Baotaz, dal web alla pelle: il senso artificiale per sentire le emozioni del mondo

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E’ italiana la tecnologia che riproduce su pelle le emozioni del web: le parole scritte sui social network trasformate in luci e vibrazioni. In mostra alla Triennale di Milano il 3 e 4 settembre

“Da sempre l’uomo sogna di leggere il pensiero, noi abbiamo fatto il contrario: portiamo le emozioni sul corpo delle persone”. A parlare è Oriana Persico di La Cura Summer School, il laboratorio organizzato da La Cura, Nefula e Isia Firenze da cui è nata Baotaz: la prima tecnologia che interpreta le emozioni espresse dalle persone sui social network e le riproduce sotto forma di luci, suoni e vibrazioni. Un esperimento unico nel suo genere – pioneristico in Italia e nel mondo – che verrà presentato in anteprima alla Triennale di Milano il 3 e 4 settembre.

Video: Baotaz, la tecnologia che riproduce le emozioni del mondo

Baotaz, la tecnologia che riproduce le emozioni del mondo

“Ogni giorno scriviamo ciò che pensiamo sui social – continua Oriana- Ma cosa succede quando queste emozioni non sono più su uno schermo e le pubblichiamo sul corpo?”. Baotaz è la risposta a questa domanda, risultato del lavoro di 46 professionisti tra ingegneri, designer, artisti e informatici e dell’incontro tra arte e tecnologia. Si compone di due elementi: Baotaz Brain e Baotaz Wereable. Il primo è un cervello interconnesso che interpreta le emozioni e le trasforma in onde di luce e suono. Il secondo fa la stessa cosa, solo che è un senso aumentato: un caschetto che rende percepibili le opinioni e le emozioni espresse attraverso la tattilità e la vibrazione. A fare il grosso del lavoro è un algoritmo creato per leggere e interpretare il flusso delle conversazioni dei social network sites: dall’analisi delle relazioni a quella delle emozioni, sino all’analisi del linguaggio in 29 lingue. A cambiare, di volta in volta, è solo l’argomento scelto. “Per questo primo test ci siamo concentrati sull’ambiente, ma il tema è irrilevante – spiega Persico – Abbiamo ascoltato anche le conversazioni generate intorno al terremoto che ha colpito l’Italia centrale il 24 agosto, un modo per sentirci più vicini a quanto stava accadendo. In quell’occasione i sentimenti erano di paura e dispiacere, ma anche di orgoglio: quando ci si è resi conto della solidarietà che stava nascendo intorno alla tragedia”.
Le tecniche di social network analysis sono da anni impiegate per studiare le conversazioni che avvengono su canali come Facebook o Twitter. Tuttavia è la prima volta che i risultati vengono elaborati e restituiti in sensazioni visive e tattili, riproducendo quelle che, con un po’ di coraggio, potremmo definire le emozioni del web. In ciò sta la peculiarità che rende Baotaz un progetto pioneristico e unico nel suo genere, ma non solo. A distinguerlo è anche la tecnologia che lo supporta, Human Ecosystem: open source ed espandibile, in grado cioè di analizzare dati da ogni tipo di sorgente, non solo dai social. “Basta avere i sensori giusti e tutto diventa riproducibile”, conclude Persico. Un senso creato dall’uomo per l’uomo, strumento in più per entrare in contatto con il pianeta.

Le origini. La cura Summer School è il proseguimento dal più ampio lavoro “La Cura”, nato nel 2012 quando Salvatore Iaconesi si è ammalato di cancro al cervello e ha deciso di trasformare la sua malattia in una performance globale. Il primo passo è stato mettere online le sue analisi, le persone e le relazioni che si sono create attraverso il web sono stati il risultato finale: un cura partecipativa open source per il cancro, dove la malattia è la metafora di perdita di senso della nostra società e la società, con la sua ricchezza di diversità e reti amicali, è la cura.
E’ da questa filosofia che ha origine Baotaz. Il “cervellone” e il senso aumentato saranno presentati in anteprima mondiale alla Triennale di Milano il 3 e 4 settembre.

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