Nuove immagini da Juno: ecco il Giove mai visto

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Primo passaggio ravvicinato della sonda della Nasa e prime straordinarie riprese del Pianeta Gigante: La camera italiana Jiram ha immortalato l’aurora, ma permetterà anche di analizzare la composizione e la dinamica dell’atmosfera gioviana.
Questa volta i suoi “sensi” erano tutti all’erta, pronti a misurare, fotografare e raccogliere più dati possibile. Il primo vero incontro di Juno con Giove, dopo la brusca frenata di luglio quando i suoi strumenti scientifici erano stati tutti disattivati per la delicata manovra, ha già prodotto numerose informazioni. Tra cui anche splendide immagini, le prime da una distanza così ravvicinata (circa 4.200 chilometri) del quinto pianeta del Sistema solare.
Tra gli scatti della sonda Nasa c’è il il polo nord di Giove visto da una prospettiva e con una definizione inedite. Mostrano un’atmosfera costellata di tempeste e vortici e un’attività che, secondo gli scienziati, non somiglia a nulla che si mai visto finora tra i pianeti giganti del Sistema solare: “Da questa immagine Giove è difficilmente riconoscibile. Abbiamo indizi che ci fanno supporre che le nuvole abbiano ombra – ha commentato Scott Bolton, responsabile dell’attività scientifica di Juno – e forse indicano che le nuvole sono a una quota più alta del resto. Il più grande pianeta del Sistema solare è davvero unico, abbiamo altri 36 passaggi per capire quanto”.

Ecco l’aurora di Giove, le prime immagini scientifiche di Juno

La prima aurora
Gli scienziati sono già al lavoro per studiare la mole di dati prodotta dal primo dei 36 passaggi ravvicinati previsti per la missione primaria. Uno degli aspetti principali da approfondire per conoscere meglio il gigante gassoso sono le sue aurore e la composizione della sua atmosfera.

Lo strumento scientifico che misura tutto questo è il Jiram, finanziato dall’Agenzia Spaziale, realizzato da Leonardo-Finmeccanica e guidato scientificamente dall’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali dell’Inaf di Roma. Proprio da Jiram è arrivata la prima cartolina dell’aurora gioviana, che riprende il polo sud del pianeta: “È un’immagine di grandissimo interesse – spiega Barbara Negri responsabile dell’Unità osservazione dell’universo dell’Asi – serve ancora tempo per elaborare i dati ma per i primi passaggi è stata data priorità proprio alle camere, sia quella ottica che quella infrarossi di Jiram, che ci aiuterà ad analizzare la composizione dell’atmosfera”.

Giove a infrarossi, il video dello strumento italiano Jiram


“Jiram – spiega Alberto Adriani ricercatore dell’Inaf e principal investigator dello strumento – guarda sotto la pelle di Giove dandoci immagini ravvicinate del pianeta nell’infrarosso. Queste prime immagini dei poli nord e sud di Giove ci stanno rivelando aree calde e fredde del pianeta che non sono mai state osservate prima. Siamo stati affascinati nel vedere per la prima volta l’aurora di Giove. Nessun altro strumento, sia da Terra che dallo spazio, è mai stato in grado prima d’ora di osservare quella australe come la vediamo in questa immagine. È molto luminosa e strutturata. L’alto livello di dettaglio delle immagini ci potrà dire di più sulla sua morfologia e la sua dinamica”.

Lo strumento italiano ha anche inviato un primo video con la sua atmosfera vista nelle frequenze infrarosse, anche se non si tratta di un dato scientifico: “È un video realizzato per calibrare lo strumento e ci ha dimostrato che dopo cinque anni nello spazio funziona benissimo ed è in grado di inviare dati scientifici – continua Barbara Negri – se il buongiorno si vede dal mattino sicuramente ci attendiamo grandi risultati”.

Lo strumento all’infrarosso è fondamentale per il successo di tutta la missione Juno e, assieme a essa, della tecnologia e ricerca scientifica italiane: “Giove è coperto da una spessa coltre di nubi, Jiram è in grado di penetrare le nuvole e vedere cosa c’è sotto e analizzare la composizione dell’atmosfera”. Per arrivare così a comprendere meglio anche la formazione di Giove, il “colosso” che possiede il 90 per cento della massa di tutti i pianeti e, girando all’indietro le lancette dell’orologio, svelare i segreti della nascita del Sistema solare.

“Bucare” le nubi grazie alla gravità
Allo stesso scopo lavora Kat (Ka-band translator/transponder), l’altro strumento italiano che guarderà “dentro” Giove, una sorta di specchio di onde radio, emesse da Terra e riflesse dal dispositivo: “Il KaT rispedisce indietro il segnale in maniera molto precisa – spiega Luciano Iess, responsabile scientifico – noi misuriamo lo spostamento doppler, confrontando la frequenza trasmessa con quella ricevuta. Così misuriamo la velocità della sonda a livello di un micron al secondo. Conoscere il moto di Juno ci fa capire qual è la forza di gravità di Giove e quindi dedurre la distribuzione delle masse per capire se c’è o meno un nucleo dei elementi pesanti”.

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