Scoperta la vita più antica sulla Terra
“La nostra scoperta suggerisce che la vita sia emersa attorno a vulcani sottomarini caldi poco dopo la formazione della Terra” spiega Matthew Dodd, uno dei coordinatori della pubblicazione, dottorando dell’University College London. “A quell’epoca anche Marte aveva oceani sulla superficie. Teoricamente, dovremmo aspettarci di trovare tracce di vita anche lì. Altrimenti, vorrebbe dire che la Terra rappresenta in qualche modo un’eccezione”. Che i vulcani sottomarini siano stati la culla della biologia era un’ipotesi già avanzata in passato. “Ma la nostra scoperta – prosegue Dodd – dà sostegno a questa idea. Trovare ambienti simili dovrebbe dunque essere la priorità nella ricerca di tracce di vita altrove nell’universo”.
Sull’età di quei campioni, e sul fatto che i batteri siano vissuti in fondo al mare accanto a un vulcano che emetteva ferro, i ricercatori hanno pochi dubbi. “La tecnologia di oggi ci permette di datare le rocce abbastanza accuratamente. E le lave eruttate in fondo al mare hanno una firma caratteristica” spiega Franco Pirajno, geologo dell’università della Western Australia. “Anche oggi, quando studiamo sorgenti termali sottomarine, ci troviamo sempre di fronte a ecosistemi nuovi e affascinanti”.
Queste sorgenti di origine vulcanica sono caratterizzate da acque calde e ricche di minerali. “Quegli antichi batteri – spiega Roberto Ambrosini, che insegna ecologia all’università di Milano Bicocca – respiravano ferro. Lo usavano cioè per la stessa funzione con cui oggi le alghe e le piante in genere usano l’acqua per produrre energia”. I tubuli e i filamenti che oggi sono finiti sotto ai microscopi dei ricercatori sono formati da ematite, una sorta di ruggine che forma l’impronta di quegli organismi primitivi. “Non siamo sicuri al cento per cento che la loro origine sia biologica” ammette Pirajno. “Ma le evidenze sono molto forti. Alcuni colleghi hanno criticato il nostro lavoro, ma questo è lo spirito critico della scienza. Ben vengano le discussioni”.
Dominic Papineau, il geologo dell’University College London che ha materialmente trovato i fossili in Quebec, spiega perché quei filamenti, secondo la sua équipe, sono davvero l’impronta della prima vita sulla Terra: “Si tratta di strutture composte dai minerali che si formano con la decomposizione degli esseri viventi. Sono identiche a quelle che ritroviamo per epoche geologiche molto diverse, inclusa quella attuale”.
Tracce di ematite (ma senza evidenze biologiche) sono state trovate di recente anche sul suolo di Marte. Ed è naturale oggi per i ricercatori alzare lo sguardo dalle rocce del Quebec verso le profondità dell’universo. “La presenza di batteri su Marte è possibile” conferma Pirajno. “Sappiamo con sicurezza che c’era acqua in abbondanza. E questo consentirebbe la nascita della vita così come la conosciamo oggi. Su altri pianeti, come i sette appena scoperti dalla Nasa, potrebbero esserci forme biologiche, ma non come le concepiamo noi. Gli esseri viventi possono infatti formarsi in condizioni molto diverse. E i risultati potrebbero non avere nulla a che vedere con il nostro modo di intendere la vita”.
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