Marte, c’era una volta tanta acqua sottoterra, ne si trovano le tracce nel fondo di antichi crateri. Grazie alle analisi effettuate dalla sonda europea Mars Express, è stata confermata l’esistenza nel remoto passato di Marte di un sistema di falde acquifere e bacini sotterranei, interconnessi a livello planetario. A condurre la ricerca Francesco Salese, dell’Università di Utrecht, in collaborazione con l’Università di Pescara e di Berlino. Con il commento di Roberto Orosei dell’Inaf.
Quello che ai più appare come un paesaggio desolato e morto, per i geologi è un libro che – seppur sbiadito, pieno di cancellature e rifacimenti – racconta una storia a chi la sa leggere.
Una delle storie impresse nei crateri di Marte, risalente a qualcosa come 3.5 miliardi di anni fa, viene ora rivelata da una nuova ricerca, da poco pubblicata sul Journal of Geophysical Research – Planets e guidata da Francesco Salese della Università di Utrecht, in Olanda, in collaborazione l’Università “Gabriele D’Annunzio” di Pescara e l’Università libera di Berlino.
Grazie ai rilevamenti della sonda europea Mars Express, il gruppo di ricerca ha potuto confermare quella che finora era solo un’ipotesi teorica, l’antica presenza di un sistema globale interconnesso di laghi sotterranei, alcuni dei quali sembrano contenere minerali cruciali per il sostentamento di forme di vita.
In pratica, i ricercatori hanno analizzato una serie di 24 profondi crateri, dove hanno rintracciato strutture geologiche – come canali, vallate, bacini – che hanno richiesto la presenza di acqua liquida per formarsi.
«Anticamente, Marte era un mondo pieno d’acqua, ma, via via che il clima del pianeta andava cambiando, quest’acqua si ritirò progressivamente sotto la superficie, per formare bacini e falde sotterranee», spiega Salese. «Nel nostro studio abbiamo cercato le tracce di quest’acqua sotterranea, di cui poco sappiamo in quanto a estensione e ruolo giocato, trovando la prima evidenza geologica di un sistema planetario di acque sotterranee su Marte».
Il fondo dei crateri analizzati si trova ad almeno 4000 metri sotto l’attuale “livello del mare” marziano, una soglia, quest’ultima, arbitrariamente stabilita dagli scienziati come riferimento in base alle quote e alla pressione atmosferica del pianeta.
Molti dei crateri presi in considerazione contengono molteplici strutture geologiche che, secondo gli autori, testimoniano non solo la loro formazione in presenza di acqua, ma anche del suo recedere e avanzare nel tempo nei laghi sotterranei.
La nuova ricerca ha anche scoperto all’interno di cinque tra i crateri analizzati segni di minerali che, sulla Terra, sono legati alla comparsa della vita: varie argille, carbonati, silicati. Una testimonianza in più a favore dell’ipotesi che questi bacini abbiano potuto ospitare, un tempo, tutti gli ingredienti per lo sviluppo e il mantenimento di forme di vita.
«Anche se lo studio si riferisce a condizioni presenti miliardi di anni fa, è immaginabile che la diminuzione della temperatura media del pianeta nel corso delle ere abbia potuto spostare a sempre maggiori profondità, ma non eliminare, tale sistema», commenta a Media Inaf Roberto Orosei dell’Inaf, responsabile del radar Marsis a bordo di Mars Express, strumento che ha permesso di scoprire un lago di acqua salata sotto la superficie attuale di Marte. «Questa prima evidenza osservativa permette perciò di immaginare che esso possa costituire una via attraverso la quale un’eventuale vita su Marte sia in grado di spostarsi ed adattarsi man mano che il clima cambia ed il numero di habitat diminuisce: con un po’ di enfasi, lo si potrebbe descrivere come una via di mezzo tra una metropolitana e l’arca di Noè…».
Per saperne di più:
- Leggi l’articolo pubblicato su Journal of Geophysical Research – Planets “Geological evidence of planet-wide groundwater system on Mars”, di Salese, F., Pondrelli, M., Neeseman, A., Schmidt, G., Ori, G. G.
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