Malattia Mentale e Sintomi: confronto tra la cultura occidentale e altre culture.

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Tobie Nathan e Isabel Strangers (996) analizzarono per primi le differenze nella gestione dei sintomi da parte di quelle che vengono da loro chiamate società a universo unico e società ad un universo multiplo. Intendendo con la prima le culture occidentali, con la seconda le culture che si rifanno alla medicina tradizionale.

L’esempio che può rendere chiara questa distinzione netta nella pratica psicologica è l’analisi di un semplice caso di una donna che sviene: in una società ad universo unico, questa donna verrà considerata come sofferente di un disturbo al mondo conoscibile, come un attacco d’ansia, una forma di nevrosi, la si riterrà invasa da pulsioni sessuali inespresse, o da un mancata capacità di soluzione del problem solving.

Si farà allora ricorso ad una figura che si rifà a quella dello scienziato, detentore di un sapere il più possibile razionale che smaschererà strategie inconsce o di adattamento errato e l’aiuterà a elaborare una più matura strategia esistenziale (Nathan et alt. 1996) .

Secondo Nathan (1996) la soluzione proposta immancabilmente dalle società ad universi multipli consiste nel postulare che un spirito si sia impadronito di lei. Quindi diventa indispensabile, rivolgersi non ad uno scienziato, ma a colui che conosce gli spiriti, signore del segreto detentore e officiate del sapere iniziale, in lingua araba babalawo, che non interroga il malato, ma gli oggetti che rinviano all’universo nascosto, come la sabbia, le conchiglie, il rosario di noci di palma, il Corano.

Appena si manifesta il disturbo è utile il coinvolgimento dell’intero gruppo famigliare per informarsi sui suoi “invisibili”, mentre nelle società ad universo unico questo non avviene anzi molto spesso vi è una sorta di isolamento deliberato dei pazienti.

“Ho scoperto di recente che la ricerca scientifica non cerca mai di scoprire mondi, tende soltanto ad estendere il proprio. Nel nostro universo, se eccezionalmente può accadere che un disturbo sia ritenuto sconosciuto, si sa che esso è potenzialmente conoscibile. Forse lo scienziato scoprirà un giorno e gli darà il suo nome: malattia di Charcot, sindrome di Bleuler.”( Nathan 1995 pag 27 ). Schema 1 di Nathan sulla suddivisione delle due società

Per questo motivo i mondi culturali ad universi multipli ricorrono alla divinazione, mentre quelli ad universi unici ricorrono alla diagnosi (vedi schema 1).

A partire da Nathan molti, psichiatri, psicologi e psicanalisti, hanno cercato di provare ad utilizzare il sistema di cura e significati di culture diverse con pazienti immigrati suscitando non poche critiche dal mondo accademico.

Queste critiche nascono dal fatto che nel momento in cui si adotta un sistema di cura tipico del mondo ad universi multipli si entra in contatto con il delicato tema dell’esistenza o meno di forze soprannaturali a cui quasi tutte le altre società, a differenza di quella occidentale, credono.

Per una migliore comprensione riporto un esempio di una seduta al centro Devereux di Parigi dove la messa in pratica di sistemi di cura appartenenti alla cultura del paziente è ampiamente utilizzata.

Con noi c’è Bintou, un magnifica diciannovenne del Mali, di etnia barbara. È vestita alla moda , come una ragazza francese, in jeans e polo: splendida!

Ci è stata inviata a causa dei disturbi che lamenta in continuazione e per i quali si rivolge ai medici e ai servizi sociali. Si sente di diventare cieca, sviene senza motivo, vaga come un’anima in pena dalla casa di una zia a quella della sorella più grande, da un gruppo-appartamento a un alloggio abusivo e malsano. Ma la cosa più strana è che la ragazza, rimasta incinta a quattordici anni, aveva nascosto la gravidanza ala famiglia. Aveva partorito in una toilette da sola, abbandonato il neonato sul davanzale della finestra del secondo piano. Il bambino era caduto, sopravvivendo miracolosamente, ma irrimediabilmente menomato: cieco e sordomuto. Da allora è rimasto affidato a un istituto specializzato e senza dubbio è anche diventato autistico.

La ragazza inizialmente era stata incriminata di infanticidio, e poi riconosciuta dal giudice minorile come vittima di abuso di minore.

