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Il deposito sicuro per scorie radioattive finlandese

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Il deposito sicuro per scorie radioattive finlandese
Il deposito sicuro per scorie radioattive finlandeseUnderneath the green island engineers are digging the world's first permanent repository to store highly radioactive nuclear waste for the next hundred thousand years. / AFP / Sam Kingsley (Photo credit should read SAM KINGSLEY/AFP/Getty Images)
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Nel tunnel delle scorie nucleari: “Qui sono al sicuro per sempre”. A Onkalo, ovest della Finlandia, si stanno scavando 60 chilometri di gallerie. Un deposito per rifiuti atomici che resisterà a tutto. Anche alla fine dell’umanità.  “Guerre, inondazioni, ere glaciali, la possibile fine dell’umanità. Tutto questo è previsto per i prossimi 100mila anni. E a tutto questo Onkalo saprà resistere”. Kimmo Kemppainen, occhi azzurri come il cielo finlandese perfino sotto terra alla luce delle lampade da miniera, snocciola catastrofi come solo un geologo sa fare: con l’impassibilità di chi è abituato a considerare le vicissitudini del pianeta più che quelle degli uomini. Onkalo, Finlandia dell’ovest, è il primo deposito per le scorie nucleari permanente. È costruito per restare intatto 100mila anni. Nel tunnel di 60 chilometri che da project manager di Posiva (organizzazione finlandese che per lo smaltimento dei rifiuti atomici) Kemppainen sta contribuendo a scavare, a 420 metri di profondità, nelle narici si insinua un odore acre. “Abbiamo usato gli esplosivi fino a ieri. Qualche traccia resta sempre. Finora abbiamo aperto 5 chilometri. Resta molto da fare”.

Buio, rumore di motori e di macchine che spaccano roccia simile al granito, camion che a 20 all’ora scendono lungo il tunnel con il loro carico di esplosivo. Sono i compagni di lavoro dei circa 30 uomini di Posiva che giorno e notte, con turni di 8 ore e nessun conforto se non un bagno chimico e una macchinetta per il caffè, si affannano per allungare un bunker che già comincia ad assomigliare a un formicaio.

“Sì, 100mila anni – ripete Kemppainen – anche se la radioattività si riduce a livelli insignificanti molto prima”. In effetti, bastano 1000 anni perché si riduca 100mila volte. Eppure qui sull’isola di Olkiluoto, 300 chilometri a nord ovest di Helsinki e a poche centinaia di metri da due reattori attivi dal 1979 e dal 1981 (un terzo è in costruzione), Onkalo dovrebbe mantenere fra le sue braccia le radiazioni di 6.500 tonnellate di scorie per l’equivalente di 4mila generazioni umane e 25 volte la vita delle piramidi.

Lo stoccaggio del combustibile esaurito delle centrali di Olkiluoto e di Loviisa (nel sud del Paese) inizierà nel 2025. Incamiciate da ferro, rame, bentonite e cemento, le barre di uranio usate per fornire oggi alla Finlandia un quarto della sua energia finiranno sepolte nella roccia di questi corridoi sotterranei. Due milioni di metri cubi e 3,5 miliardi di euro di costo, Onkalo in finlandese significa semplicemente “il buco”. C’è poco da fare poesia, quando si gestiscono scorie nucleari, nonostante le foreste di abeti che annunciano la taiga artica, le ultime chiazze di neve bizzarramente accoppiate a un sole che va via alle dieci e un mare che si insinua morbido nelle baie.

Corridoio dopo corridoio, ci vorrà un secolo per riempire di scorie l’intera catacomba finlandese. Le barre di uranio, prima di essere trasportate sotto terra, saranno incapsulate a strati: prima in cilindri di ferro per non far sfuggire le radiazioni, poi di rame per evitare la corrosione e infine di bentonite per bloccare eventuali infiltrazioni di acqua (questa varietà di argilla, la stessa usata per la lettiera dei gatti, si espande al contatto con i liquidi). Un tappo di cemento sigillerà il tutto, intorno al 2125, e l’ultimo a chiudere la porta butterà via la chiave.

