Quasi due milioni e mezzo di posti di lavoro creati e poco meno di due milioni andati in fumo. Gartner, una delle maggiori società statunitensi di consulenza e di analisi nel campo della tecnologia, si dà alle previsioni in fatto di intelligenza artificiale (Ai). Il 2020, sostiene, sarà un anno cruciale nelle dinamiche occupazionali: le Ai cominceranno a creare più posti di quanti ne distruggano. In dettaglio 2,3 milioni contro 1,8.
Le professioni saranno colpite in maniera diversa, in negativo o in positivo. Fino al 2019, ad esempio, nell’assistenza sanitaria, nel settore pubblico e nell’istruzione, le assunzioni cresceranno mentre nella produzione industriale diminuiranno su base mondiale. Milioni di posti di medio e basso livello scompariranno, “ma a partire dal 2020 l’occupazione nata grazie all’uso delle Ai sorpasserà il numero di posizioni perdute, raggiungendo un netto di due milioni di nuovi posti nel 2025”, annuncia l’azienda americana.
“Molte innovazioni in passato sono state caratterizzate da un periodo di transizione con l’emorragia del lavoro temporaneo, seguito però da un recupero”, ha dichiarato Svetlana Sicular, vicepresidente della divisione ricerca di Gartner. L’adagio insomma ha le sue radici nel parallelismo noto fra rivoluzioni industriali del passato e quella del prossimo futuro. Se siamo sopravvissuti all’industrializzazione e se l’industrializzazione a lungo termine ha portato benessere, la stessa cosa avverrà ora con l’avvento dell’intelligenza artificiale. Lo scacchista Garri Kasparov, il saggista Jerry Kaplan (che ha cambiato fronte ultimamente), l’esperto di Ai Yann LeCun, solo per citarne alcuni, la pensano allo stesso modo. Ma anche sull’altro fronte i nomi sono di peso. Basti pensare a Christopher Antoniou Pissarides, premio Nobel per l’economia nel 2010, per non parlare di Elon Musk, a capo di Tesla e Space X.
“Sfortunatamente, la maggior parte degli allarmi su questo tema confonde l’intelligenza artificiale con l’automazione”, sostengono alla Gartner. “E poi bisogna capire bene quali posti di lavoro saranno persi, quali posti di lavoro verranno creati e come si trasformerà in generale l’occupazione”.
Nel frattempo viene dato per scontato che entro il 2022, un lavoratore su cinque impegnato in compiti prevalentemente non di routine si affiderà alle Ai mentre figure come i cassieri vengono date come estinte. Ma questo non significherà, sempre secondo Gartner, che in certe aree i commessi siano destinati a scomparire. “Le catene di negozi saranno in grado di risparmiare sul lavoro eliminando i posti altamente ripetitivi, ma dovranno reinvestire in servizi per migliorare l’esperienza del cliente”, ha dichiarato Robert Hetu, ricercatore di Gartner.
Nel 2021, conclude la ricerca, l’uso dell’intelligenza artificiale genererà 2,9 trilioni di dollari e farà risparmiare 6,2 miliardi di ore di lavoro agli umani. Il rapporto però non parla degli attuali, pensatissimi, limiti che ancora hanno le Ai. Limiti che le rendono inefficaci in molti ambiti. E anche dando per scontato che la loro capacità continui ad evolversi in maniera lineare se non addirittura esponenziale, non si fa cenno del possibile costo sociale e quindi politico di questa trasformazione.
E’ il punto che invece il Parlamento Europeo, con la commissione guidata da Mady Delvaux, ha sottolineato ipotizzando il reddito di cittadinanza come contromisura per i pericoli portati da Ai e robotica. Chi perderà il posto infatti difficilmente avrà un profilo adeguato per entrare nel mercato del lavoro nato con la diffusione dell’intelligenza artificiale. Così come avvenuto con l’arrivo dei pc e del digitale, servirà una formazione per adeguarsi. In secondo luogo la trasformazione portata dalle Ai potrebbe esser di gran lunga più veloce di quella che ha caratterizzato le rivoluzioni precedenti. Ed è proprio il fattore tempo quello più pericoloso.
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