Un giorno scaricheremo i ricordi del cervello in cloud?

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Cervello: una start-up vuole fargli il backup (letale). Vetrificare il cervello per preservarne le connessioni e poterle, un giorno, mettere in cloud. È la promessa di un’azienda statunitense che ha però un prezzo: la morte.

Fermare il tempo nel cervello, imbalsamandolo mentre è ancora vivo, per preservarne le connessioni e poterlo, un giorno, mettere in cloud: è questo, in estrema sintesi, l’obiettivo di Nectome, una start-up fondata nel 2016 da due ricercatori del MIT specializzati in intelligenza artificiale, che sta in questi giorni facendo parlare di sé per una serie di finanziamenti ricevuti.

L’idea è che un giorno sarà possibile studiare il connettoma umano (cioè l’insieme di connessioni neurali nel cervello) a un livello così dettagliato da ricostruire i ricordi di una persona, persino dopo la morte. “Immaginate un mondo in cui si possa mappare con successo e rintracciare un ricordo specifico nel cervello“, si legge sul sito dell’azienda. O, immaginando più in grande, un futuro in cui l’organizzazione neurale dei deceduti, messa in rete, possa essere usata per risalire alle loro esperienze acquisite, e farne tesoro senza che vadano dimenticate.

Come fare? Il primo passo è preservare il cervello attraverso un processo di vetrificazione, una forma avanzata di crioconservazione che eviterebbe, secondo la start-up, la distruzione del connettoma. Il problema? Va fatto su un cervello vivo, perché l’organo si deteriora da subito dopo la morte.

Il processo di iniezione dei fluidi imbalsamatori, che vadano a sostituire il sangue nel cervello, andrebbe tentato su pazienti in fin di vita e risulterebbe fatale (il team ha già vetrificato con lo stesso procedimento un cervello di topo e di maiale).

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Investimenti. Per questo Nectome pensa che potrebbe in futuro essere usato negli stati con leggi più permissive su eutanasia e fine vita, come la California. La start-up è stata finanziata dall’US National Institute of Mental Health ed è supportata da Y Combinator, un incubatore di start-up che in passato ha supportato nomi come Dropbox o AirBnB.

Funzionerà? Tuttavia non c’è nessuna prova del fatto che sia possibile ricostruire i ricordi da un tessuto cerebrale morto – di cosa sono fatti, i ricordi? Basta conoscere la struttura di una sinapsi, per rievocarli? Inoltre, Nectome non ha fornito elementi su come tratterebbe i cervelli vetrificati, né su come avverrebbe il processo di immissione nel cloud, che in base al sito dell’azienda potrebbe essere testato in prima battuta attorno al 2024. È il problema del business dell’immortalità che secondo alcuni sembra ossessionare la Silicon Valley: si investe in crioconservazione, senza alcuna prova che possa funzionare.

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