Il nuovo lander “insabbiato” sul pianeta rosso

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InSight fa i primi passi su Marte in una sabbiera: quanta polvere su Marte! Tutto va come da programma, per adesso nessun intoppo. Le prime immagini scattate dalla fotocamera fisheye ci mostrano l’area nelle immediate vicinanze del lander: il veicolo della Nasa si trova in un cratere d’impatto poco profondo, pieno di polvere e sabbia, con poche rocce all’orizzonte.

Già sapevamo che Marte è sprovvisto di paesaggi tropicali, e che di simile a una spiaggia caraibica c’è solo tanta, tanta e ancora tanta sabbia. Diciamo una quantità di polvere a cui non siamo abituati, ma con cui rover e lander sul Pianeta rosso devono convivere. InSight (Interior Exploration using Seismic Investigations, Geodesy and Heat Transport) della Nasa è arrivato con successo sul quarto pianeta del Sistema solare lunedì 26 novembre dopo un viaggio durato quasi 7 mesi. La regione scelta per l’ammartaggio è, appunto, una vastissima distesa di polvere: Elysium Planitia, una zona vulcanica che si trova in prossimità dell’equatore. Parliamo di un mastodontico complesso vulcanico, il secondo su Marte, il cui picco arriva a 16 chilometri d’altezza (pensate che il monte Everest – la vetta più alta della Terra – non arriva a 9 chilometri). Secondo gli esperti, sarà il luogo ideale per studiare il mantello e il sottosuolo marziano, vista la sua storia geologica e la sua bizzarra composizione chimica.

Il lander InSight della Nasa ha attivato la sua Instrument Context Camera (Icc) lo scorso 30 novembre catturando questa vista polverosa di Marte. La fotocamera Icc è dotato di un obiettivo fisheye che crea un orizzonte curvo. Alcuni grumi di polvere sono ancora visibili sull’obiettivo della fotocamera. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech
Il lander InSight della Nasa ha attivato la sua Instrument Context Camera (Icc) lo scorso 30 novembre catturando questa vista polverosa di Marte. La fotocamera Icc è dotato di un obiettivo fisheye che crea un orizzonte curvo. Alcuni grumi di polvere sono ancora visibili sull’obiettivo della fotocamera. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech

Le prime immagini scattate dalla Instrument Context Camera (Icc) hanno permesso al team scientifico di studiare l’area nelle immediate vicinanze del lander. Il veicolo si trova in un cratere d’impatto poco profondo, senza pendenze di rilievo (il lander è inclinato di circa 4 gradi), pieno di polvere e sabbia, e con poche rocce all’orizzonte. Si tratta di un dato positivo, a detta di Tom Hoffmanproject manager della missione per il Jpl: «Non ci sono piste di atterraggio su Marte, quindi scendere in un’area che è fondamentalmente una grande sabbiera, senza grandi rocce, dovrebbe facilitare il funzionamento degli strumenti e fornire un posto ideale alla nostra “talpa” per iniziare a scavare». Fra qualche giorno, quando InSight si sarà liberato dei coperchi di protezione antipolvere in plastica trasparente che hanno tenuto al sicuro le ottiche delle due telecamere durante l’atterraggio, arriveranno anche le immagini ad alta risoluzione.

Dotato di due grandi pannelli solari e pesante 360 chili, in fase di volo InSight era largo circa 6 metri. Fra qualche settimana, il lander attiverà il suo braccio robotico e tutti gli strumenti scientifici – tra cui il sismometro francese, l’esperimento della Nasa di radioscienza e la sonda termometrica tedesca – saranno pienamente operativi. I dati inviati a terra indicano che durante il suo primo giorno su Marte (sol 1), InSight ha generato più energia elettrica di qualsiasi altro veicolo mai atterrato sulla superficie di Marte: 4588 wattora.

La missione durerà un anno e 40 giorni marziani, l’equivalente di quasi due anni terrestri. InSight sarà in grado di esaminare  il sottosuolo marziano, analizzare l’attività sismica e raccogliere importanti indizi sull’evoluzione dei pianeti rocciosi del Sistema solare: a differenza di Venere e Terra, infatti, Marte ha mantenuto la sua struttura geologica praticamente inalterata per più di 3 miliardi di anni.

Il braccio robotico di InSight. Crediti: NASA/JPL-Caltech
Il braccio robotico di InSight. Crediti: NASA/JPL-Caltech
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