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Elisir eterna giovinezza creato in laboratorio

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Pubblicati su Science e Cell due esperimenti. Il primo usa una sostanza “spazzina” per eliminare dai tessuti i frammenti troppo vecchi. Il secondo insegna al Dna a riparare se stesso. In entrambi i casi gli “elisir” sono riusciti a ringiovanire i topi.

C’è chi prova a combattere le malattie della vecchiaia. E chi prova a combattere la vecchiaia stessa. Due esperimenti su come riparare i meccanismi della cellula danneggiati dal passare del tempo sono stati pubblicati contemporaneamente da due riviste scientifiche importanti. Il primo, su Science, descrive una tecnica per mantenere l’efficienza del sistema di riparazione del Dna. Nelle nostre cellule esiste infatti un “meccanico” della doppia elica, che interviene per correggere gli errori commessi durante la duplicazione dei cromosomi, ma che perde drammaticamente efficienza con l’età.

Il secondo, uscito su Cell, prende invece di mira le cellule cosiddette “senescenti”: troppo vecchie e danneggiate per poter svolgere ancora la loro funzione all’interno di un tessuto. Il loro accumulo è considerato una delle cause del cattivo funzionamento di alcuni organi. Fra i motivi per cui queste cellule smettono di lavorare c’è proprio l’accumularsi di difetti nel Dna. In questo senso, dunque, i due esperimenti possono dirsi collegati. Il gruppo di Peter de Keizer della Erasmus University di Rotterdam, dopo quattro anni di lavoro, ha messo a punto un peptide (cioè un frammento di proteina) che riconosce e selettivamente distrugge le cellule senescenti. Lo ha provato sui topi di laboratorio, ha visto rifiorire il loro pelo, migliorare la funzione dei reni e aumentare la resistenza all’esercizio fisico, usando una ruota nella gabbia.

Il peptide riesce a distruggere le cellule senescenti attraverso un complicato gioco di sponda. Blocca una proteina “traditrice” che si chiama Foxo4 e che invia ad altre molecole messaggi sbagliati. In particolare, Foxo4 comunica alla proteina p53 – una sorta di “rottamatrice” che innesca il suicidio delle cellule senescenti e le elimina dunque dai tessuti – di non intervenire anche quando ce ne sarebbe bisogno. “Il peptide è effettivamente riuscito a distruggere le cellule senescenti, e solo quelle” ha spiegato de Keizer dopo i primi test sulle cavie.

La sostanza è stata somministrata a due gruppi di topolini. I primi erano normali, i secondi erano stati modificati geneticamente per invecchiare a una velocità doppia. “Dopo dieci mesi con tre infusioni a settimana non abbiamo notato effetti collaterali” ha spiegato il ricercatore olandese. Le cavie a invecchiamento accelerato hanno recuperato il pelo dopo dieci giorni di trattamento. Altri dieci giorni e le loro performance sulla ruota sono raddoppiate rispetto ai topi lasciati senza farmaco. A un mese dall’inizio delle infusioni anche i reni hanno recuperato la funzionalità che avevano da giovani.  L’obiettivo di de Keizer (come quello di molti altri scienziati impegnati sul fronte dell’invecchiamento) è fondare una società che offra anche agli uomini, e non solo ai topi, somministrazioni periodiche del peptide. Per il momento, però, deve ancora dimostrare fino in fondo che il potenziale elisir di lunga vita è sicuro ed efficace. Presto all’Erasmus University inizieranno dei test su pazienti malati di glioblastoma, un tumore del cervello in cui le cellule hanno valori molto alti di Foxo4.

La ricerca di Science nasce invece da un vecchio (e secondo alcuni scienziati molto contestabile) filone di studi iniziato ad Harvard dal biologo e imprenditore David Sinclair. Il gruppo americano, usando una molecola che aumenta le capacità del Dna di correggere se stesso, è stato anche premiato dalla Nasa, interessata a trovare un rimedio ai danni che le radiazioni cosmiche causerebbero al genoma degli astronauti nel lungo viaggio verso Marte. Anche questa volta il presunto elisir di lunga vita ha un nome poco accattivante e un meccanismo di azione complesso. La molecola Nmn è in grado di aumentare nelle cellule la presenza della molecola Nad+, che diminuisce con l’età ma che è essenziale per preservare il Dna in salute e al riparo dagli errori che normalmente si accumulano sulla sua doppia elica. I test sono stati effettuati sui topi e dovrebbero partire entro l’anno anche sugli uomini, al Brigham and Women’s Hospital di Boston. “Se i trial daranno buoni risultati, il farmaco anti-età potrebbe essere in vendita fra 3-5 anni” ha promesso Sinclair.

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