Una mappa mentale permette di orientarci e memorizzare lo spazio

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Navigare tra i pensieri come nello spazio. Proposto un modello del pensiero umano secondo cui la nostra mente organizza le caratteristiche delle esperienze in dimensioni simili a quelle spaziali. Questa nuova teoria è basata sulla scoperta che nei test di memoria viene attivata la corteccia entorinale, la stessa che permette di orientarci nell’ambiente.Quando ci muoviamo nell’ambiente, nel nostro cervello si attivano due importanti popolazioni di cellule: le cellule di posizione nell’ippocampo e le cellule griglia nella vicina corteccia entorinale. Insieme, formano un circuito che permette l’orientamento nello spazio, o navigazione.

Sulla rivista “Science”, una review firmata da ricercatori del Max-Planck-Institut per le scienze cognitive e le neuroscienze umane di Leipzig, in Germania, e del Kavli Institute for Systems Neuroscience di Trondheim, in Norvegia, definisce un modello del nostro sistema di navigazione che ha un ruolo importante in molte facoltà cognitive, e spiega perché la nostra conoscenza sembra essere organizzata secondo una modalità spaziale.

“Riteniamo che il cervello memorizzi le informazioni sul mondo circostante nei cosiddetti spazi cognitivi: questo approccio riguarda non solo i dati geografici, ma anche le relazioni tra gli oggetti e l’esperienza”, ha spiegato Christian Doeller, autore senior del lavoro.

(Ella Maru Studio & MPI CBS | © Doellerlab)
(Ella Maru Studio & MPI CBS | © Doellerlab)

Il termine “spazio cognitivo” si riferisce a un mappa mentale in cui organizziamo la nostra esperienza. Ogni cosa che sperimentiamo nel mondo ha proprietà fisiche e può quindi essere caratterizzata da valori in differenti dimensioni.

“Se penso alle automobili, posso ordinarle sulla base della potenza del motore e del peso per esempio: ci sono auto da corsa con motori potenti e basso peso, e furgoni molto pesanti con motori poco potenti, e nel mezzo tutte le possibili combinazioni”, ha aggiunto Doeller. “Possiamo pensare alla nostra famiglia e ai nostri amici allo stesso modo: possiamo categorizzarli sulla base del peso o del senso dell’umorismo o ancora del livello economico. A seconda delle caratteristiche, i soggetti possono essere immagazzinati mentalmente vicini o lontani tra loro.”

Uno studio del 2016 ha mostrato che le cellule griglia sono attive anche quando apprendiamo nuovi concetti, non solo per orientarci nello spazio. In quello studio, alcuni volontari hanno imparato ad associare immagini di uccelli, che differivano tra loro solo per la lunghezza del collo e delle zampe, a una serie di simboli, come un albero o una campana. Il risultato fondamentale è che un lungo collo e zampe corte venivano associate all’albero, mentre un collo corto e zampe lunghe a una campana: in sintesi, una specifica combinazione di caratteristiche fisiche può essere rappresentata da un simbolo.

In un successivo test di memoria, i volontari hanno indicato se diversi uccelli erano associati con uno dei simboli. Il dato interessante è che nel test risultava attivata la corteccia entorinale, in modo simile a quello che accade durante la navigazione: è come se nel nostro cervello si producesse un sistema di coordinate per i pensieri.

“Mettendo insieme tutte le scoperte precedenti, abbiamo concluso che il cervello immagazzina una mappa mentale, indipendentemente dal fatto che stiamo pensando a uno spazio reale o allo spazio tra dimensioni dei nostri pensieri”, ha aggiunto Jacob Bellmund, primo autore dell’articolo.

“Questi processi sono utili per elaborare inferenze su nuovi oggetti o situazioni, anche se non ne abbiamo mai avuta esperienza”, ha continuato Bellmund. “Grazie alle mappe esistenti degli spazi cognitivi possiamo anticipare quanto qualcosa di nuovo è simile a qualcosa di già noto: è sufficiente metterlo in relazione alle dimensioni esistenti nel nostro cervello.”

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