Premi Nobel incontrano universitari al Lindau Nobel Laureate Meetings

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“La meglio gioventù” della scienza a scuola dai premi Nobel. A Lindau, cittadina tedesca che si affaccia sul Lago di Costanza, ogni anno dal 1951 gli aspiranti Nobel incontrano quelli che il premio l’hanno già vinto. Per l’edizione 2019 dei Lindau Nobel Laureate Meetings (dal 30 giugno al 5 luglio), dedicata alla fisica, 39 Nobel affronteranno una platea di 600 giovani scienziati provenienti da 89 paesi. I 21 italiani si raccontano così.

Aspitanti Nobel incontrano quelli che il Nobel l’hanno già vinto. Succede a Lindau, cittadina tedesca che si affaccia sul Lago di Costanza. Qui da 1951 gli studiosi vincitori del premio più ambito trascorrono una settimana con chi ha deciso di seguirne le orme. Per l’edizione 2019 dei Lindau Nobel Laureate Meetings (dal 30 giugno al 5 luglio), dedicata alla fisica, sono attesi nomi come Donna Strickland e Gérard Mourou, vincitori nel 2018, Rainer Weiss, vincitore nel 2017 per la scoperta delle onde gravitazionali, Steven Chu, premiato nel 1997 e poi consulente per l’energia dell’Amministrazione Obama. Scienziati che hanno svelato i misteri delle particelle elementari e dei primi istanti di vita dell’Universo, comee Carlo Rubbia, George F. Smoot e Arthur McDonald e inventori di nuovi materiali, quali Konstantin Novoselov e Andre Geim, gli ideatori del grafene. Un totale di 39 Nobel che affronteranno una platea di 600 giovani scienziati provenienti da 89 paesi.

Lindau Nobel Laureate
Lindau Nobel Laureate

Tra loro anche una pattuglia di oltre venti italiani. Giovanissimi o poco più che trentenni, che sono approdati al Meeting perché nel loro settore si sono già fatti notare a livello internazionale. Volevamo raccontare la storia di uno o due di loro, immaginando che un ritratto potesse in qualche modo essere emblematico di un’intera generazione di ragazzi scienziati. Quando li abbiamo contattati, da Parigi a Seul, da Stoccolma alla California, è stato chiaro che tutte le loro vicende, singolarmente, avevano qualcosa di speciale e avrebbero contribuito, come le voci di un coro, a raccontare una storia collettiva che dice molto dell’Italia di oggi. Delle sue istituzioni e delle sue famiglie. Istituzioni che preparano in modo eccellente questi ragazzi, permettendo loro di competere (e vincere) in consessi internazionali.

E non solo università: molti raccontano che la scintilla della passione per la scienza è scoccata al liceo, grazie a un professore o a un bibliotecario illuminati. E istituzioni che invece non riescono a ideare meccanismi o trovare risorse che attirino verso il nostro Paese chi fa ricerca all’estero, italiano o straniero che sia. Quasi tutti gli intervistati hanno detto di non riconoscersi nell’etichetta dei “cervelli in fuga”. “Non scappiamo da niente, abbiamo deciso liberamente di andare a fare ricerca all’estero”. Tornerete? “Dipende dalle condizioni. Ma in questo momento in Italia non avremmo le stesse possibilità che abbiamo qui”.

Le famiglie, si diceva. Ci sono il carpentiere e la casalinga irpina che hanno fatto studiare un ragazzino appassionato di fisica fin dalle elementari e che ora, grazie al loro incoraggiamento e al proprio talento, si ritrova ricercatore a Berkeley. La coppia siciliana, lei casalinga lui perito elettrotecnico, che ha mandato all’università tre figli su quattro: la piccola di casa oggi è una fisica teorica che si occupa di meccanica quantistica all’interno dei buchi neri all’Università di Heidelberg, in Germania. E poi viticultori, insegnanti, musicisti, manager: genitori che hanno assecondato la passione intellettuale dei figli, senza chiedersi quanto lontano da casa li avrebbe portati e quale reddito avrebbe prodotto.

Poi ci sono loro. La meglio gioventù della scienza. Ragazze e ragazzi che nelle formule o in laboratorio cercano risposte a domande fondamentali sull’universo. Ma anche, sorprendentemente visto le cose che studiano, a quesiti più terreni. Molti di loro, se chiedi “per quale scoperta vorresti essere ricordato?” dicono: “Mi piacerebbe poter contribuire a salvare il nostro pianeta”.

Dal 30 giugno saranno loro a fare le domande. Le rivolgeranno ai premi Nobel. Poi un giorno chissà, uno di questi giovani italiani sarà invitato a Lindau per aver ricevuto il massimo riconoscimento conferito a uno scienziato. E, dunque, per aver trovato le risposte che cercava.

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