Mining, prezzo dei componenti e mercato che vacilla. I prezzi delle schede video di fascia più alta hanno raggiunto valori fuori controllo, complice la domanda da parte di chi elabora criptovalute. Le implicazioni sono quelle di un mercato che non solo non offre GPU agli appassionati, ma registra un crollo nella domanda di componenti.
Che le schede video top di gamma costino troppo, da vari mesi a questa parte, è dato ben noto non solo agli appassionati. Siamo ben lontani, tanto per le soluzioni AMD come per quelle NVIDIA, da livelli di prezzo che siano simili a quelli consigliati dai produttori e tutto questo è frutto di una domanda molto sostenuta, non bilanciata da una offerta di mercato adeguata.
La domanda di schede video da parte di coloro che sono impegnati nel mining di criptovalute è il fattore che ha spinto verso l’alto i prezzi
Le cause di questa dinamica sono semplici, ma le implicazioni decisamente complesse e vaste. Da parte di più operatori viene riportata la domanda di schede video da parte di coloro che sono impegnati nel mining di criptovalute come il fattore che ha spinto verso l’alto i prezzi di queste periferiche. E così è del resto: i miners sono disposti non solo ad acquistare un elevato numero di schede video, ma anche a pagare un prezzo superiore a quello medio di mercato pur di avere il prodotto a disposizione nel più breve tempo possibile.
Due le conseguenze dirette: i prezzi aumentano, per via della domanda che è superiore alla disponibilità di schede, e la maggior parte dei prodotti di elevata potenza di calcolo passa ai miners e non nelle mani dei videogiocatori. Come ovviare a questa situazione? Semplice, possiamo dire: fare in modo che sul mercato siano disponibili più schede video, e auspicare una riduzione nella domanda di nuove GPU da parte dei miners. Vediamo perché questo, almeno al momento attuale, non sia granché praticabile.
Partiamo dal fenomeno del mining: già alla metà del 2017 si era evidenziata una dinamica commerciale difficile per gli appassionati di videogiochi, stante la difficoltà di acquistare schede di elevata potenza a prezzi che fossero allineati a quanto ci si poteva aspettare in condizioni normali. In quel tempo si era indicata la fine del 2017 come il periodo nel quale la situazione sarebbe ritornata sui binari della normalità, arco di tempo nel quale i miners non avrebbero più trovato redditizio l’utilizzare GPU per il mining delle criptovalute così come avvenuto in passato con i Bitcoin. Quel momento non è però ancora arrivato, ed è difficile al momento prevedere che potrà giungere prima almeno della metà del 2018. Su questo onestamente scommetteremmo molto poco.
Se la domanda di GPU da parte dei miners non è destinata a diminuire, una strategia potrebbe essere quella di rendere disponibili sul mercato più schede video
Se la domanda di GPU da parte dei miners non è destinata a diminuire, una strategia potrebbe essere quella di rendere disponibili sul mercato più schede video. Questo porterebbe ad accontentare un po’ tutti, con i produttori disposti a rinunciare ad un po’ di marginalità potendo però beneficiare di volumi complessivi più elevati rispetto a quelli raccolti al momento. In teoria tutto funziona, ma non in pratica: produrre nuove schede video richiede di avere i componenti a disposizione, e questo non è per nulla scontato.
Pensiamo alle GPU: NVIDIA e AMD fanno produrre i propri chip da fonderie specializzate, alle quali commissionano ordini ben precisi che verranno evasi nei mesi seguenti. I tempi sono lunghi e richiedere oggi, ad esempio, un raddoppio della produzione di GPU porta ad avere a disposizione il risultato finale dopo svariate settimane.
Sorge inoltre un secondo problema: non si può prevedere quando la domanda straordinaria di GPU da parte dei miners potrà interrompersi, perchè si arriverà al punto in cui minare con GPU non sarà più economicamente redditizio. In quel momento il mercato sarà presumibilmente invaso da un gran numero di schede video utilizzate sino a poco prima per il mining, e da quel momento solo utili per i tradizionali impieghi legati alla grafica videoludica o professionale. Di fatto avremo, come già successo in passato, un incremento dell’offerta nel mercato dell’usato che potrebbe portare ad uno stop nelle vendite di nuove schede video, con il rischio che da uno stock sottodimensionato si passi ad un eccesso di offerta.
