Visti in innumerevoli film di fantascienza e da ormai diversi anni nella realtà quotidiana, gli esoscheletri possono contribuire a migliorare le capacità umane, ad esempio permettendo alle persone di aumentare le capacità di sollevamento pesi o di consumare meno energia durante la riabilitazione terapeutica. Ma la chiave di questo specifico avanzamento della tecnologia sta nella personalizzazione della parte automatica. Ogni persona presenta infatti movimenti naturali unici, cosa che rende inapplicabile un approccio esoscheletrico univoco. Ad esempio, nell’atto del camminare, una persona può ruotare la caviglia più di un’altra. Un movimenti apparentemente trascurabile che invece è un elemento di grande importanza nella definizione del comportamento di un dispositivo robotizzato esterno al corpo.
L’idea dei ricercatori dietro al progetto, rilanciato dalla American Association for the Advancement of Science, è quindi offrire un supporto personalizzato della macchina sul singolo utente. Nei volontari sani, l’esoscheletro realizzato dall’equipe del professor Juanjuan Zhang, opportunamente ottimizzato, riusciva a ridurre la spesa energetica durante il cammino in proporzioni sesnsibilmente maggiori rispetto a quando il sistema forniva un supporto standard. Per la personalizzazione dell’esoscheletro, Zhang ha creato un sistema analizzando il movimento della caviglia modifica i parametri del modello di assistenza fisica.
Nello specifico, il sistema modifica il sostegno alla caviglia in quattro aree: coppia massima (rotazione), temporizzazione della coppia di picco e tempi di salita e discesa. Il tempo di analisi per modificare il comportamento è di un’ora di camminata, nella quale gli algoritmi del sistema individuano i modelli di supporto che meglio aiutano l’utente a risparmiare energia. Con l’esoscheletro ottimizzato per il supporto della coppia su una sola caviglia, 11 volontari hanno sperimentato la suddetta riduzione media del 24% e nel caso di un volontario che ha indossato l’esoscheletro ottimizzato su entrambe le caviglie, è stata registrata una riduzione del 33%. L’esperimento appare insomma incoraggiante, e il corpo robot ha effettivamente contribuito a mantenere l’energia nel corpo. I numeri sono già importanti. Ancora di più se si pensa che il percorso degli esoscheletri, per risparmiare energia e “aumentare” il corpo umano, è appena iniziato.
Lascia un commento