Per sempre? “Non abbiamo deciso. C’è un secolo per pensarci. Ma siamo orientati a non lasciare traccia di Onkalo”, dice Pasi Tuohimaa, responsabile della comunicazione di Tvo, l’azienda che gestisce i reattori di Olkiluoto. “Vogliamo che la natura riprenda possesso di questo posto e che agli eventuali curiosi del futuro non venga in mente di scavare “. Ancora una volta il riferimento è alle piramidi. Concepite anche loro come ponte verso l’eternità, vennero riempite di moniti e avvertimenti. Ma trappole, leggende e maledizioni non sono servite a tenere lontani gli uomini. Per questo a Onkalo vorrebbero tentare l’alternativa dell’oblio.

Lo stesso dilemma si presentò negli Usa, dove da 30 anni a singhiozzo si lavora al deposito della Yucca Mountain. Il progetto, ora fermo, si è riacceso di speranze dopo le promesse di finanziamento di Trump. Nelle fasi iniziali, negli anni ’80, ci si pose il problema se segnalare o meno ai posteri che lì si trovano sostanze pericolose. Per il simbolo da usare, un concorso di idee negli Stati Uniti e un convegno nel 2014 a Verdun hanno partorito solo idee strampalate: dalla bandiera dei pirati a una sorta di Stonehenge fatta di obelischi di granito, dai gatti ogm che diventano fosforescenti con le radiazioni fino a una riproduzione dell’urlo di Munch.

Non avranno ancora sbrogliato il dilemma della segnaletica, ma i finlandesi con Onkalo sono stati finora l’unico Paese a risolvere il problema delle scorie nucleari. Negli Usa i politici litigano. Un deposito del New Mexico usato per i resti delle armi atomiche è rimasto a lungo chiuso dopo un incidente nel 2013. Francia e Svizzera sono orientate verso una soluzione analoga a quella finlandese. In Italia quasi 9mila tonnellate di scorie provenienti dall’epoca pre-referendum, da reattori di ricerca o per finalità mediche attendono il parere del governo su una lista (mai resa pubblica) di possibili siti per lo stoccaggio finale. Anche perché, a differenza della spazzatura normale, per le scorie nucleari l’ipotesi dello smaltimento all’estero è impraticabile. Tutte le nazioni o quasi (Helsinki lo ha fatto per prima nel ’94) ne vietano l’import e l’export.

Alla Finlandia, ha dato una mano la fortuna, grazie a una sismicità prossima allo zero. Il suo basamento roccioso di granito è vecchio di quasi due miliardi di anni ed è stato ripulito, levigato e compattato da almeno cinque glaciazioni. “Il nostro nemico è l’acqua” spiega Kemppainen. “Se tocca le scorie può portare la radioattività in giro”. Nei 5 chilometri scavati finora, nonostante le rocce siano molto asciutte, se ne infiltrano 30 litri al minuto. “Se scavando incontriamo una frattura del granito attraverso cui può insinuarsi l’acqua la sigilliamo con il cemento, o aggiustiamo il percorso del tunnel”.

Fra gli atout del Paese scandinavo, poi, c’è una popolazione con il 41% di favorevoli e il 23% di contrari all’energia atomica, secondo un sondaggio del 2016. “Quasi ognuno nella provincia di Olkiluoto – spiega Tuohimaa – ha un familiare che si guadagna il pane con il reattore”. Un paio di volte negli ultimi 10 anni gli ambientalisti hanno assaltato l’isola nucleare, sbarcando con i gommoni o arrampicandosi su una delle gru che costruiscono il terzo reattore. Ma quando la municipalità di Eurajoki, nel 2003, fu chiamata a decidere su Onkalo, due terzi dei consiglieri votarono sì. “Fin dagli inizi del nucleare, negli anni ’70, in Finlandia ci si è posti il problema delle scorie”, spiega Tuohimaa. “Una quota dei guadagni delle centrali viene continuamente accantonata per lo smaltimento”. Ed è così che la Finlandia, inondata per l’innalzamento dei mari o sepolta da 200 metri di permafrost nell’era glaciale prevista fra 10mila anni, potrà dire di avere la coscienza a posto, quando i cataclismi del futuro busseranno alla porta. Sicura di aver fatto di tutto per lasciare ai propri figli (finché ce ne saranno) solo i resti migliori dell’umanità.

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