Global warming, vicino il rischio di catastrofe ambientale

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L’IPCC chiede cambiamenti drastici per evitare la catastrofe climatica. Secondo l’ultimo rapporto quinquennale dell’IPCC, appena pubblicato, serviranno cambiamenti rapidi e drastici evitare un aumento catastrofico delle temperature globali che renderà invivibili ampie regioni del pianeta. Tuttavia, la recente revisione di alcuni dati sul riscaldamento già raggiunto potrebbe concedere all’umanità una decina di anni in più per correre ai ripari.

Limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali è un compito titanico, che implica cambiamenti rapidi e drastici nel modo in cui funzionano governi, industrie e società. Tuttavia, anche se il mondo si è già riscaldato di 1 °C, per liberarsi dell’abitudine al carbonio l’umanità ha da 10 a 30 anni in più di quanto gli scienziati stimassero in precedenza.

Sono questi, in sintesi, i principali contenuti dell’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato ieri, 8 ottobre, e basato sulle ricerche condotte da quando le nazioni hanno siglato l’accordo sul clima di Parigi del 2015, che mira a ridurre le emissioni di gas serra e a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5-2 °C.

Per raggiungere questo obiettivo, secondo l’IPCC, entro il 2030 il mondo dovrebbe ridurre le emissioni di carbonio almeno del 49 per cento rispetto ai livelli del 2017 e quindi raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050.

Senza importanti riduzioni delle emissioni di gas serra, il mondo è sulla buona strada per arrivare a circa 3 gradi di riscaldamento entro la fine del secolo, e potrebbe superare la soglia di 1,5 °C tra il 2030 e il 2052 se il riscaldamento globale continuerà al suo ritmo attuale.

I ghiacciai dell'Artide sono a rischio di fusione sia nello scenario a +1,5 °C sia in quello a +2 °C (NASA/eyevine)
I ghiacciai dell’Artide sono a rischio di fusione sia nello scenario a +1,5 °C sia in quello a +2 °C (NASA/eyevine)

Un mare di guai
Il rapporto afferma che gli scienziati hanno una “fiducia elevata” nel fatto che 1,5 °C di riscaldamento comporterebbero un maggior numero di ondate di calore sulla terraferma, specialmente ai tropici. Hanno una “fiducia media” che ci saranno tempeste più estreme in alcune aree come le regioni ad alta quota dell’Asia orientale e del Nord America orientale.

Il rischio di un tempo così estremo sarebbe ancora maggiore in un mondo a +2 °C. Le temperature nelle giornate estremamente calde a latitudini medie potrebbero aumentare di 3 °C con 1,5 °C di riscaldamento globale, e di 4 °C in un mondo a +2 °C.

Due gradi di riscaldamento potrebbero distruggere circa il 13 per cento degli ecosistemi terrestri del mondo, aumentando il rischio di estinzione di molti insetti, piante e animali. Mantenere il riscaldamento a 1,5 °C ridurrebbe il rischio della metà.

L’Artico potrebbe sperimentare estati senza ghiaccio una volta ogni decennio o due in un mondo con +2 °C, e una volta ogni secolo con +1,5 °C. Le barriere coralline scomparirebbero quasi del tutto con 2 gradi di riscaldamento, mentre ne sopravviverebbero solo il 10-30 per cento con +1,5 °C.

Senza un’azione aggressiva, il mondo potrebbe diventare un luogo quasi impossibile da vivere per la maggior parte delle persone, afferma Ove Hoegh-Guldberg, direttore del Global Change Institute dell’Università del Queensland a St Lucia, in Australia. “Via via che ci avviciniamo alla fine del secolo, non dobbiamo fare errori”.

Un sogno impossibile
Dato che gli attuali impegni nazionali in materia di emissioni di gas serra sono ben al di sotto degli obiettivi stabiliti nell’accordo sul clima di Parigi, molti scienziati hanno sostenuto che anche raggiungere l’obiettivo dei +2 °C è praticamente impossibile.

Ma il rapporto dell’IPCC ha evitato le questioni di fattibilità e si è concentrato invece sulla definizione di ciò che governi, imprese e individui dovrebbero fare per raggiungere l’obiettivo di +1,5 °C.

Le misure includono l’installazione di sistemi energetici a basse emissioni di carbonio, come l’energia eolica e solare, per fornire il 70-85 per cento dell’elettricità mondiale entro il 2050 e l’espansione delle foreste per aumentare la capacità di assorbire anidride carbonica dall’atmosfera.

La maggior parte degli scenari del rapporto suggerisce che il mondo avrebbe ancora bisogno di estrarre enormi quantità di carbonio dall’atmosfera e pomparlo sottoterra nella seconda metà di questo secolo. La tecnologia per farlo è nelle prime fasi di sviluppo e molti ricercatori dicono che potrebbe essere difficile svilupparli per l’uso su scala globale.

Altre opzioni proposte riguardano il cambiamento degli stili di vita: mangiare meno carne, andare in bicicletta e volare meno. Il rapporto ha anche approfondito questioni nebulose su etica e valori, sottolineando che i governi devono affrontare il cambiamento climatico e lo sviluppo sostenibile in parallelo, o rischiano di esacerbare la povertà e le disuguaglianze.

Emissioni di un impianto per la produzione di energia elettrica a carbone (AGF)
Emissioni di un impianto per la produzione di energia elettrica a carbone (AGF)

Un budget più ampio
Il rapporto dell’IPCC cita ricerche recenti che indicano che la quantità di carbonio che l’umanità può ancora emettere mentre limita il riscaldamento a +1,5 ° C potrebbe essere maggiore di quanto si pensasse in precedenza. La precedente valutazione dell’IPCC, pubblicata nel 2014, stimava che, al ritmo di emissioni attuali, il mondo avrebbe superato la soglia di +1,5 °C all’inizio degli anni 2020. L’ultimo rapporto ha portato questa soglia temporale al 2030 o al 2040 sulla base di studi che hanno rivisto il livello di riscaldamento che abbiamo già raggiunto.

“Ogni tonnellata di carbonio in più che immettiamo nell’atmosfera oggi è una tonnellata che dovrà essere sequestrata alla fine del secolo”, afferma Myles Allen, climatologo dell’Università di Oxford, nel Regno Unito, tra gli autori principali del rapporto.

“Penso che occorra iniziare un dibattito su chi pagherà per questo, e se sia giusto che l’industria dei combustibili fossili e i suoi clienti ne godano i benefici oggi, lasciando che sia la prossima generazione a coprire i costi per ripulire,” dice Allen.

Ma gli scienziati hanno solo una “fiducia media” nei budget di carbonio rivisti, dice Thomas Stocker, climatologo dell’Università di Berna, in Svizzera. Egli sostiene che i ricercatori daranno uno sguardo più completo ai numeri nella prossima valutazione climatica completa, che dovrebbe essere pubblicata nel 2021.

Nel frattempo, il nuovo e più ampio margine sulle emissioni di carbonio potrebbe lanciare un messaggio sbagliato ai politici, afferma Oliver Geden, sociologo e visiting fellow presso il Max-Planck-Institut per la Meteorologia di Amburgo, in Germania. Egli teme che il rapporto dell’IPCC porti a sottostimare la difficoltà di raggiungere l’obiettivo di +1,5 °C. “Mancano sempre cinque minuti a mezzanotte, e questo è molto problematico”, dice. “I politici si abituano e pensano che ci sia sempre una via di scampo”.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su “Nature” l’8 ottobre 2018. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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