Le stazioni spaziali del futuro create con il Bigelow

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BEAM, il modulo gonfiabile della ISS, in orbita per altri 2 anni. Il modulo gonfiabile che venne agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale nel 2016 si sta dimostrando particolarmente affidabile. E la NASA vuole utilizzarlo ancora.

Il modulo gonfiabile della Bigelow ha superato tutti gli esami della NASA. È diventato parte integrante della ISS.|NASA
Il modulo gonfiabile della Bigelow ha superato tutti gli esami della NASA. È diventato parte integrante della ISS.|NASA
Il BEAM (Bigelow Expandable Activity Module) è un modulo del tutto innovativo della Stazione Spaziale Internazionale. Si tratta infatti, di un ambiente “gonfiabile” che dal 2016 è agganciato alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in via sperimentale.

È stato realizzato dalla società privata Bigelow Aerospace e dovrebbe dimostrare l’affidabilità di habitat espandibili che possano essere lanciati da Terra – con “costi di spedizione” davvero inferiori – e dare origine stazioni spaziali modulari. È realizzato in Vectran, un materiale due volte più resistente del Kevlar, che in base alle aspettative dovrebbe proteggere meglio sia dalle radiazioni cosmiche, sia dagli impatti di micrometeoriti (perché assorbe gli urti, attutendo il colpo).

La NASA è molto interessata a questi moduli gonfiabili perché in un futuro, quando la ISS non ci sarà più, potrebbero essere utilizzati per costruire stazioni spaziali più piccole, realizzate con specifici scopi, come per esempio stazioni di ricerca private, hotel spaziali o per alloggiare gli equipaggi durante le missioni lunari e nel lungo viaggio verso Marte.

Paolo Nespoli all'interno del BEAM. | NASA
Paolo Nespoli all’interno del BEAM. | NASA
DODICI VISITE, DODICI OK. Dopo aver pressurizzato l’aria all’interno di BEAM, gli astronauti vi hanno posizionato diversi sensori di pressione e temperatura. In due anni vi sono entrati 12 volte, sempre per periodi di tempo limitati e per massimo 3 ore, per condurre esperimenti e per verificare la bontà della schermatura alle radiazioni cosmiche: i risultati sono stati estremamente positivi.

Dopo 12 visite la NASA si è convinta che il modulo possiede tutte le caratteristiche necessarie per diventare parte effettiva della ISS e così ha stretto un nuovo accordo con Bigelow per lasciarlo in orbita per altri 2 anni invece di staccarlo dalla stazione e farlo precipitare verso l’atmosfera, dove si sarebbe disintegrato.

RIPOSTIGLIO SPAZIALE. BEAM ha un volume totale di 16 metri cubi (3,2 metri di diametro per 3,7 di lunghezza), quanto una grande tenda familiare da campeggio e ora al suo interno vengono stivate le borse che generalmente servono per il trasporto di materiale dalla Terra allo spazio e viceversa. A tutti gli effetti un ripostiglio che permette di ricavare maggiore spazio all’interno della Stazione Spaziale stessa.

Il momento in cui venne gonfiato il BEAM una volta agganciato alla ISS | NASA
Il momento in cui venne gonfiato il BEAM una volta agganciato alla ISS | NASA

LE STAZIONI SPAZIALI DEL FUTURO. Bigelow, nel decennio scorso, aveva già lanciato per proprio conto due piccole stazioni spaziali gonfiabili, che ancora oggi ruotano attorno alla Terra. Ma date le piccole dimensioni non sono mai state abitate da uomini.

Tuttavia sono servite come test per dimostrare la bontà di questa nuova tecnologia che molto probabilmente verrà utilizzata non solo in orbita terrestre ma anche in orbita ad altri pianeti o satelliti e non ultimo anche per costruire delle basi sulla superficie della Luna o di Marte.

Ovviamente prima di giungere a tanto bisognerà essere certi che i moduli gonfiabili siano in grado di sopravvivere anche alle forti radiazioni che esistono al di fuori dell’atmosfera terrestre, in quanto fino ad oggi la prova è stata realizzata all’interno del campo magnetico terrestre elemento importante che si protegge dalle radiazioni cosmiche.

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