Marte ha più riserve idriche di quanto si pensava

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Scienziati russi scoprono grandi riserve d’acqua su Marte. La sonda russo-europea Exo Mars TGO ha tracciato mappe dettagliate della suddivisione dell’acqua sulla superficie di Marte e ha scoperto una serie di enormi giacimenti di acqua ghiacciata. I risultati di queste osservazioni sono stati discussi in occasione di una seduta del Consiglio per lo spazio dell’Accademia russa delle scienze.

“Abbiamo dimostrato che su Marte vi sono alcune grandi aree composte per circa un terzo di acqua ghiacciata. Due di queste si trovano in punti praticamente opposti del pianeta nell’emisfero boreale e australe. Una di queste è disposta in prossimità dell’equatore del pianeta e l’abbiamo chiamata grande territorio acquatico”, ha spiegato Igor Mitrofanov dell’Istituto di studi spaziali presso l’Accademia russa delle scienze di Mosca.

CaltechMarte, la sonda InSight installa strumenti di ricerca sulla superficie del pianeta
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Marte acquatico

Negli ultimi anni gli scienziati hanno scoperto sulla superficie di Marte diversi indizi dell’esistenza nell’antichità di fiumi, laghi e oceani contenenti tanta acqua quanta quella degli oceani sulla Terra. Parte dei planetologi ritiene che già nell’antichità Marte fosse troppo freddo perché vi fossero oceani in maniera continuativa: l’acqua di questi oceani si sarebbe trovata allo stato liquido solamente durante le eruzioni vulcaniche.

Recenti osservazioni effettuate grazie a telescopi terrestri hanno dimostrato che negli scorsi 3,7 miliardi di anni Marte ha perso tutto il suo oceano acquatico che copriva l’intera superficie del pianeta rosso ed era profondo 140 metri. I planetologi, tuttavia, ancora non sanno dove sia finita tutta quell’acqua.

Uno dei compiti principali della sonda russo-europea Exo Mars TGO è trovare risposta a questa domanda. Per questo, gli scienziati da più di un anno studiano come stia cambiando la concentrazione idrica nell’atmosfera di Marte e stanno tracciando una mappa dettagliata delle riserve idriche nel terreno marziano utilizzando due strumenti russi, il rilevatore di neutroni FREND e lo spettrometro ACS.Igor Mitrofanov e il suo collega Oleg Korablev, uno dei direttori scientifici della missione, hanno discusso dei primi risultati di queste osservazioni. Secondo loro, entrambi gli strumenti hanno già raccolto un’enorme quantità di dati che supererebbe ciò che si era riusciti ad ottenere nelle altre missioni su Marte negli scorsi 10 anni.

“Grazie a FREND sulle nostre mappe è possibile osservare alcune caratteristiche dei rilievi di Marte, come il canyon nelle Valles Marineris sul cui fondo si sarebbero accumulati dei ghiacciai scivolati lì lungo le pareti della valle. In maniera analoga siamo riusciti ad osservare le aspre vette del vulcano Olympus Mons”, ha osservato Mitrofanov.

La cosa interessante è che gli scienziati non sono riusciti a trovare un limite preciso tra la zona di ghiacci perenni e le regioni secche di Marte nell’emisfero boreale, ma sono riusciti a tracciarlo in quello australe. Tuttavia, gli scienziati ancora non sanno come si sia creata un’anomalia simile.

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I misteri del quarto pianeta

Secondo il planetologo questa particolarità delle riserve idriche di Marte potrebbe essere legata alle discrepanze geologiche che caratterizzano i due emisferi del pianeta. Le riserve idriche nell’emisfero australe si sarebbero formate nell’antichità e dall’allora non hanno praticamente subito modifiche, mentre quelle più a nord sono relativamente giovani. Inoltre, queste discrepanze e la presenza di riserve di ghiaccio in prossimità della superficie dell’equatore e all’altezza dei tropici nell’emisfero boreale ci dicono che sulla loro formazione hanno influito in maniera importante i movimenti degli assi di rotazione di Marte.Per questo, la suddivisione dei ghiacci sulla superficie di Marte non coincide con la mappa geologica del pianeta. Secondo il planetologo ciò è dovuto al fatto che le riserve di ghiaccio hanno origini diverse.

Parte di esse è salita in superficie in seguito a eruzioni vulcaniche che hanno sciolto parte delle riserve idriche “primarie” che si trovavano a gran profondità sin dai tempi antichi. Altre si sono formate nel sottosuolo in periodi relativamente recenti grazie all’interazione con l’atmosfera.

Lo scienziato ha sottolineato che queste non sono affatto le prime stime di questo tipo. I primi dati raccolti dal primo rilevatore di neutroni HEND, installato a bordo della sonda americana Mars Odyssey, hanno mostrato già a metà degli anni 2000 che circa un terzo della superficie di Marte contiene importanti riserve di ghiaccio o di acqua sotto altre forme.

Come ha osservato Mitrofanov in un’intervista con il corrispondente di Sputnik, la capacità di rilevazione di FREND è di circa 10 volte maggiore di quella di HEND: questo permetterà agli scienziati di ottenere una mappa più dettagliata e precisa della suddivisione dell’acqua su Marte e di studiare meglio il modo in cui cambia il confine dell’area di ghiacci perenni con l’arrivo dell’estate e dell’inverno.

Al momento la sonda sta studiando nel dettaglio le riserve idriche sul 30% dell’area del pianeta, mentre le zone circostanti i poli non sono ancora state studiate per via delle particolarità dell’orbita di Exo Mars TGO. Tuttavia, gli scienziati sperano che questo problema verrà completamente risolto prima di concludere la parte principale della missione o dopo che quest’ultima verrà prolungata dall’Agenzia spaziale europea.

Queste mappe saranno interessanti non solo per gli scienziati, ma anche per i futuri coloni marziani la cui sopravvivenza dipenderà dalla presenza di fonti idriche facilmente accessibili.

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