CHE FUNZIONASSE aveva fatto in tempo a vederlo anche Rita Levi Montalcini: il nerve growth factor (Ngf), la proteina scoperta nel suo laboratorio, poteva ridare la vista a chi ha un danno grave della cornea. Alla fine degli anni Novanta, il Premio Nobel per la Medicina aveva visto gli effetti della sua proteina su una piccola paziente. Da quel giorno sono passati due decenni, anni in cui la proteina è stata studiata da ricercatori italiani e stranieri e soprattutto è stata adottata da una casa farmaceutica, Dompè, che ha deciso di investire nello sviluppo di una terapia per la cheratite neurotrofica. E oggi che Rita Levi Montalcini non c’è più la sua ricerca continua comunque a produrre risultati: il collirio a base di Ngf ha ottenuto l’approvazione della Commissione Europea e sarà – a seconda del tempo di recepimento dei singoli Stati – una terapia disponibile per tutti i pazienti.
Un fattore di crescita. Cenegermin, questo il nome del principio attivo del farmaco, è una versione ricombinante dell’Ngf umano. È cioè del tutto simile alla proteina naturalmente prodotta dal corpo umano, ma è realizzata in laboratorio ed è quindi resa più stabile e pura grazie a un processo produttivo biotecnologico messo a punto dalla casa farmaceutica italiana. Cenegermin riesce a stimolare lo sviluppo, il mantenimento e la sopravvivenza delle cellule nervose e per questo aiuta a ripristinare i normali processi di guarigione dell’occhio e riparare il danno della cornea nelle persone affette da cheratite neutrofica moderata e grave.
Condizione rara. “L’origine della cheratite neurotrofica è legata a un danno al nervo trigemino – uno dei nervi responsabili dell’integrità anatomica e funzionale dell’occhio –, che può condurre alla perdita di sensibilità corneale”, afferma Leonardo Mastropasqua, direttore del Centro Nazionale di Alta Tecnologia in Oftalmologia Università degli Studi “G. d’Annunzio” Chieti-Pescara. “Nelle sue forme più gravi può portare a ulcere, necrosi asettica e perforazioni corneali, con conseguenze sulle capacità visive di chi ne soffre”. La cheratite neurotrofica è una malattia rara dell’occhio che colpisce meno di 5 persone su 10.000 e per la quale non esistevano, ad oggi, farmaci approvati. “Proprio in virtù della ridotta sensibilità corneale spesso il paziente non presenta sintomi nelle fasi iniziali della malattia”, va avanti Mastropasqua. “Considerate la gravità della patologia e la mancanza di valide alternative, poter disporre di un’opzione terapeutica in grado di intervenire sulle lesioni corneali appare di grande importanza per la comunità di oftalmologi e per i pazienti stessi”.
Un farmaco made in Italy. Cenergermin è un medicinale completamente italiano: non solo è stato sviluppato in Italia a partire dalle ricerche di Rita Levi Montalcini, ma è stato messo a punto presso il Polo di Ricerca e Produzione Dompé dell’Aquila grazie alla tecnologia del Dna ricombinante, con l’utilizzo di batteri in cui viene introdotto un gene (Dna) che consente ai batteri stessi di produrre il fattore di crescita nervoso umano.
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