestramento è stato ridotto ad appena tre mesi.
DORMIRE tra le stelle e avere la sensazione (sul serio) di toccare il cielo con le dita. Guardando la terra da lontano, da molto lontano. Un privilegio che, in un futuro non così distante, potrebbe non essere più ad appannaggio esclusivo di astronauti e multimilionari. Nella corsa al turismo spaziale, con le dovute proporzioni, sembra allargarsi la platea dei potenziali clienti. Si presenta così Aurora Space Station, il nuovo progetto di hotel nello spazio, annunciato lo scorso anno. Una vera e propria struttura alberghiera orbitante che, nei piani dei suoi ideatori, dovrebbe vedere la luce entro la fine del 2022. Tra meno di quattro anni. A progettarla una startup americana – Orion Span – con sede a Houston, in Texas.
Da fuori, guardando le immagini del prototipo diffuse dalla società costruttrice, sembra un normale modulo spaziale. Dentro, però, nasconde un design ben diverso dalle classiche navicelle: due suite matrimoniali extra-lusso e oblò panoramici (in numero maggior rispetto agli altri veicoli concorrenti) che trasformeranno la permanenza in orbita in un soggiorno turistico. Lunga dieci metri e larga quattro (più o meno come un jet privato), Aurora Station è stata pensata per ospitare fino a sei passeggeri: quattro clienti e due persone d’equipaggio. Verrà lanciata a 200 miglia (circa 350 chilometri) dalla superficie della Terra e i suoi tour dureranno 12 giorni. Nel corso dei quali si potranno osservare 16 albe e altrettanti tramonti al giorno (il modulo completerà un’orbita terrestre ogni 90 minuti). Ma anche sperimentare concretamente la vita in assenza di gravità. Tra le attività incluse nel pacchetto venduto: la possibilità di coltivare piante, di giocare a ping-pong, di fare sport.
Il motivo del consistente sconto applicato risiede nelle modalità e nei tempi di preparazione degli astro-turisti in vista della partenza. L’aspetto che, assieme al lancio della navicella, fa lievitare di più le spese. Oggi, infatti, si pensa occorrano come minimo 24 mesi di addestramento prima di avere l’autorizzazione al decollo. Orion Span punta a ridurli a tre. In che modo? Adottando un sistema d’apprendimento a due fasi. Nella prima, che avviene da remoto, i futuri astronauti potranno simulare la vita in ambienti pressurizzati e imparare le nozioni basilari del volo spaziale, della meccanica orbitale, della strumentazione comodamente a casa loro. Lo faranno attraverso una piattaforma di e-learning (il rilascio è previsto nel corso del 2019). Anche perché i clienti a cui si rivolge Orion Span sono soprattutto appassionati di studi astronomici, che in parte già conoscono di cosa si parla. Nella seconda fase (quella, appunto, trimestrale) – svolta nella base di Houston – si entrerà nel vivo dell’addestramento pratico. Conseguendo la Orion Span Astronaut Certification – OSAC – una certificazione riconosciuta anche da altri enti spaziali.
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