Alla realizzazione di un’opera da 90 metri di altezza, 100 di base, 5mila tonnellate di peso e un volume paragonabile a quello del Colosseo è chiamato un consorzio di ditte italiane, che si occuperà della struttura portante e della cupola rotante. Astaldi (la capofila con il 60% del valore della commessa), Cimolai (40%) ed Eie (come progettista) hanno vinto una gara internazionale bandita dall’Eso (l’European Southern Observatory), una sorta di Cern dell’astronomia: un’organizzazione composta da 15 paesi in maggioranza europei che gestirà E-Elt e che sulle Ande cilene dispone già di una costellazione di telescopi all’avanguardia.
La commessa dell’Eso, con i suoi 400 milioni (il costo totale del telescopio supererà il miliardo di euro) è la più grande mai bandita per un progetto di astronomia da terra. E-Elt avrà la capacità di osservare l’universo nella banda della luce visibile e del vicino infrarosso, con lo stesso potere di risoluzione di 100 milioni di occhi umani.
Della posa della prima pietra sarà protagonista Paolo Astaldi, presidente dell’azienda capofila, che in Cile lavora anche alla realizzazione dell’aeroporto di Santiago, miniere, ospedali, centrali idroelettriche. “Si tratta di un progetto unico, sia per dimensioni che per tecnologia” ha anticipato. “Immaginare una lente che riesce a vedere a una distanza pari a 13miliardi di anni luce è una sfida non da pochi, così come costruire un’opera con tolleranze del milionesimo di grado. Essere imprecisi, anche di poco, vorrebbe dire sbagliare galassia”.
A Cerro Armazones è prevista anche la presenza della presidentessa cilena Michelle Bachelet accompagnata da diversi ministri, del direttore generale dell’Eso Tim de Zueew, di quello dell’Inaf (l’Istituto nazionale di astrofisica che in Cile ha un nutrito numero di astronomi) Nicolò D’Amico e dei rappresentanti di Cimolai ed Eie.
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