Non sono bufale, ma spesso non superano la meta-analisi scientifica

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Internet cambia anche il rapporto con la scienza: molti studi vengono divulgati prima di una seria valutazione, creando spesso meraviglia, e qualche volta attesa, non giustificate.

Ogni giorno nuovi e straordinari studi scientifici arrivano a risultati sorprendenti e assicurano verità incontrovertibili: la materia oscura, la dentatura dei cugini neanderthal, l’appeal sessuale dei feromoni umani, la terapia genica dell’invecchiamento… Per ogni tema possibile, dallo Spazio alla salute alle curiosità della “digital life”, e per ogni singolo argomento, c’è di sicuro una ricerca fresca di stampa – o di pubblicazione su qualche autorevole rivista online – e un risultato inedito da sbandierare. È verosimile che, in questi ultimi anni soprattutto, si siano condotte così tante ricerche dalle conclusioni inequivocabili?

IL PALAZZO DEGLI SPECCHI. Come fossimo dentro a un intricato labirinto, per rispondere alla nostra domanda facciamo riferimento a un nuovo studio condotto proprio da un’autorevole collettore di articoli scientifici, PLOS One, che ha analizzato la copertura mediatica di articoli scientifici in tre aree bio-mediche giungendo alla conclusione che il moderno trend di “scienza onniscente” ha a che fare più col modo in cui lavorano i giornali di divulgazione che con il progresso scientifico.

La valutazione di PLOS One è asettica e impietosa: in genere, i giornalisti pare si concentrino solo sul primo studio, perdendosi i successivi approfondimenti. È una questione seria, soprattutto perché almeno la metà delle ricerche che vengono raccontate sulla carta e online, viene successivamente confutata o ridimensionata solo il 48,7% delle ricerche viene confermato da una meta-analisi ossia una tecnica clinico-statistica che combina i dati di più studi su uno stesso argomento e prova a sintetizzarli in un unico rapporto conclusivo.

Questo vecchio signore dall’aria noiosa è Galileo Galilei, classe 1564: a lui si deve la prima idea di un metodo scientifico (tra l’altro).

SCIENZA ACCESSIBILE. Nella realtà, i risultati di uno studio su un singolo tema non arrivano mai da un singolo studio. La ricerca condotta in un laboratorio giunge a un risultato, altri laboratori provano a validare il metodo e a replicarlo e infine una meta-analisi di tutti gli studi fatti su quel tema elabora una conclusione.

Questo è, in linea di massima, il metodo scientifico, quello tanto snobbato da santoni e guaritori (per restare in tema “salute”): il sapere acquisito con uno studio viene messo in discussione prima di essere accettato dalla comunità scientifica.

È l’unico metodo possibile. Le conclusioni, però, sono solitamente più sfumate e, se così fosse, anche meno attraenti rispetto alle premesse iniziali (solitamente del tipo “trovata la risposta definitiva a…”).

Nel tentativo di rendere più accessibili gli studi scientifici, molti divulgatori – e molte istituzioni di ricerca, come le università, che sempre più spesso si affidano a uffici stampa per comunicare col mondo – tendono a darne un’idea poco realistica, a volte addirittura creando tra i lettori aspettative che non saranno mai corrisposte. A questo proposito l’analisi di PLOS One evidenzia infatti che la quasi totalità degli studi scientifici riportati da giornali e siti specializzati propongono risultati positivi e affermativi, e questo malgrado il fatto che molti di quelli che giungono a conclusioni negative o addirittura nulle siano ugualmente validi e meritevoli di copertura mediatica.

NON SPARATE SUL CANTASTORIE. Ancora, nel tentativo di catturare anche i lettori meno esperti molti giornali e siti di informazione scientifica privilegiano studi su argomenti di moda e gettonati, per esempio quelli legati all’alimentazione e agli stili di vita. Eppure, proprio queste ricerche sono più frequentemente confutate rispetto a quelle in aree più specifiche, come la genetica o la biologia del cervello.

La colpa, va detto, non è soltanto dei giornali. Lo studio di PLOS One rileva infatti che anche le fonti di informazione più autorevoli, quelle che alimentano giornali e siti di informazione, tendono a dare più spazio a singoli studi con contenuti sorprendenti rispetto alle meta-analisi. Spesso sono infatti proprio le pubblicazioni accademiche a promuovere le scoperte iniziali con un grande battage mediatico, anche perché università e istituti di ricerca “vivono” sulla reputazione scientifica. Giusto per fare un esempio, dal 1974 a oggi sulla rivista online PubMed sono aumentati di quasi il 20 per cento i termini positivi usati nel titolo e nell’abstract delle ricerche pubblicate.

ANCHE QUESTO È SBAGLIATO? Come un cane che si morde la coda, lo studio scientifico di PLOS One potrebbe a sua volta essere sbagliato: dopotutto, è solamente un primo studio e potrebbe essere presto confutato (falsificato, è la parola giusta del metodo scientifico) o ridimensionato, quando altri ricercatori vorranno valutare il metodo usato e replicare la ricerca.

A nostro parere… potrebbe persino essere giusto! E in ogni caso ci ricorda che i tempi e le regole della scienza non sono quelle “di tutti i giorni” di ognuno di noi.

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