Dopo 27 anni donna si risveglia dal coma. I medici: «Caso eccezionale». È possibile ma non deve farci cadere in equivoci: nulla a che vedere con la morte cerebrale, la sola situazione che permette l’espianto di organi.
Dopo ventisette anni si risveglia dal coma. La notizia è riportata dal sito della BBC ed è una di quelle che suscitano tanto interesse quanti equivoci. In breve. Una donna di 31 anni, Munira Abdulla, nel 1991, ha un grave incidente automobilistico negli Emirati Arabi, dove vive. Il figlio rimane pressoché illeso, non così lei, che non viene soccorsa per ore. In seguito, a causa delle gravi lesioni cerebrali riportate, Munira viene dichiarata in stato vegetativo. Per anni è nutrita attraverso un sondino ed è sottoposta a fisioterapia per preservare il movimento delle articolazioni e il tono muscolare.
Ricoverata in un ospedale tedesco, nel 2017, subisce anche una serie di interventi chirurgici, riferisce la BBC, per ridurre il “rattrappimento” di gambe e braccia dovuto alla lunga immobilità. Ed è proprio in questo ospedale che si risveglia. Riferisce il figlio Omar: «Durante un mio alterco, avvenuto nella stanza dove mamma era ricoverata, mi pare di sentire che emette qualche suono. I medici dicono però che la situazione è immutata». Ma tre giorni dopo Omar sente qualcuno pronunciare il suo nome: è la madre. Poco a poco Munira riprende a dire qualche parola. Ora sta seguendo un’intensa fisioterapia per riuscire a stare seduta ed evitare le contratture muscolari.
Lo stato vegetativo
Un racconto credibile? Un miracolo? «Difficile fare un valutazione dettagliata con così scarse notizie – risponde Alberto Giannini, Direttore della Struttura complessa di Anestesia e Rianimazione pediatrica degli Spedali Civili di Brescia -, ma certo si possono chiarire molti dubbi. Allo stato vegetativo si arriva dopo una danno traumatico al cervello, come nel caso della signora, oppure in seguito a un ictus emorragico o ischemico, oppure dopo un arresto cardiaco protratto per più di quattro minuti che causa una mancanza di ossigeno al cervello. Quando si è in stato vegetativo si ha una respirazione autonoma e ci può essere risposta agli stimoli dolorosi, come peraltro segnala anche la BBC per Munira, ma non si è in grado di nutrirsi e per questo si ricorre a un sondino gastrico. Si parla di stato vegetativo permanente quando la situazione descritta si protrae oltre i dodici mesi».
Coma o non coma?
Ma la signora come ha fatto a risvegliarsi se la sua condizione era permanente? «Può accadere e ci sono rari casi segnalati in letteratura medica, ma si tratta di eccezioni. Spesso queste sono situazioni in cui la diagnosi di stato vegetativo non è corretta . Comunque non sono pazienti che dopo un ciclo di fisioterapia si alzano e riprendono la loro vita. I danni cerebrali subiti sono purtroppo gravissimi e irrecuperabili». E perché dell’articolo del BBC si parla di coma? Lo stato vegetativo non è differente? «Certamente – chiarisce Giannini -. Il coma dura poco, giorni o settimane, poi o c’è una ripresa, completa o meno dello stato di coscienza, o si entra nella condizione definita di stato vegetativo . Certo, titolare un articolo con la parola “coma” fa più effetto, anche se genera equivoci.
Lo stato di minima coscienza
Lo stato di minima coscienza è ancora diverso da quello vegetativo? «Sì, in questo caso la persona ha, appunto, una “minima” coscienza di sé e dell’ambiente circostante, ma queste situazioni non sono nettamente divise: si tratta di un “arcipelago” di condizioni. Lo abbiano capito nell’ultimo decennio quando i progressi tecnologici, come la Risonanza magnetica funzionale, ci hanno permesso di “vedere” l’attività delle aree cerebrali . Si è così scoperto che si possono avere situazioni estremamente variegate in cui l’attività cerebrale non è del tutto spenta ma è parzialmente attivabile da alcuni stimoli esterni. Ecco perché dicevo che con così poche informazioni non è possibile capire in quale punto di questo arcipelago di condizioni cliniche si trovasse la protagonista di questa storia».
Il fraintendimento maggiore
Notizie come queste generano spesso però ben altri dubbi: dato che Munira si è ripresa, sia pure con tutti i limiti citati, non potrebbe accadere che un paziente si risvegli mentre stanno per prelevargli gli organi? «No nel modo più assoluto. Le condizioni indicate – il coma, lo stato vegetativo e quelli di coscienza minima – non hanno nulla a che vedere con il quadro definito di morte cerebrale che consente di procedere, con il debito assenso, al prelievo degli organi a scopo di trapianto. La morte cerebrale viene accertata a norma di legge – e quella italiana è tra le più rigorose – con puntuali criteri neurologici. Fondamentale, insieme ad altri elementi, è l’assenza di attività elettrica cerebrale per sei ore. La persona è morta , ma i suoi organi vengono mantenuti artificialmente vitali per un’eventuale donazione».
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