Ecco una situazione dal vivo. Potremmo immaginare che Bintou sia alle prese con fantasie distruttive, divorata dal senso di colpa per il figlio, modellata stabilmente su di una struttura borderline. Potremmo proporle una psicoterapia, ma una psicoterapia riparerebbe ai danni irreversibili provocati al bambino? Spiegherebbe perché questo bambino è sopravvissuto e perseguita sua madre con accuse interminabili e mute?

Decidere di mettersi alla ricerca di un disturbo dentro a Bintou, significa certamente condannarla a continuare ad errare solitaria in un mondo a universo unico. Partire in modo divinatorio mettendosi alla ricerca degli esseri invisibili che sono all’origine del disturbo, significa invece sottrarre la ragazza alla sua solitudine.”( Nathan 1996 pag 56)

Il racconto della storia di Bintou prosegue con la scoperta che la madre aveva mandato via da casa la ragazza considerandola speciale.

Quando aveva un anno la ragazza si era ammalata dopo la morte del padre rischiando di morire e quando gli chiedono se assomigli a suo padre, la ragazza risponde che la madre gli ha sempre proibito di guardare le foto di suo padre. La madre di Bintou dice che è morto perché è stato mangiato dalla ragazza, cioè gli ha divorato la sostanza vitale.

La madre quindi evitava di fomentare questo legame della figlia con il padre, fino ad arrivare ad allontanarla da casa, perché lei era legata a in modo invisibile e cercava continuamente di raggiungerlo nella morte. Inoltre Bintou era nata dopo due gemelli e chiamata quindi di secondo nome sadjo (che significa appunto nata dopo due gemelli) e questa popolazione crede che questi nati posseggano degli strani poteri, infatti la accusa di aver mangiato suo padre.

La madre quindi mandandola all’estero per proteggerla, continuava ad inviarle comunque cose con cui lavarsi e purificarsi (scorze d’albero polverizzate, foglie per infusione, talismani). Appena hanno cominciato ad introdurre nella seduta terapica il mondo degli invisibili la ragazza è stata più distesa, hanno lanciato i cauri, che sono delle conchiglie, allo scopo di formulare una nuova ipotesi terapeutica in forma di prescrizione.

Quest’ultima apre una nuova matrice di significati, nel momento stesso in cui la iscrive nel mondo reale. Questa prescrizione, rinvia la paziente al suo paese, il solo luogo dove possa realizzarsi e costringe la ragazza a rivolgersi alla madre per chiederle di seppellire vivi due animali un grande e un piccolo, come pecora e agnello.( Nathan, 1996)

In questo modo si è ristabilita una relazione tra le sofferenze di Bintou e il mondo invisibile, tra Bintou e il pensiero barbara e tra Bintou e la madre.

La ragazza una volta solitaria, grazie a questa consultazione si troverà circondata da madre, zii, e tutta la famiglia che le faranno da sostegno (Nathan,1996).

La critica che viene da muovere a questo esempio di terapia è che è difficile credere che esitano gli spiriti evocati dai guaritori, che la ragazza abbia veramente ucciso il padre succhiandone la sostanza vitale perché nata gemella e quindi con particolari poteri.

Così come, è difficile poter credere che lanciando delle conchiglie si possa trovare la spiegazione del suo male nella persecuzione del figlio abbandonato.

Quello che però è importante, è che se è necessario ricorrere gli spiriti per mettere in moto questo sistema, allora gli spiriti esistono, almeno in quanto anime invisibili del dispositivo

(Nathan 1995) .

Gli psicopatologi continuano a sostenere che esistono, da una parte un pensiero, quello della psicopatologia occidentale e da una parte le credenze, quelle di quei poveri selvaggi invischiati nelle loro fantasie, che non sanno fare altro che gesticolare ingenuamente degli atti simbolici (Nathan,1996). Se si abbandona la rassicurante convinzione che il nostro modo di vedere le cose sia il migliore possibile, finiamo col trovarci in un mondo che ci riserva molte sorprese, e non tutte piacevoli (Mantovani 1998).

Lo sviluppo delle sensibilità per quanto concerne la sua varietà e la sua intensità, è favorito dall’incontro con altre sensibilità, anche se ciò ha un costo per il nostro equilibrio interiore (Geerrtz 1983).

La presa di coscienza che esistono dei modi di concepire la malattia in maniera diversa da quella occidentale porta alla scoperta di pratiche non sempre facili da comprendere.

L’importante, per riuscire ad arricchire l’universo psicologico e psichiatrico e le sue pratiche di cura, non è distinguere il vero dal falso di un pensiero, ma ciò che questo pensiero mobilita.

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