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Nemesis la stella gemella al nostro Sole si trova in una nube molecolare

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Spazio, “Il Sole ha un gemello diverso: Nemesis esiste davvero”. Lo sostengono due studiosi in base a un’indagine radio fatta su una nube molecolare composta da stelle di formazione recente: tutte quelle di massa piccola, quindi simili al Sole, sono nate con un compagno.Gemelli diversi, lui e il Sole. Diversi perché non hanno uguali caratteristiche. Ma sono nati insieme, nello stesso nucleo denso a forma d’uovo, circa quattro miliardi di anni fa. Nemesis, il favoleggiato fratello della nostra stella madre, accende da sempre la fantasia di scienziati e scrittori. Tanto da essere diventato il titolo di un libro di Isaac Asimov, celebre romanziere e biochimico. Non è stato mai trovato, eppure adesso un nuovo studio pubblicato sulla rivista scientifica della Royal Astronomical Society suggerisce che non è una mera congettura. Esiste davvero. “Altri l’hanno sospettato, ma la nostra ricerca fornisce le prove più concrete della sua esistenza che abbiamo fino a oggi”, dice a Repubblica Steve Stahler, astronomo dell’Università di Berkley, e autore della scoperta con la collega di Harvard, Sarah Sadavoy.L’assunto si basa sull’indagine radio di una nube molecolare presente in uno dei bracci a spirale della nostra galassia. Un’analisi condotta recentemente attraverso il Very Large Array, raggruppamento di radiotelescopi nel Nuovo Messico, che ha consentito di fotografare la formazione stellare all’interno della nube. La regione si trova nella costellazione di Perseo, relativamente non molto lontano dalla Terra: a circa 600 anni luce di distanza. Ed è caratterizzata dall’abbondante presenza di stelle bebè, cioè con meno di quattro milioni di anni. I due studiosi hanno elaborato vari modelli matematici per dare senso alla distribuzione degli astri osservati. Arrivando alla conclusione che la spiegazione possibile a quanto visto è una sola: tutte le stelle di massa piccola, quindi simili al nostro Sole, sono nate con un compagno dal quale si sono separate nel 60 percento dei casi.

“Sapevamo già che, tra le stelle di massa grande, un’alta percentuale è nata in sistemi binari, se non tripli”, commenta Giuseppe Bono, professore di astrofisica stellare dell’Università Tor Vergata e membro dell’Inaf (Istituto nazionale di astrofisica). “Questa ricerca estende la stessa conoscenza alle stelle come il Sole”. Da qui la quasi certezza dell’esistenza di quello che è considerato il suo gemello cattivo. Certo, sono necessari ulteriori studi su altre nubi per verificare il modello. Ma la leggenda diventa ora realtà, almeno in teoria. Una storia che entusiasma e fa discutere gli utenti dei forum di scienza online. Del resto, non potrebbe essere altrimenti: si specula che Nemesis, battezzato come la personificazione della giustizia distributiva nella mitologia greca e latina, abbia deviato sulla Terra l’asteroide responsabile dell’estinzione dei dinosauri. Quest’ultima rimane solo un’illazione, così come resta sconosciuta qualsiasi proprietà dell’alter ego, inclusa la massa. Ma lui c’è e, secondo Stahler, “è andato alla deriva migliaia di anni luce lontano da noi, non c’è alcuna realistica possibilità di trovarlo”.

Una conclusione che non trova d’accordo Bono. “Ci sono due opzioni – spiega – che possono aiutare a capire da dove provengono le stelle dei dintorni solari”. Una è relativa alla loro composizione chimica: anche quando le stelle si allontano dal luogo in cui hanno origine, conservano alcune caratteristiche della nube molecolare da cui sono nate. La seconda riguarda l’orbita, ogni stella ne ha una precisa. E il satellite Gaia, in missione per conto dell’Agenzia Spaziale Europea, consentirà presto di poter misurare le orbite di quasi un miliardo di stelle della nostra galassia. “Se riusciamo a mettere insieme l’informazione sull’orbita e aggiungiamo quella chimica, avremo gli strumenti quantitativi per stabilire se un gruppo di stelle ha avuto un origine comune”, sostiene lo scienziato. “Nel giro di pochi anni potremo arrivare a capire se Nemesis è davvero realtà”.

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