Ultima Thule, la sonda Nasa raggiunge il corpo celeste più lontano con la missione new horizon. La mezzanotte dell’ultimo giorno dell’anno, ora della costa Est degli Usa, era passata da 33 minuti quando la sonda New Horizons di Nasa sfiorava per soli 3500 chilometri un corpo celeste che è diventato, con questa impresa, il più lontano mai raggiunto dall’uomo: 6.5 miliardi di chilometri.
Alle 18 circa ora italiana durante una conferenza stampa tenutasi nei quartieri generali dell’agenzia americana è stato anche svelata la forma e le dimensiono di questo antichissimo corpo celeste, con tutta probabilità un pezzetto del sistema solare come poteva essere alla sua formazione, 4.5 miliardi di anni fa. Per arrivare a terra l’immagine ci mette varie ore dato che, per problemi di costo e di progetto complessivo, la trasmissione dei dati è lentissima rispetto ai nostri standard attuali. Quel che si è visto, con grande emozione, è che Ultima Thule, questo il suggestivo nome dato al corpo celeste, ha la forma allungata di un manubrio da fitness, anche se approssimata, con dimensioni di 32 per 16 chilometri e un colore, per il momento non spiegato, tendente al rosso.
Una forma che troviamo sempre più spesso ora che scorazziamo nel sistema solare con i mezzi spaziali di varie nazioni, non solo Nasa, e che è simile a quella della cometa C67P visitata dalla missione europea Rosetta, forma derivata forse dallo scontro e fusione di due “sassi” cosmici più piccoli.
Il nome dato a questo asteroide, che resta agli inizi della zona del Sistema solare strapiena di oggetti simili e chiamata Fascia di Kuiper Belt, non poteva essere altro che Ultima Thule, la fantastica isola, ovviamente difesa da balene e mostri vari, situata fra la Gran Bretagna e il Polo Nord in racconti che risalgono a 2000 anni fa. Forse poteva esser l’Islanda raccontata da qualche ardito viaggiatore che aveva poi riportato a casa la pelle, ma comunque sia Ultima Thule è la rappresentazione del posto più lontano e ultimo cui si possa arrivare.
Alla conferenza stampa i giornalisti, sempre avidi di scoop e novità, hanno chiesto qualche sarà la prossima preda di New Horizons, dato che a quella distanza, a una temperatura di oltre 240 gradi sotto lo zero termico e con il sole che appare come un puntolino e carica con estrema fatica un po’ di potenza tramite i pannelli solari, potrebbero esserci altri oggetti interessanti da studiare, e la sonda ha ancora 11 chili di carburante per manovrare un’ultima volta prima di andare di conserva verso l’infinito. Scienziati e tecnici, a loro volta mai contenti dei risultati ottenuti, pensano di studiare la cosa, ma l’impressione avuta è che abbiano in tasca già un nuovo obiettivo. Certo la situazione di stallo del bilancio americano, lo shutdown dovuto allo scontro fra il presidente Trump e il Congresso, non promette vita facile, ma la ricerca pura, guidata dalla sete di sapere, apparentemente inutile come in questo caso, non ha mai avuto vita facile, ma ha sempre riservato grandi scoperte e miglioramenti importanti per la nostra vita.
Lascia un commento