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Così la Luna può influenzare i terremoti

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Dopo il forte sisma in Nuova Zelanda, avvenuto alla vigilia della Superluna, si rivaluta l’ipotesi che l’attrazione gravitazionale del nostro satellite e del Sole influenzi la dinamica delle placche terrestri. Anche se non mancano gli scettici.

L’ultima Superluna si verificò il 26 gennaio 1948. E il giorno prima le Filippine furono colpite da un terremoto di magnitudo 8.2. Due giorni fa, alla vigilia della congiunzione astrale che ha reso di nuovo l’astro più grande e brillante ai nostri occhi, in Nuova Zelanda la terra ha tremato con un sisma di magnitudo 7.8.

Un puro caso, probabilmente. Ma la coincidenza ha ridato forza a una teoria vagheggiata fin dal Settecento, caduta in disgrazia nel secolo scorso per mancanza di prove, ma ora tornata in auge. La forza di gravità della Luna, quando si trova in determinate posizioni rispetto al nostro pianeta, può deformare la crosta terrestre. E innescare terremoti dove l’equilibrio delle faglie era già precario per cause legate alla tettonica.

Il contributo della Luna, in una situazione di squilibrio, è quello della goccia che fa traboccare il vaso. Ma il grande terremoto in Giappone dell’11 marzo 2011 (magnitudo 9.1), quello del 27 febbraio 2010 in Cile (magnitudo 8.8) e la scossa seguita da Tsunami a Sumatra il 26 dicembre 2004 (magnitudo 9.3) «sono tutti avvenuti in momenti di massimo stress di marea» hanno confermato a settembre su Nature Geoscience tre sismologi dell’Università di Tokyo guidati da Yoshiyuki Tanaka. Mettendo a confronto tutti i sismi nel mondo di magnitudo superiore a 5.5 degli ultimi vent’anni e la fase lunare in cui sono avvenuti, i ricercatori hanno concluso che «i grandi terremoti sono più probabili durante i periodi di forte stress di marea. La probabilità che un piccolo cedimento della roccia si allarghi fino a diventare una rottura gigante aumenta con l’aumentare dello stress».

La crescita del rischio è stata quantificata fino a un massimo del 3%. A far “tremare” di più sono i giorni in cui la Luna è piena o nuova, cioè ogni due settimane. Se – come è avvenuto ieri – il satellite si trova anche nel perigeo (il punto più vicino alla Terra) ecco che lo stress di marea diventa leggermente più forte. La forza di gravità della Luna non solleva solo gli oceani, ma “stira” anche il globo terrestre, allungandolo di alcune decine di centimetri (le stime variano da 20 a 50), mettendo eventualmente in crisi le sue “giunture” più deboli secondo un meccanismo che è tutt’altro che chiaro.

Secondo alcuni esperti l’oscillazione degli oceani durante le maree farebbe cambiare in continuazione la pressione dell’acqua sulle faglie attive sottomarine. Un’altra ipotesi è che “alleggerendo” il peso delle faglie sovrapposte, la gravità della Luna le “sblocchi” facendole scivolare più facilmente l’una sull’altra. Il team giapponese specula invece che lo stress di marea causi piccole rotture della terra capaci in alcuni casi di propagarsi e ingigantirsi.

Laurent Métivier, geofisico dell’Institut Géographique National di Parigi, è arrivato a conclusioni simili a quelle dei colleghi di Tokyo. «Le forze di marea – spiega – possono generare sulla crosta terrestre pressioni di alcune migliaia di Pascal. Si tratta di forze migliaia di volte più piccole rispetto a quelle della tettonica», ma comunque tutt’altro che insignificanti.

«La combinazione fra gli effetti di Luna e Sole va considerata insieme» aggiunge il ricercatore francese. «I terremoti avvengono quando lo stress accumulato su una faglia supera una certa soglia. Allora si verifica la rottura. Le maree possono scatenare un sisma solo se la faglia era già prossima al punto critico. E la maggior parte delle volte, comunque, la scossa avviene senza che ci sia bisogno della forza di marea. Per questo il ruolo di Sole e Luna può essere osservato solo a posteriori, con l’aiuto della statistica. E dopo tanti anni resta ancora motivo di dibattito».

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