Terraformare esopianeti simili alla Terra per colonizzarli

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Se gli alieni siamo noi: il Progetto Genesis. Dovremmo contaminare di microrganismi esopianeti potenzialmente abitabili per assicurare un futuro all’umanità? Un progetto di terraformazione batterica, come la Terra, che è l’unica culla della vita, per quel che ne sappiamo.

L’autore di fantascienza Larry Niven scrisse che “i dinosauri si sono estinti perché non avevano un programma spaziale”. Forse è con questo spirito che il fisico Claudius Gros (Goethe University) ha elaborato il Progetto Genesis: contaminare gli esopianeti con microorganismi terrestri, sperando che fiorisca la vita. Ma se quei pianeti fossero già pieni di vita? Per Gros è molto difficile che sia così, e non dovremmo preoccuparcene.drake-frank-at-boardL’equazione di Drake specula su di un Universo strapieno di vita. Ma se c’è vita dappertutto, “dove sono tutti?” chiedeva Enrico Fermi a Frank Drake. | Seti.org

Gros immagina che si possa spingere con un raggio laser una piccola sonda (come quelle del progetto Starshot) per centinaia di anni.

Arrivata nei pressi di un esopianeta, la sonda dovrebbe rallentare grazie alle vele magnetiche, analizzare l’esopianeta, scegliere il giusto microorganismo (o addirittura crearne uno ad hoc col suo piccolo laboratorio di bordo) e farlo scendere sulla superficie, con l’intento di creare una biosfera compatibile con la (nostra) vita.

Gli archei (Archaea) sono microrganismi elementari le cui cellule sono senza nucleo (procarioti): nel cosmo dei micorganismi, sono i più antichi. Scoperti alla fine degli anni '70, sono stati trovati in tutti gli habitat. Le relazioni di parentela (filogenesi) ed evolutiva tra procarioti (archei e batteri) ed eucarioti, i due domini in cui sono suddivisi gli organismi viventi, non sono tutt'oggi chiare: recenti studi ipotizzano che gli archei siano all'origine della nascita delle cellule eucariote, il dominio della vita che include gli organismi dotati di nucleo, ossia gli unicellulari (protisti) e i multicellulari (le piante, i funghi, gli animali e quindi noi stessi). | WikiMedia
Gli archei (Archaea) sono microrganismi elementari le cui cellule sono senza nucleo (procarioti): nel cosmo dei micorganismi, sono i più antichi. Scoperti alla fine degli anni ’70, sono stati trovati in tutti gli habitat. Le relazioni di parentela (filogenesi) ed evolutiva tra procarioti (archei e batteri) ed eucarioti, i due domini in cui sono suddivisi gli organismi viventi, non sono tutt’oggi chiare: recenti studi ipotizzano che gli archei siano all’origine della nascita delle cellule eucariote, il dominio della vita che include gli organismi dotati di nucleo, ossia gli unicellulari (protisti) e i multicellulari (le piante, i funghi, gli animali e quindi noi stessi). | WikiMedia

Terraformazione batterica. Una prima ondata di microorganismi potrebbe quindi produrre ossigeno grazie alla fotosintesi o, nel caso di pianeti con troppo ossigeno, abbassarne il tenore. Un centinaio di anni dopo, una seconda ondata di microrganismi avrebbe il compito di dare una spinta all’evoluzione. In pochi secoli si potrebbero bruciare le tappe di quel percorso che per la vita sulla Terra si è snodato per miliardi di anni.

Nell’ultimo articolo pubblicato da Gros si legge che questo futuristico progetto «offrirebbe alla vita terrestre nuovi percorsi evolutivi su esopianeti potenzialmente abitabili, ma finora sterili». Gros pensa infatti che gli esopianeti che orbitano attorno alle nane rosse, per quanto abitabili, siano “sterilizzati” dall’elevata concentrazione di ossigeno.

Il troppo ossigeno rende impossibili le reazioni chimiche che hanno fatto nascere la vita sulla Terra.

Se questo fosse una barriera per lo sviluppo di qualsiasi tipo di vita «ci troveremmo in un Universo in cui la maggior parte dei pianeti abitabili sono senza vita», afferma Gros intervenendo nella discussione sulla protezione biologica dello Spazio profondo, «e quindi pronti per ospitare forme di vita terrestri». Gros è pronto a scommetterci: «spiegherebbe perché il nostro Sole è una stella di taglia media, e non una nana, il tipo di stelle più comune». Ma se così non fosse?

Il piede sbagliato. Le implicazioni etiche e filosofiche del progetto Genesis rimangono molto profonde. Il rischio di contaminare con microorganismi terrestri la vita aliena viene preso molto seriamente da chi si occupa di esplorazione spaziale. È per questo che le sonde Cassini e Galileo sono state fatte disintegrare nell’atmosfera dei giganti gassosi, piuttosto che rischiare di lasciarle impattare su TitanoEncelado o Europa, “mondi” candidati alla ricerca della vita nel Sistema Solare.

Anche la vita aliena dovrebbe una sua evoluzione simile, o analoga, a quella terrestre. | Helen S. Cooper, Oxford University
Anche la vita aliena dovrebbe una sua evoluzione simile, o analoga, a quella terrestre. | Helen S. Cooper, Oxford University

L’invasione degli ultranoi. Questo strano scenario di possibile interferenza con una eventuale vita extraterrestre, in qualunque stadio di sviluppo si trovi, richiama alla mente le opere di fantascienza in cui sono gli alieni ad attaccare il nostro pianeta: Life (2017), La guerra dei mondi (1897) e il più ironico Evolution (2001). Solo che gli alieni saremmo noi. La prospettiva che i nostri microrganismi diventino la versione terrestre della “protomolecola” di Leviathan – il risveglio (2011) è decisamente agghiacciante.

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