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Riscaldamento global warming o nuova era glaciale?

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Tra pochi decenni il sole sarà al minimo. Secondo gli esperti è in arrivo un periodo di scarsa attività solare che potrebbe influenzare lievemente le temperature del pianeta. Forse persino alleviare, anche se solo temporaneamente, gli effetti del riscaldamento globale.

DIFFICILE accorgersene a occhio nudo, ma anche il Sole ha le sue stagioni. Periodi di maggiore e minore attività che si susseguono ciclicamente, un po’ come estate e inverno sulla Terra. Ma oltre a questi minimi e massimi solari, che si avvicendano all’incirca ogni 11 anni, l’attività della nostra stella mostra anche tendenze di durata maggiore.

·MASSIMI E MINIMI
Si chiamano grand solar minimum, o grandi minimi solari: fasi in cui macchie ed eruzioni solari risultano inferiori alla media per decenni, e in cui anche le emissioni di raggi ultravioletti del Sole diminuiscono di conseguenza. Quando aspettarsi il prossimo grande minimo solare? Secondo gli esperti sta per arrivare: entro la metà del secolo in corso potremmo assistere a una cinquantina di anni di attività solare ridotta. E stando a un nuovo studio pubblicato sulla rivista The Astrophysical Journal, le temperature del pianeta tenderanno a diminuire, forse abbastanza da alleviare, anche se solo temporaneamente, gli effetti del riscaldamento globale.

·LE OSSERVAZIONI
Come ricordano gli autori della ricerca, un team di scienziati della California di San Diego, di grandi minimi solari se ne conoscono diversi. Il più noto è probabilmente il Minimo di Maunder, un periodo compreso tra il 1645 e il 1715, di cui abbiamo testimonianza grazie alle osservazioni di astronomi come il nostro Giovanni Domenico Cassini, che proprio in quegli anni mise in piedi e dirisse l’osservatorio astronomico di Parigi.

·IL RAPPORTO TRA SOLE E TEMPERATURE
Se i cicli di attività della nostra stella sono noti, meno chiaro è l’effetto che questi possono avere sulle temperature. In occasione del minimo di Maunder, il periodo corrispose ad esempio con diversi decenni di freddo particolarmente intenso (almeno in Europa), testimoniati da aneddoti come l’invasione della Danimarca da parte dell’esercito svedese nel 1658, che attraversò a piedi il Mar Baltico sfruttandone le acque ghiacciate da un inverno particolarmente rigido. Ma senza considerare indizi e testimonianze aneddotiche, non sono poi molte le prove certe di un rapporto tra attività solare e temperature terrestri.

·L’EMISSIONE DI RAGGI ULTRAVIOLETTI
Per affrontare la questione, i ricercatori americani hanno utilizzato i dati provenienti dall’International Ultraviolet Explorer, un satellite nato da una collaborazione Nasa/Esa che per 20 anni ha raccolto informazioni su sistemi solari e corpi celesti sfruttando la luce ultravioletta. Lavorando su questo sconfinato set di dati (le osservazioni totali durate il periodo di attività del satellite superano quota 10 mila) i ricercatori hanno studiato l’attività di 33 stelle simili alla nostra, per ottenere una stima credibile dei cambiamenti di emissione di raggi ultravioletti durante i periodi di grande minimo solare.

·I CAMBIAMENTI CLIMATICI
E stando ai loro calcoli, rispetto a un normale minimo solare nelle fasi di grande minimo l’intensità delle emissioni di raggi Uv dovrebbe diminuire di un ulteriore 7%. Un’informazione che di per sé non ci dice poi molto sulle temperature che possiamo aspettarci nei prossimi decenni, ma fornisce invece un tassello importante per aiutare gli specialisti a realizzare modelli climatici più accurati. “Quello che abbiamo a disposizione adesso è un benchmark, un valore di riferimento con cui possiamo ottenere simulazioni climatiche più accurate”, spiega Dan Lubin, il coordinatore della nuova ricerca. “E così potremo farci un’idea più precisa di come le variazioni di radiazioni Uv provenienti dal Sole possano influenzare i cambiamenti climatici sulla Terra”.

Stando ai risultati ottenuti finora, Lubin ritiene che se il grande minimo arriverà realmente nei prossimi decenni, potrebbe raffreddare di qualche decimo di grado le temperature a livello globale. Poca cosa – ricorda l’esperto – rispetto al riscaldamento globale prodotto dall’attività umana. Secondo lo scienziato è quindi lecito aspettarsi al più un piccolo rallentamento nel global warming, ma niente più. Per salvare il pianeta, insomma, non resta che rimboccarsi le maniche.

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