Non è più solamente un’invenzione letteraria di Mary Shelley: creare un cuore con “toppe” diverse e animarlo con un impulso elettrico come fece il Dr Frankenstein si può. Lo ha scoperto un gruppo di biologi dell’Istituto di Fisica e Tecnologia di Mosca (Mipt) e dell’Università di Bonn. Come spiegano nell’articolo “Synchronization of excitable cardiac cultures of different origin” pubblicato questo mese sulla rivista “Biomaterials Science”, frammenti di miocardio di diversa origine possono essere collegati tra di loro e fatti battere all’unisono, creando così dei “patch” cardiaci universali. Il loro impianto nel futuro potrebbe diventare un’alternativa al trapianto di cuore per chi ha cardiomiopatie.
Il cuore è un organo particolare: possiede gruppi di cellule in grado di produrre impulsi elettrici che, trasmessi ai cardiomiociti che formano il muscolo cardiaco, gli permettono di contrarsi in maniera sincrona. La sincronia è garantita dalle speciali giunzioni tra le cellule chiamate desmosomi. Ogni danno alle cellule cardiache o alle loro giunzioni può portare a una cardiomiopatia.
Ad oggi, ha affermato Konstantin Agladze, uno degli autori dello studio e professore presso il Mipt, non è possibile sostituire parti di cuore danneggiato, ma soltanto trapiantare il cuore “in toto”. Grazie alla scoperta di Agladze e dei suoi colleghi, in teoria in futuro sarà invece possibile creare una sorta di “cuore di Frankenstein”, com’è stato battezzato, usando frammenti di tessuto cardiaco di due diverse specie.
Questi frammenti di cuore sono coltivati in un ambiente speciale che contribuisce alla fusione di cellule eterogenee e alla trasmissione di un impulso elettrico attraverso la loro giunzione. Gli scienziati russi e i loro colleghi tedeschi hanno impiantato cellule sia di ratti appena nati sia di ratti adulti e ne hanno seguito la crescita e l’interazione con l’aiuto di un microscopio a fluorescenza. Queste colture di cellule erano in grado di comunicare tra di loro, generare un segnale elettrico e trasmetterlo alle fibre muscolari adiacenti, anche se appartenevano a diverse specie di roditori: ratto e topo. In questo caso però il segnale veniva trasmesso più lentamente.
Secondo la ricerca, “patch” cardiaci così creati potrebbero essere utilizzati per riparare i danni cardiaci come ad esempio quelli da infarto, ischemia o altro tipo. “Abbiamo dimostrato che si può creare (un unico tessuto cardiaco eccitabile, ndr) anche se abbiamo cellule diverse, a diversi stadi di sviluppo o persino di diversi animali”, ha affermato Agladze, citato in un comunicato stampa dell’Istituto. “Benché, naturalmente – ha aggiunto – gli animali siano di specie molto simili: ratto e topo e, di conseguenza, scimmia ed essere umano”.
Al momento però, come ha sottolineato lo studio dei ricercatori russi e tedeschi, questi esperimenti non possono essere effettuati nell’uomo perché l’attenuazione del segnale registrata a determinate frequenze nel punto di passaggio dal “patch” cardiaco al resto del muscolo cardiaco potrebbe aumentare il rischio di aritmie e mettere a rischio la vita del paziente. Il primo “cuore di Frankenstein” sarà perciò quello di un roditore.
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