I neuroni che pescano i ricordi e ci aiutano a decidere. Quando prendiamo una decisione sulla base di quanto ricordiamo si attiva uno specifico circuito neuronale, facendo interagire le regioni del cervello che scelgono con quelle che custodiscono la memoria.
Come ripeschiamo i ricordi custoditi nella nostra memoria? Lo fanno per noi alcuni neuroni specializzati nel compito: vengono messi in moto ogni volta in cui dobbiamo prender decisioni sulla base di quanto abbiamo già in qualche modo incamerato, come ricordare dove abbiamo parcheggiato la macchina, messo le chiavi o riposto un libro. A scoprire questa classe di neuroni è stato un team di ricercatori oltreoceano guidati da Ueli Rutishauser del Caltech di Pasadena e del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles, facendo così luce su un altro degli aspetti che rendono il nostro cervello così flessibile quando richiesto.
A parlare di flessibilità (cognitiva) sono gli stessi autori che raccontano
la loro ricerca sulle pagine di Science. Ogni volta che ci troviamo di fronte al prendere una decisione – anche minima, quale appunto in che direzione dirigersi in un parcheggio – usiamo in maniera flessibile le informazioni che ci circondano così come quello che ricordiamo, spiegano in apertura del paper gli scienziati, usando solo ciò che serve per fare quel che dobbiamo. Per aver un’idea di come tutto questo processo fosse portato avanti internamente nel nostro cervello, i ricercatori lo hanno osservato da vicino mentre eseguiva azioni diverse (una appunto che implicava l’utilizzo della memoria e una no) associate a una scelta.
I compiti in questione erano per esempio rispondere sì o no a domande di due diversi tipi: da una parte le persone incluse nello studio dovevano dire se una immagine fosse o meno rappresentativa di una determinata categoria (es. frutta o volti), dall’altra invece dovevano dire se una faccia fosse o meno loro famigliare. I ricercatori hanno potuto osservare da vicino cosa accadeva nel cervello durante i compiti grazie a una serie di piccoli elettrodi impiantati come trattamento per l’epilessia nei pazienti coinvolti nello studio, 13.
Gli scienziati hanno così osservato come quando si chiedeva alle persone se una faccia fosse o meno famigliare si attivavano dei neuroni particolari, una sorta di circuito della memoria che invece rimaneva spento quando i pazienti dovevano categorizzare immagini di volti, frutta o macchine. Questo circuito della memoria, spiegano i ricercatori, coinvolgeva le regioni della corteccia mediale frontale e dell’ippocampo (all’interno del lobo temporale), rispettivamente aree coinvolte nelle decisioni e nell’apprendimento e memoria. Contemporaneamente anche alcune onde cerebrali (le onde theta) sembravano allinearsi nei due lobi, frontale e temporale, coinvolti nei processi decisionali che richiedevano l’uso della memoria.
“Un aspetto essenziale della flessibilità cognitiva è la nostra abilità di cercare informazioni nella memoria in maniera selettiva quanto ne abbiamo bisogno”, ha commentato Rutishauser: “E’ la prima volta che vengono descritti neuroni nel cervello umano collegati a decisioni prese in base alla memoria. Inoltre il nostro studio mostra come le memoria sono trasferite al lobo frontale selettivamente e solo quando necessario”. Scopo ultimo dello studio, conclude il ricercatore, è quello di aiutare lo sviluppo di trattamenti che possano essere d’aiuto a chi soffre di patologie con disturbi di memoria, come l’Alzheimer.
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