La curcumina, il principale principio attivo della curcuma, dà falsi positivi in moltissimi test per saggiarne le proprietà biologiche. Sconosciuta anche a molti ricercatori, questa sua caratteristica suscita speranze poi frustrate dagli studi clinici, che finora non hanno trovato alcun specifico beneficio terapeutico provocato da questa sostanzadi Monya Baker.
All’interno di quella spezia dall’aspetto giallo dorato che è la curcuma si cela un ingannatore chimico: la curcumina, una molecola di cui si sentono spesso vantare le proprietà medicinali, ma che è anche responsabile di falsi segnali nei test di screening farmacologico.
Per anni, i chimici hanno raccomandato cautela di fronte alla curcumina e ad altri composti che possono trarre in inganno i cacciatori di farmaci più ingenui.
Ora, nel tentativo di arginare un continuo flusso di ricerche poco limpide, alcuni scienziati hanno pubblicato la più ampia rassegna critica sulla curcumina mai realizzata, giungendo alla conclusione che non ci sono prove che offra alcuno specifico beneficio terapeutico, a dispetto di migliaia di articoli di ricerca e oltre 120 studi clinici. Gli scienziati sperano che la loro relazione possa prevenire altre ricerche inutili e mettere in guardia gli incauti sulla possibilità che sostanze chimiche che apparentemente si presentano come un “bersaglio centrato” nei test di screening, è improbabile che alla fine portino a un farmaco.
“La curcumina è un monito,” dice Michael Walters, chimico farmaceutico all’Università del Minnesota a Minneapolis, e autore principale della rassegna critica sulla curcumina, pubblicata l’11 gennaio scorso.
Solitamente gli screening farmacologici controllano se una sostanza chimica si attacca a un sito di legame di una proteina implicata in una malattia, un indizio che può essere il punto di partenza per un farmaco. Ma alcune molecole, come la curcumina, sembrano mostrare una simile attività specifica anche quando in realtà non l’hanno.
Alcune molecole possono sviluppare naturalmente una fluorescenza, frustrando i tentativi di usare la fluorescenza come segnale della presenza di una proteina che si lega. Possono interferire con le membrane delle cellule, traendo in inganno i test di saggio che cercano di individuare farmaci destinati specifiche proteine delle membrane cellulari. E possono surrettiziamente degradarsi in altri composti che hanno proprietà diverse, o che contengono impurità dotate di una propria attività biologica.
I chimici chiamano queste irritanti sostanze “PAINS” (pan-assay interference compounds), e la curcumina è una delle peggiori. “La curcumina è un po’ il testimonial di queste molecole promiscue che si manifestano spesso nei test”, dice James Inglese, che dirige la sezione per lo sviluppo dei test e della tecnologia di screening al National Center for Advancing Translational Sciences a Bethesda, nel Maryland. “Molte persone che fanno questo lavoro non sono tecnicamente a conoscenza di tutti i problemi che possono essere causati da questa caratteristica.”
La curcumina è stata proposta per curare una varietà di disturbi, dalla disfunzione erettile all’irsutismo, dalla calvizie, al cancro fino al morbo di Alzheimer, spiega Guido Pauli, che studia i prodotti naturali all’Università dell’Illinois a Chicago ed è coautore della rassegna. Ma non ha mai prodotto una terapia validata.
Pauli pensa che una parte del problema sia che i ricercatori non sanno sempre quale molecola stanno studiando. Gli estratti di curcuma contengono decine di composti oltre alla curcumina, che a sua volta è usata come descrizione sintetica di quelle che in realtà sono tre molecole strettamente correlate. In alcuni casi, i ricercatori possono osservare effetti biologici promettenti, ma attribuiscono l’attività alla molecola sbagliata.
I fraintendimenti poi si autoalimentano, dice Walters. Così si può segnalare che la curcumina ha un effetto anche se il test era viziato: “Si accetta ciò che è indicato come corretto in letteratura, per poi costruire un’ipotesi, anche se non regge”. E gli scienziati non sembrano controllare la documentazione per vedere se i composti sono stati segnalati come problematici. Dal 2009 sono stati ritirati almeno 15 articoli sulla curcumina e decine di altri sono stati corretti.
Molti ricercatori sono ancora ottimisti sulla curcumina. “Ci sono prove che l’attività biologica dei curcumoidi è reale”, dice Julie Ryan, radioterapista all’University of Rochester Medical Center di New York. La Ryan dice che la curcimina interagisce con molte proteine diverse e quindi funziona in modo differente da molti farmaci. La Ryan ha testato la curcumina su più di 600 persone in studi clinici sulla dermatite. Anche se non ha trovato effetti significativi, dice ci sono indizi che meritano ulteriori studi. Ritiene che forme chimicamente modificate della curcumina potrebbero rivelarsi più efficaci sui tessuti che raggiungono.
Ma la rassegna critica mostra che ottenere risposte reali sarà difficile, dice Bill Zuercher, biochimico all’University of North Carolina a Chapel Hill: “E’ possibile che la curcumina o estratti di curcuma abbiano effetti benefici, ma andare a fondo alla questione è complesso e potrebbe addirittura essere impossibile”. Walters non è sicuro che la sua relazione fermerà le ricerche mal condotte: “Le persone che dovrebbero leggerla probabilmente non lo faranno”.
L’originale di questo articolo è stato pubblicato su Nature l’11 gennaio 2017.
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