Nuovi passi nel campo dell’elettronica, che vuole abolire i vecchi sistemi basati sul silicio, passando all’uso di molecole di DNA per realizzare componenti elettronici, molto più piccoli.
Si tratta di una svolta importante, perché anticipa un ulteriore passo avanti verso la miniaturizzazione dell’elettronica. Un aspetto chiave per mantenere valida la legge di Moore e continuare a far evolvere la potenza e la velocità dei componenti elettronici. Al momento infatti siamo vicini ai limiti fisici della tecnologia basata sul silicio. I processori più avanzati sono realizzati con processo litografico a 14 nanometri, e nei prossimi anni dovremmo riuscire ad arrivare ancora oltre. A un certo punto però i circuiti diventano instabili e inutilizzabili. Il team che ha realizzato questo diodo, guidato da Bingqian Xu, va quindi ad affrontare un problema che è sempre più pressante, con un risultato che fa ben sperare nella realizzazione di componenti elettronici più piccoli rispetto a quelli possibili con il silicio. In particolare, gli scienziati hanno sviluppato una molecola chiamata coralyne e un’elica di DNA composta solo da 11 coppie di base. Di fatti, alcuni ricercatori del CNR sono riusciti a decifrare la struttura elettronica del DNA, ovvero a stabilire come si distribuiscono gli elettroni negli orbitali molecolari della complessa struttura a doppia elica.
Quindi possiamo dire che il campo dell’elettronica in particolare è in continuo avanzamento, e sta impiegando tecniche sempre all’avanguardia, passando ai sistemi delle molecole del DNA, lasciando quelli utilizzati fino ad ora al Silicio.
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