Non si può prevedere quando la domanda straordinaria di GPU da parte dei miners potrà interrompersi
Difficile prevedere quando questo accadrà, e di conseguenza immaginare quale potrà essere la dinamica commerciale che ne seguirà. Da questo la preoccupazione di NVIDIA e AMD, e a seguire dei vari produttori di schede video, di impegnarsi in ordini eccessivi per chip video che potrebbero diventare poco interessanti per il mercato nel giro dei prossimi mesi e restare nei magazzini.
Ma non si parla di sole GPU quale elemento che limita l’offerta di schede video top di gamma sul mercato: anche la memoria abbinata a questi componenti è infatti disponibile in volumi contenuti e non tale da far fronte alla domanda. In particolare sono le memorie HBM 2, High Bandwidth Memory di seconda generazione, a creare problemi in particolare ad AMD che a questa tecnologia si è affidata per le proprie schede video basate su architettura Vega. E, guarda caso, queste schede video sono caratterizzate da un’architettura che si comporta molto bene proprio nel mining delle criptovalute.
Risolvere il problema dei listini fuori controllo delle schede video top di gamma non è pertanto semplice, e di certo operazione che non può venir completata nel breve periodo. Spetta ai produttori risolvere questa situazione? La risposta è si, ma non solo a loro.
La domanda elevatissima di schede video top di gamma spinge i prezzi verso l’alto e impedisce al target principale di questi prodotti, i videogiocatori per l’appunto, di acquistare i prodotti. Non solo non si acquistano schede video, ma il mercato sconta anche un calo di interesse verso gli altri componenti che tipicamente vengono abbinati ad una nuova GPU. Si vendono quindi meno schede madri e processori, soprattutto pensando quale target al pubblico degli appassionati che assembla da solo un sistema. Il mercato degli alimentatori beneficia di una dinamica opposta, speculare a quella delle GPU grazie alla domanda di modelli top di gamma sempre più potenti ed efficienti. I clienti di questi prodotti? Nuovamente i miners.
Il mercato sconta anche un calo di interesse verso gli altri componenti che tipicamente vengono abbinati ad una nuova GPU
I prezzi alti per le schede video portano non solo a ostacolare gli acquisti da parte degli appassionati di videogiochi, ma più in generale bloccano il mercato. In queste settimane abbiamo avuto modo di discutere con vari operatori di settore nazionali che si lamentano di un rallentamento nelle vendite, dovuto proprio alla mancanza di schede video: i clienti aspettano che la situazione possa in qualche misura cambiare, ma questo ferma le vendite.
Per superare questa situazione parte del lavoro spetta ai produttori di schede video, che devono cercare per quanto possibile di incrementare l’offerta e in questo modo contenere i prezzi. Ma molto può fare il mercato nel suo complesso, ad esempio dando priorità a quegli utenti che in modo dichiarato acquistano una scheda video per giocare ad esempio perché assieme alla GPU optano anche per altri componenti come uno schermo, o un bundle tra scheda madre e CPU.
Un approccio di questo tipo non è sicuramente popolare tra gli operatori di settore, in quanto potrebbe ridurre la marginalità sulla vendita di schede video, ma d’altro canto permetterebbe di beneficiare di una domanda più eterogenea fatta verso diversi componenti e non limitata alla sola GPU. Ma affinché tutto questo possa diventare concreto rimane indispensabile che i produttori si prodighino a proporre schede in volumi maggiori, assumendosi indubbiamente tutti i rischi del caso ma in questo modo andando incontro alle necessità del proprio cliente tipo di riferimento, quel giocatore che acquista nuove GPU per intrattenersi e che così continuerà a fare anche e soprattutto quando la domanda dei miners andrà a fermarsi.
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