Hackers e bioterrorismo, i rischi della nuova manipolazione genetica

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La tecnica CRISPR e l’ombra del bioterrorismo. Le rivoluzionarie forbici molecolari hanno aperto possibilità mediche e di salute pubblica un tempo inimmaginabili. Ma come impedire che finiscano nelle mani sbagliate?

Ciclicamente si torna a parlare di CRISPR-Cas9, la tecnica di editing genetico che ha rivoluzionato la ricerca biomedica. All’inizio di agosto, scienziati statunitensi hanno annunciato di aver utilizzato le forbici di precisione molecolare per correggere una mutazione genetica che genera una malattia cardiaca incurabile in embrioni umani, ma i campi di applicazione dello strumento spaziano dal controllo di insetti vettori di epidemie a nuove terapie sperimentali per la cura del cancro.

Il fiorire di studi sulla CRISPR, negli ultimi due anni, ha portato anche a riflettere sulla pericolosità della tecnica – in particolare sulle implicazioni etiche di uno strumento che può intervenire sull’ordine naturale di un ecosistema, o permettere di creare “embrioni su misura”.

SCENARI INQUIETANTI. Che cosa accadrebbe, se prodotti della CRISPR uscissero involontariamente dal laboratorio? O se, peggio ancora, la tecnica venisse usata deliberatamente per confezionare armi biologiche? Nel 2016 Bill Gates (le cui previsioni risultano spesso accurate) ha detto che «la prossima epidemia potrebbe nascere sullo schermo di un computer di un terrorista che voglia usare l’ingegneria genetica per creare una versione sintetica del virus del vaiolo».

MINACCE SU MISURA. A luglio 2017, nel corso di una conferenza internazionale sull’hacking a Las Vegas, John Sotos, direttore medico di Intel, ha affermato che le stesse tecnologie mediche che permettono, per esempio, di prendere di mira soltanto le cellule cancerogene, potrebbero consentire, in futuro, di ingegnerizzare un’arma biologica che attacchi soltanto individui con particolari caratteristiche genetiche, per esempio di una certa famiglia o etnia di provenienza.

Queste tecniche non esistono ancora, ma il successo della CRISPR ne mette in luce le potenzialità. Anche il resoconto annuale dei rischi internazionali diffuso nel 2016 dall’intelligence americana rileva nella disponibilità e diffusione della CRISPR rischi per la sicurezza globale.

DIFFICILE DA CONTROLLARE. Perché allora l’editing genetico non è ancora stato usato a scopo distruttivo? Tanto per cominciare, per la sua complessità: come spiega The Conversation, esistono metodi più semplici e cruenti di seminare armi biologiche di distruzione di massa. Formare nuove generazioni di bioterroristi e infiltrarli nei laboratori di massima sicurezza comporterebbe un esteso e paziente lavoro a lungo termine. In secondo luogo, per i rischi associati all’uso di un’arma biologica su larga scala: distruggi la nazione vicina e se qualcosa va storto, rischi di annientare la tua.

POLITICA. Esistono inoltre iniziative internazionali volte a contrastare lo sviluppo di questo tipo di armi. Una di queste è la Convenzione per le armi biologiche (1972) che impegna 178 Paesi a escludere completamente ogni possibilità d’uso, produzione e stoccaggio di armi biologiche. L’assenza di un sistema di verifica formale del rispetto dell’accordo ne limita però in parte l’efficacia.

L’unica certezza è che per contrastare un uso criminoso della CRISPR – così come di altre conquiste tecnologiche, come lo sviluppo incontrollato dell’intelligenza artificiale – occorreranno sforzi condivisi. I confini sono ormai un’entità troppo labile perché la battaglia possa essere combattuta da uno stato soltanto.

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