Alle 3:36 di oggi c’è stata una forte scossa di magnitudo 6 in provincia di Rieti: ci sarebbero, secondo la Protezione Civile, 38 morti e molte persone ancora sotto le macerie. In prossimità dell’epicentro del sisma esiste una importante faglia che da tempo i geologi sostenevano che potesse ritornare in attività. E così è successo.
Mercoledì 24 agosto alle 3:36 del mattino c’è stato un terremoto di magnitudo 6.0 (Scala Richter) con epicentro nei pressi di Amatrice e Accumoli, due piccoli paesi (2.600 e 670 abitanti rispettivamente) nella provincia di Rieti.
Alle ore 12.00 erano state localizzate circa 160 repliche: 59 gli eventi sismici localizzati di magnitudo compresa tra 3.0 e 4.0, 5 i terremoti localizzati di magnitudo compresa tra 4.0 e 5.0 e uno di magnitudo maggiore di 5.0, quello avvenuto nella zona di Norcia (PG) con magnitudo 5.4 alle 04:33.
Alle 13:50 c’è stata una scossa di terremoto di magnitudo 4.7 con epicentro a circa 5 chilometri a nord di Norcia, in provincia di Perugia. È la più intensa da quelle di questa notte
Fabrizio Curcio, capo della Protezione Civile, ha spiegato che il sisma per intensità è paragonabile a quello dell’Aquila del 2009.
Fin qui la cronaca, che non seguiamo con lo stesso tempismo di altri giornali. Ma vediamo la scienza di questo terremoto.
LE CAUSE. Il terremoto del 24 agosto 2016 si è verificato ai piedi dei Monti della Laga che si si sviluppano per oltre 24 km tra gli altopiani di Amatrice (RI) e di Campotosto (AQ).
A differenza degli altri gruppi di montagne che si trovano nell’Appennino Centrale, i quali sono costituiti da rocce carbonatiche, ossia da calcari e dolomie, qui ci troviamo di fronte a rocce che i geologi chiamano di origine “torbiditica”, la cui età è di circa 6-7 milioni di anni. Una successione torbiditica è composta generalmente da arenarie, ossia materiale tipo sabbie e materiale più fine, come argille.
Queste rocce sono il risultato di materiale che scivolava lungo dei conoidi sottomarini in seguito al sollevamento e al corrugamento del Gran Sasso. Si trattava cioè di vere e proprie frane sottomarine. Il materiale andava a riempire un bacino di mare molto profondo che si sprofondava sempre più. Oggi gli strati di quei materiali sono inclinati verso est.
LA FAGLIA. Successivamente alla loro formazione, in tempi più recenti, forse tra 2 e 3 milioni di anni fa, in seguito ai movimenti cui sono stati sottoposti gli Appennini nel loro insieme e in particolare in seguito all’innalzamento del gruppo del Gran Sasso più a sud, si è venuta a formare una lunga frattura, ossia una faglia, che si sviluppa per alcune decine di chilometri e che nel tempo si è mossa per circa 2000 metri.
Per molto tempo questa faglia è stata “silente”, ma i geologi, studiando la storia della faglia, avevano denunciato la possibile riattivazione.
In particolare essa era stata studiata in prossimità di Campotosto (non molto lontano dall’epicentro del sisma) e le analisi avevano permesso di accertare che, pur non avendo mai dato origine a terremoti molto forti in tempi storici, si era attivata negli ultimi 8.000 anni.
Va sottolineato che nessuno aveva predetto il sisma del 24 agosto, sia chiaro, ma solo che la faglia poteva riattivarsi in tempi storici e dunque creare un terremoto. Nel corso del tempo il movimento della faglia ha provocato un ribassamento dell’area ad ovest, dove si trova, tra l’altro, Amatrice.
Nell’area ci sono poi, altre faglie più piccole che potrebbero muoversi nei prossimi giorni per assestamento. Lungo tali fratture si sono formati numerosi torrenti, chiamati fossi, che presentano numerose cascatelle che si formano in prossimità di rocce di tipo diverso. Su questa storia più antica si sono poi impostati i ghiacciai, testimoniati da depositi morenici e numerosi circhi glaciali, ossia il luogo dove prendevano forma i ghiacciai stessi.
Riguardo alla prevedibilità del terremoto del 24 agosto (cosa difficile da dimostrare), la spiegazione più interessante è quella di Alessandro Amato, ricercatore dell’INGV, che su Facebook ha mostrato che la scossa di magnitudo 6.0 non è stata preceduta da scosse indicative e rilevanti.
Il terremoto di magnitudo 6 di questa notte nel reatino non è stato preceduto da nessun “foreshock”, né sciami né isolati. Questa è a registrazione in uno dei sismometri della Rete Sismica Nazionale (AQU). SI vede che prima dell’evento principale delle 3:36 (linee rosse più in alto) la linea è completamente piatta. Ennesima dimostrazione dell’estrema variabilità e imprevedibilità dei terremoti. Unica difesa (per ora) le costruzioni sicure. Punto.
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