La nuova minaccia 2022 AE1. Scoperto 5 giorni fa, questo asteroide NEO di circa 70 metri potrebbe impattarci a luglio 2023, nell’Indipendence Day! Ma è troppo presto per allarmarsi…
Si chiama 2022 AE1 ed ha un diametro nominale di circa 70 metri (il valore effettivo potrebbe cadere tra 55 e 120 metri); è passato a una distanza minima da noi di 9,9 milioni di km, l’ultimo giorno dell’anno, ma è stato avvistato dall’osservatorio di Mt. Lemmon solo 6 giorni dopo, quando aveva raggiunto la massima luminosità (magnitudine apparente 20,1). La sua orbita, come quella di molti altri “Near Earth Objects”, è di tipo Apollo, quindi interseca l’orbita terrestre e si spinge, al perielio, poco dentro quella venusiana (0,67 unità astronomiche) e, all’afelio, si spinge nella fascia principale degli asteroidi a 2,28 UA dal Sole.
Nel mese di luglio la Terra incrocia l’orbita di questo oggetto e la distanza tra le due traiettorie (detta MOID) è attualmente stimata in soli 34000 km; in effetti, l’oggetto è subito stato classificato come possibile impattatore della Terra. Fino a pochi giorni fa, tuttavia, il rischio era considerato basso, dato che sulla base dell’orbita provvisoria la probabilità di impatto per l’anno prossimo era stimata in 0,0018%, ovvero una possibilità su 55000; l’oggetto risultava comunque a livello zero sulla scala di Torino e a -2,42 su quella di Palermo.
La situazione è cambiata sostanzialmente nelle ultime ore, con l’aggiungersi di nuove osservazioni. L’orbita ora è più precisa e la rosa delle possibili traiettorie future dell’asteroide si è ristretta, includendo comunque il nostro pianeta. Questo fa inevitabilmente salire la probabilità di impatto, stimata ora in 0,056% (una possibilità su 1800) alla data del 4 luglio 2023; quanto basta per innalzare la soglia di allarme sulla scala di Torino da zero a uno, un’occorrenza che non si presenta spesso. Sono previsti altri 3 potenziali impatti più lontani nel tempo, ma con probabilità nettamente inferiori.
Aggiornamenti
- la sera dell’11 gennaio, la probabilità sul sito NASA/cneos è ulteriormente salita allo 0,067% (1:1500) sulla base di 60 osservazioni in 1 settimana; l’indice di Palermo è passato a -0,89.
- la sera del 12, con l’aggiunta di 3 nuove osservazioni, sul sito cneos la probabilità d’impatto al 4/7/23 è quasi dimezzata, passando a 0,036% o 1:2800, con indice di Palermo pari a -1.15.
- il 13 gennaio, la pericolosità è scesa. Per ESA la probabilità è 0,0154% e sulla scala di Torino si torna al livello zero
- Il 14 gennaio, fatto insolito, la pericolosità risale su entrambi i siti. Cneos indica 0,060% (1:1700) con Palermo=-1.94 e Torino=1. ESA indica 0,040% (1:2500) con Palermo=-1,0 e Torino risalita a 1.
Quanto detto finora si basa sui dati riportati nel sito americano cneos. Andando sul sito “concorrente” europeo, NEOCC/NEODyS, la situazione diventa anche leggermente più preoccupante, perchè la probabilità di impatto sale allo 0.085% (una possibilità su 1170) e l’indice sulla scala di Palermo sale a -0.66. I due siti partono dalla stessa base di osservazioni ma usano algoritmi diversi per ricavarne l’orbita e le probabilità di impatto.
Tutte le considerazioni fatte finora derivano da 53 osservazioni astrometriche effettuate nell’arco di 6 giorni, fino a ieri. Quello che finora è sempre successo in casi simili è che, con l’affinarsi progressivo della conoscenza dell’orbita, il livello di rischio raggiungeva un massimo per poi crollare rapidamente a zero; questo perché ad un certo punto, la rosa delle possibili traiettorie si restringe al punto da non intercettare più il nostro pianeta, che ne rimane fuori.
Adesso la speranza è che si possano accumulare molte altre misure di posizione ma l’avvicinarsi della fase di Luna piena potrebbe ostacolare questa indagine e, se l’oggetto non verrà recuperato nuovamente verso la fine del mese (quando si sarà indebolito oltre la magnitudine 22), potremmo rimanere nell’incertezza fino a poche settimane prima della data fatidica di impatto, una situazione non proprio piacevole. In ogni caso, anche se l’oggetto dovesse essere malauguratamente in rotta di collisione con la Terra, già ora il tempo a disposizione sarebbe troppo breve per poterne deviare l’orbita e, a meno di improbabili interventi in extremis con missili nucleari (sul modello di “Meteor”, “Deep Impact” o “Armageddon”), l’unica contromisura possibile sarebbe l’eventuale evacuazione della zona interessata. Si tenga presente che, anche se non si tratta di un PHA (Potentially Hazardous Asteroid), 2022 EA1 ha comunque dimensioni e massa confrontabili o leggermente superiori alla presunta cometa esplosa nei cieli della Siberia nel 1908, il celebre evento di Tunguska; l’energia liberata ammonterebbe a 22 Mton, pari a quella dei più potenti ordigni termonucleari oggi a disposizione, quasi 1500 volte la bomba di Hiroshima!
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