Software @ Management - Assistenza Tecnica e Corsi Informatica ed Internet. Grafica per la stampa ed il web. Creazione ed Aggiornamento siti web. Campagne MMM SEM SEO!

Il 2018 sarà l’anno dello smart working

Vinci tutto supernealotto e giochi Sisal

Il 2018 sarà l'anno dello smart working
Il 2018 sarà l'anno dello smart working
Condividi l'Articolo
RSS
Twitter
Visit Us
Follow Me
INSTAGRAM

Lavorare da casa, è boom. Come funziona lo smart working. Addio al famigerato cartellino da timbrare. Il 2018 sarà l’anno dello smart working nel nostro Paese: molti lo sperimentano, da Ferrero a Siemens ai dipendenti pubblici.

Ecco cosa significa!

L’anno del lavoro smart. Le ultime sperimentazioni di questa nuova modalità di lavoro “da remoto” (da casa, ma anche dal bar, dalla panchina di un parco e perfino dalla spiaggia) sono state avviate nelle settimane scorse: alla Findus e al Demanio, per non parlare della Ferrero che dal 29 gennaio ha triplicato i dipendenti che la utilizzano, o della Siemens che la estende a tutto il personale. Ma si tratta solo di pochi esempi di un fenomeno cresciuto con un ritmo significativo dopo l’approvazione della legge sul lavoro agile a metà 2017 e che quest’anno arriverà a livelli di tutto rilievo.

Lo scorso anno, insomma, è stato quello del decollo dello smart working in Italia: secondo la più recente ricerca dell’Osservatorio dedicato della School of management del Politecnico di Milano (www.osservatori.net), è aumentato del 14% rispetto al 2016 e addirittura del 60% rispetto al 2013; gli smart worker si distinguono per maggiore soddisfazione per il proprio lavoro e maggiore padronanza di competenze digitali rispetto agli altri lavoratori. Il 36% delle grandi imprese ha progetti strutturati che vanno in questa direzione, mentre per le piccole e medie imprese siamo al 7% e al 5% per le pubbliche amministrazioni. Su quest’ultimo fronte la ministra Marianna Madia, forte di una sua direttiva in materia, ha pronosticato che “entro 3 anni” si potrà arrivare al 10% dei lavoratori pubblici che lo richiede, circa 330mila persone. A indicare in che cosa consista questa soluzione è la stessa legge che la definisce come modalità di esecuzione del rapporto subordinato “stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro”, e con “il possibile utilizzo di strumenti tecnologici”.

Niente a che vedere con il vecchio telelavoro. Il lavoratore agile ha diritto alla stessa retribuzione del lavoratore tradizionale e alla fissazione dei periodi di riposo e di disconnessione. Dunque, niente più incolonnamenti nel traffico o stress da parcheggio e neanche più ansia da cartellino da timbrare, né panico per il ritardo nel prendere i figli a scuola. Armati di smartphone, tablet o portatile, si può fare da fuori tutto quello che si fa dalla propria scrivania.

Ma se questa formula è realtà, è altrettanto vero che, come sottolineano i ricercatori del Politecnico, “quel che si vede è solo la punta dell’iceberg: sono ancora pochi i progetti di sistema che ripensano i modelli di organizzazione del lavoro e estendono a tutti i lavoratori flessibilità, autonomia e responsabilizzazione”. Eppure, i benefici economico-sociali potenziali sono enormi: l’adozione di un modello maturo di smart working – spiegano – può produrre per le imprese meno assenteismo e minori costi, con un incremento di produttività pari a circa il 15% per lavoratore, che a livello di sistema Paese significa 13,7 miliardi di euro di benefici complessivi. Per i lavoratori, anche una sola giornata a settimana di remote working può far risparmiare in media 40 ore all’anno di spostamenti; per l’ambiente, determina una riduzione di emissioni pari a 135 kg di CO2 all’anno.

Non è un caso, dunque, che si allunghi giorno dopo giorno l’elenco delle imprese che introducono questa formula. Il caso più eclatante è quello della Siemens: da gennaio il modello è esteso a tutti i 2mila dipendenti, per tutti i giorni. Tanto che Federico Golla, che di Siemens Italia è presidente e amministratore delegato, ha parlato di “rivoluzione culturale che ha portato a un cambio di paradigma”. E sempre in questi giorni Ferrero ha triplicato i dipendenti in smart working, da 100 a 350, “alla luce dei risultati e dei riscontri positivi delle persone coinvolte”. Non sono da meno le esperienze realizzate in Italia da Microsoft e Unicredit, da Barilla, Luxottica e Vodafone. Senza contare le aziende che nel 2017 hanno addirittura vinto lo Smart Working Award 2017: AXA Italia, Cnh Industrial, Costa Crociere, Generali Italia e Hilti, con una menzione speciale a Benetton. Certo, se le tecnologie digitali sono largamente diffuse nelle grandi strutture, “resta inadeguata invece la capacità di utilizzo delle tecnologie tra i lavoratori – avvisa Fiorella Crespi, direttore dell’Osservatorio –. Per questa ragione è fondamentale agire sullo sviluppo di digital skills (competenze digitali, ndr), comprese quelle di natura soft e non legate ai singoli strumenti”.

Condividi l'Articolo
RSS
Twitter
Visit Us
Follow Me
INSTAGRAM

Ricerca in Scienza @ Magia

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Inviami gli Articoli in Email:

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Shop @ Magiko - Vendita online di Articoli Esoterici e Magici. Ritualistica e Festival Anno Magico!