Un colpo di spugna e l’inquinamento dei mari non è più un problema. Peccato che non sia ancora così. Ma è più o meno questo il concetto alla base dell’ultima ricerca finalizzata a risolvere una delle piaghe più insidiose per la salute dell’ecosistema marittimo: lo sversamento dei carburanti nelle acque aperte. Troppi gli episodi impressi nella nostra memoria: l’incidente della petroliera Exxon Valdez in Alaska nel 1989, l’affondamento della Heaven a largo della Liguria nel 1991, del Prestige nei mari della Galizia nel 2002, l’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon in Lousiana nel 2010. Ogni volta migliaia di tonnellate di greggio disperse sulla superficie dell’acqua, fatali per l’ambiente. Una patina densa che, andando in profondità, cattura e contamina la flora e la fauna circostante, compromettendone il futuro.
Il poliuretano per salvare i mari dall’inquinamento. Finora in tanti hanno studiato il problema. Le soluzioni, però, sono state tutte parziali. Capaci di circoscrivere il fenomeno ma non di debellarlo. Anche se la strada giusta è stata individuata. I materiali porosi l’arma per combattere gli effetti dell’inquinamento. Solo che, nessuno, era mai riuscito ad andare ‘in profondità’. Nel vero senso della parola. Ce l’ha fatta un gruppo di scienziati dell’Argonne National Laboratory, tra i principali centri di ricerca governativi degli Stati Uniti. Qui, infatti, hanno messo a punto una spugna – chiamata Oleo Sponge – fatta principalmente di poliuretano (una schiuma molto usata, ad esempio, per produrre i materassi di ultima generazione o per isolare termicamente le pareti degli edifici) su cui viene applicato uno strato sottile di ossido metallico.
Oleo sponge, la spugna che cattura il petrolio in mare
Dagli Stati Uniti arriva una possibile soluzione per facilitare la pulizia dei mari dopo un disastro ambientale. Gli scienziati dell’Argonne National Laboratory, centro di ricerca del governo USA, hanno messo a punto una speciale spugna che riesce a catturare e imprigionare gli oli contenuti nel petrolio, separandoli dall’acqua. Merito dell’ossido di metallo applicato su una schiuma in poliuretano. Strizzando il composto, gli agenti inquinanti restano appiccicati alla sua nano-struttura, restituendo acqua pulita. Non è il primo ritrovato del genere ma, nessuno in precedenza, era stato in grado di andare in profondità, lungo tutta la colonna dell’acqua. In più è molto resistente.
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