Anche l’India alla conquista dello Spazio

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Una sonda indiana scenderà sulla Luna a marzo 2018. Dopo aver lanciato una sonda attorno a Marte e una attorno alla Luna, ora l’Agenzia Spaziale Indiana si accinge a far scendere una navicella sul suolo lunare. E un rover esplorerà la superficie.

La Luna verrà presto visitata da una sonda indiana dalla quale scenderà un rover sulla superficie. Dopo Russia, Stati Uniti e Cina, l’India diventerà la quarta nazione a scendere sul nostro satellite naturale.

La data precisa non è ancora stata divulgata, ma certamente (salvo imprevisti) sarà nel mese di marzo. Un razzo Mark 2, di nuova versione, partirà dalla base di lancio di Sriharikota per portare in orbita terrestre una sonda del peso di oltre tre tonnellate. Sarà costituita da una navicella madre, che rimarrà per circa un anno in orbita lunare, e da un lander sul quale vi sarà un piccolo rover a sei ruote.

Il viaggio verso la Luna dovrebbe durare circa tre settimane: la sonda inizierà a roteare attorno al nostro pianeta allargando sempre più la sua orbita, finché si avvicinerà così tanto al campo gravitazionale lunare che una semplice accensione dei motori permetterà a Chandrayaan-2, questo il nome della missione, di “saltare” nell’orbita lunare.

ALLUNAGGIO. A quel punto una serie di modifiche nella traiettoria la porteranno da un’orbita ellittica attorno ai Poli ad una circolare, a soli 100 chilometri di quota. Sarà il momento poi del distacco del lander che scenderà autonomamente sul nostro satellite.

Un computer di bordo analizzerà le immagini immagazzinate al suo interno con i panorami ripresi dalle macchine fotografiche di bordo così da determinare con precisione la traiettoria di discesa fino al punto prescelto.

Il lander e il rover in una ricostruzione al computer
Il lander e il rover in una ricostruzione al computer

UN PICCOLO ROVER CON POCHI STRUMENTI. L’allunaggio avverrà in prossimità del Polo Sud, dove è nota la presenza di ghiaccio, elemento importante per studiare la storia del satellite (forse quel ghiaccio lo portarono gli asteroidi e/o le comete) e come riserva d’acqua per un’eventuale base umana.

Il rover inizierà immediatamente a lavorare per sfruttare al meglio l’energia solare del giorno lunare (che dura 14 giorni terrestri) prima di addormentarsi o forse spegnersi per sempre.

Il rover, infatti, funziona ad energia elettrica ottenuta tramite pannelli solari. Non è noto se verrà risvegliato dopo la prima notte lunare.

A bordo pochi strumenti: due macchine fotografiche in grado di scattare fotografie in tre dimensioni e due spettrometri, ossia strumenti in grado di analizzare le rocce dal punto di vista chimico.

Il piccolo fuoristrada non potrà comunque, allontanarsi di molto dalla sua base, perché avrà bisogno di quest’ultima per comunicare con la Terra.

VERSO ALTRI PIANETI. Se la missione andrà a buon fine si parla già di una missione in grado di riportare a Terra campioni di suolo lunare. Spiega Mylswamy Annadurai, Direttore dello Space Research Organisation Satellite Centre: «La missione potrebbe essere un trampolino di lancio per future missione verso altri pianeti». E visto i piassi da gigante realizzati dall’India negli ultimi anni in campo astronautico c’è realmente da crederci.

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