Riscaldamento globale e gas serra, l’influenza di El Niño

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El Niño ingigantisce le emissioni di anidride carbonica. Una combinazione di eventi causati dal fenomeno El Niño del 2014-2016 ha inibito la capacità delle foreste di assorbire anidride carbonica nel Sudest asiatico, in Sud America e in Africa, producendo un picco nei livelli del gas in atmosfera. Lo rivela un’analisi dei dati del satellite OCO-2 della NASA, dimostrando che i fattori di variazione dei gas serra possono essere più complessi di quanto ritenutodi Gabriel Popkin/Nature

El Niño ingigantisce le emissioni di anidride carbonica
Rappresentazione artistica di OCO-2 in orbita (JPL/NASA)

Secondo una nuova analisi, il mostruoso evento meteorologico El Niño del 2014-16 ha fatto sì che le foreste tropicali emettessero fino a 3 miliardi di tonnellate di carbonio. Questo equivale a quasi il 20 per cento delle emissioni causate nello stesso periodo dalla combustione di combustibili fossili e dalla produzione di cemento.
Le misurazioni condotte dal satellite Orbiting Carbon Observatory-2 (OCO-2) della NASA, che misura il livello di anidride carbonica nell’atmosfera, suggeriscono che El Niño incrementa le emissioni in tre modi.
Una combinazione di alte temperature e siccità ha aumentato il numero e la gravità degli incendi nel Sudest asiatico, mentre la siccità ha bloccato la crescita delle piante nella foresta amazzonica, riducendo la quantità di carbonio assorbito. E in Africa, l’aumento delle temperature combinato a un livello di precipitazioni quasi nella media ha aumentato il tasso di emissione di anidride carbonica delle foreste.
Il balzo complessivo delle emissioni provenienti dalle foreste tropicali è stato pari a circa tre volte la produzione globale media annuale di carbonio dovuta alla deforestazione e al cambiamento d’uso del suolo tra il 2006 e il 2015.
L’analisi, presentata il 7 agosto a un meeting dell’Ecological Society of America, è un importante successo per OCO-2, che offre agli scienziati dal 2014 la migliore visione di come influiscono le attività umane e i sistemi naturali sulle variazioni delle emissioni di CO2. Il lavoro su El Niño “è una profonda scoperta”, dice Berrien Moore, scienziato dell’atmosfera dell’Università di Oklahoma a Norman e co-autore dell’articolo sui risultati di prossima pubblicazione.
I ricercatori usano da decenni i satelliti per studiare le piante. Ma fino a poco tempo fa, potevano fornire solo misurazioni indirette di come la vegetazione influenza il livello di carbonio nell’atmosfera, monitorando fattori come la biomassa e il grado di verde delle piante. OCO-2, il primo di una nuova classe di satelliti destinati a monitorare l’anidride carbonica dallo spazio, ha cambiato questo stato di cose, e il fenomeno El Niño del 2014-16 è stato uno dei suoi primi grandi banchi di prova.
“In passato abbiamo dovuto modellizzare come i cambiamenti della vegetazione influenzano l’anidride carbonica”, dice David Schimel, ecologo del Jet Propulsion Laboratory della NASA a Pasadena, in California, che ha presentato i risultati. “Ora abbiamo sempre più la possibilità di capire dove avevamo sbagliato e dove eravamo nel giusto”. La combinazione dei dati di OCO-2 e dei satelliti che misurano il metano e il monossido di carbonio sta dando a Schimel e ai suoi colleghi una visione dettagliata di come le foreste in tutto il mondo rispondono agli shock climatici di El Niño.
Guardare avanti
Tutti e tre i meccanismi d’incremento delle emissioni indicati dal gruppo erano già stati precedentemente identificati come modalità con cui gli eventi meteorologici estremi possono influenzare le piante, dice Abigail Swann, scienziato atmosferico e biologo dell’Università di Washington a Seattle. “La cosa interessante è che si sono verificati tutti,” dice. “Questo suggerisce che la risposta a El Niño in futuro diventerà una combinazione di fattori più complessa”.

El Niño ingigantisce le emissioni di anidride carbonica
L’evento del 2014-16 è anche il primo grande El Niño i cui effetti sono visibili nelle mappe annuali di copertura arborea basate sulle immagini delle sonde Landsat degli Stati Uniti e dei satelliti Sentinel dell’Agenzia spaziale europea.

I calcoli preliminari del geografo Matthew Hansen dell’Università del Maryland a College Park, che sta realizzando le mappe, mostrano che il numero di alberi persi nel mondo è aumentato del 50 per cento dal 2015 al 2016. Le foreste tropicali del Sud America, dell’Asia e dell’Africa sono quelle colpite più duramente.
Ma rimangono alcune incertezze sull’effetto di El Niño sulle foreste. Hansen ha le proveche l’area di foresta bruciata è notevolmente aumentata in Africa centrale e in Brasile, dove la perdita annuale di alberi è quasi raddoppiata, mentre per OCO-2 non è così.
Hansen osserva che la visione dei satelliti per il monitoraggio dell’anidride carbonica è molto meno particolareggiata di quella di Landsat e Sentinel, il che potrebbe causare la mancata rilevazione di alcuni incendi. I ricercatori del gruppo OCO-2 concordano sul fatto che il satellite non ha l’ultima parola sulle emissioni: esso campiona infatti strisce di terreno larghe 10 chilometri che rendono conto solo del 6 per cento circa della superficie del pianeta, da cui i ricercatori devono estrapolare stime complessivi. Ma nonostante i suoi limiti, OCO-2 fornisce le migliori misurazioni del carbonio disponibili fino a oggi.

El Niño ingigantisce le emissioni di anidride carbonica
Rappresentazione artistica della famiglia dei satelliti Sentinel (ESA)

Un aiuto potrà arrivare anche da altre strade. Nel 2018, una schiera di strumenti che sarà inviata sulla Stazione spaziale internazionale potrebbe fornire ai ricercatori una visione più particolareggiata delle risposte delle piante ai futuri eventi climatici estremi.
La Global Ecosystem Dynamics Investigation (GEDI) della NASA misurerà la biomassa forestale e l’Ecosystem Spaceborne Thermal Radiometer Experiment on Space Station, sempre della NASA, (ECOSTRESS) misurerà l’utilizzo di acqua da parte delle piante. La Japanese Hyperspectral Imager Suite (HISUI) contribuirà al monitoraggio della composizione molecolare delle piante e della diversità delle specie vegetali.
Questi strumenti potranno essere raggiunti da un quarto: l’Orbiting Carbon Observatory-3 (OCO-3), costruito con i pezzi di ricambio di OCO-2. Il presidente Trump e la sua amministrazione hanno proposto di annullare OCO-3, ma non è chiaro se il Congresso sarà d’accordo.
Se tutte queste missioni andranno avanti, dice Annmarie Eldering, vice project scientist di OCO-2 e project scientist di OCO-3 del Jet Propulsion Laboratory, “avremo davvero un quadro completo del comportamento delle piante“.

(L’originale di questo articolo è stato pubblicato su Nature il 10 agosto 2017. Traduzione ed editing a cura di Le Scienze. Riproduzione autorizzata, tutti i diritti riservati.)

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