Scovare esopianeti abitabili con lo studio della luce riflessa

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Un “codice” che potrebbe rivelare se un esopianeta è abitabile. Gli spettri che i nostri telescopi sulla Terra registrano, possono essere effettivamente trasformati in un codice in grado di elaborare le condizioni atmosferiche degli esopianeti.

La ricerca della vita nell’Universo continua, ma vista la vastità dello spazio, i ricercatori sono alla continua ricerca di suggerimenti che possano aiutarli a capire quali esopianeti sotto osservazione sono effettivamente adatti ad ospitare la vita, e forse oggi hanno a disposizione qualcosa che può ampliare le probabilità di riuscita.

Un nuovo studio potrà aiutare i ricercatori a “decodificare” il clima di un esopianeta in base alle misurazioni dei colori della superficie e la riflessione della luce della propria stella madre e, di conseguenza, capire se è in grado di sostenere o meno la vita.

albedoLavorando su precedenti modelli climatici e chimici, e sulle osservazioni di altre stelle ed esopianeti, i metodi che gli astronomi hanno escogitato potrebbero essere utili per capire com’è il clima di un esopianeta lontano. In parole più semplici, gli spettri che i nostri telescopi sulla Terra registrano, possono essere effettivamente trasformati in un codice in grado di elaborare le condizioni atmosferiche degli esopianeti.

Come ha spiegato il planetologo Jack Madden del Carl Sagan Institute della Cornell University: “Abbiamo esaminato come le diverse superfici planetarie nelle zone abitabili dei sistemi solari distanti potrebbero influenzare il clima sugli esopianeti. La luce riflessa sulla superficie dei pianeti gioca un ruolo significativo non solo sul clima generale, ma anche sugli spettri rilevabili di pianeti simili alla Terra“.

I calcoli sono basati sull’albedo di un pianeta o, in questo caso di un esopianeta.

Ma cos’è l’albedo? È la quantità di luce e radiazione che il corpo in questione riflette. Il team che ha lavorato al nuovo studio con un semplice paragone ne spiega il meccanismo: indossate una maglietta nera o bianca: la prima assorbe la luce e trattiene il calore, mentre la seconda riflette la luce e mantiene una temperatura più confortevole.

Gli esopianeti si comportano allo stesso modo: la loro superficie, le condizioni atmosferiche e la luce che ricevono dalla loro stella contribuiscono al loro clima e alla capacità di sostenere la vita. Allo stesso modo in cui il colore di una maglietta può dirci quanto potrebbe essere caldo indossarla, il colore di un esopianeta dovrebbe fornire indicazioni su quanto sia calda o fredda la sua superficie, anche se non possiamo effettuare una misura diretta.

Come spiega l’astronoma Lisa Kaltenegger del Carl Sagan Institute: “A seconda del tipo di stella e del colore primario dell’esopianeta – o dell’albedo riflettente – il colore del pianeta può mitigare parte dell’energia emessa dalla stella. Ciò che costituisce la superficie di un esopianeta, quante nuvole circondano il pianeta e il colore del sole può cambiare significativamente il clima di un esopianeta“.

Lo studio si basa su precedenti lavori eseguiti dagli stessi Madden e Kaltenegger, effettuati sulle misurazioni degli spettri osservabili dei pianeti nel nostro Sistema Solare. Tali spettri ne indicano le proprietà, inclusi gli elementi ci cui potrebbero essere fatti. Questa ‘guida’ a colori degli esopianeti dovrebbe tornare utile a breve: nuovi telescopi avanzati in fase di costruzione come il James Webb Space Telescope e il Giant Magellan Telescope saranno in grado di raccogliere spettri dell’atmosfera degli esopianeti molto più facilmente di quanto possiamo fare oggi, spettri che i ricercatori saranno ora capaci di interpretare.

In questo modo avremo molte più possibilità di focalizzare la nostra attenzione sugli esopianeti che hanno maggiori probabilità di ospitare la vita come la conosciamo. Mentre i modelli precedenti si basavano su ciò che sappiamo del nostro pianeta e del nostro sistema Solare, questo approccio si adatta meglio ai diversi tipi di esopianeti e alle loro stelle ospiti.

I nostri risultati mostrano che l’uso di un’albedo di superficie dipendente dalla lunghezza d’onda è fondamentale per creare modelli di esopianeti rocciosi potenzialmente abitabili“, spiegano i ricercatori nel loro articolo.

Fonte: Science Alert 

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