All’origine della questione c’è l’evento del 12 gennaio scorso, quando l’Agenzia per la protezione ambientale accusò Fca di avere violato la legge con circa 104.000 veicoli installando, “senza comunicarlo, un software di gestione delle emissioni nei modelli Jeep Grand Cherokee e Ram 1500 prodotti nel 2014, 2015 e 2016 con motori diesel a tre litri venduti in Usa”.
I regolatori non furono avvertiti dell’esistenza del software durante l’iter delle certificazioni: quei veicoli contengono defeat device, il software incriminato che la tedesca Volkswagen ha volutamente usato su 11 milioni di vetture nel mondo facendo esplodere uno scandalo costatole oltre 20 miliardi di dollari. La giustizia Usa sostiene che così facendo i sistemi di controllo delle emissioni dei veicoli Fca hanno potuto funzionare “diversamente, e meno efficacemente, durante certe condizioni di guida normali rispetto ai test federali sulle emissioni, risultando in un aumento delle emissioni di agenti inquinanti nocivi”.
Fca finora ha sempre negato di aver voluto aggirare i test, ma per gli investigatori federali la società non è stata ancora in grado di fornire spiegazioni complete.
“Se ci sarà un processo Fca si difenderà con forza, particolarmente contro ogni accusa che l’azienda abbia deliberatamente installato congegni ingannevoli per aggirare i test”, ha affermato il gruppo in una dichiarazione. “Fca – continua la nota – collabora da mesi con con la US Environmental Protection Agency (EPA) e il California Air Resources Board (CARB). Abbiamo sviluppato software di controllo delle emissioni aggiornati e riteniamo che le preoccupazioni delle due agenzie concernenti le calibrazioni dei veicoli sarebbero così risolte.
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