Megaterremoti sono preceduti da oscillazioni delle placche

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La lenta oscillazione che potrebbe precedere i terremoti Le stazioni GPS hanno rilevato movimenti oscillatori di alcuni millimetri nei mesi precedenti ai terremoti devastanti del Cile del 2010 e del Giappone del 2011. Il risultato fa pensare a un potenziale sistema di allerta basato su questo tipo di segnali, ma non esistono prove che si tratti di fenomeni che precedono sempre i sismi.

I grandi terremoti sono preceduti da lievissime oscillazioni rilevate dalle centraline GPS. Questi segnali integrati in opportuni modelli di movimento delle placche tettoniche, potrebbero fornire la base per un futuro sistema di allerta terremoti. È quanto sostiene un nuovo articolo pubblicato su  “Nature” da Michael Bevis, professore di geologia della Ohio State University, e colleghi di istituti cileni e tedeschi.

Gli autori hanno analizzato in particolare i dati due terremoti devastanti: quello di Maule, in Cile, di magnitudo 8.8, avvenuto nel 2010, e quello di Tohoku-oki del 2011, il più violento sisma della storia del Giappone, di magnitudo 9.0, che ha generato un violento tsunami e causato il disastro nucleare di Fukushima.

La placca pacifica (CC BY-SA 3.0) 
La placca pacifica (CC BY-SA 3.0)

Si è trattato in entrambi i casi di megasismi, terremoti di eccezionale violenza che si verificano di solito lungo le zone di subduzione, cioè le linee lungocui una placca litosferica slitta sotto un’altra placca. Nel caso del Cile, è la placca di Naszca a slittare sotto quella sudamericana, mentre lungo il Giappone l’interazione è tra ben tre placche: la placca del Mar delle Filippine e la placca pacifica slittano sotto la placca euroasiatica, e in più la placca pacifica slitta sotto la placca del Mar delle Filippine.

Analizzando i dati di oltre un migliaio di stazioni GPS distribuite in tutto il Giappone e di una rete analoga, anche se molto meno densa, nel territorio cileno, gli autori hanno scoperto un lentissimo e impercettibile movimento oscillatorio delle placche nei mesi precedenti ai sismi: si parla di pochi millimetri nell’arco di cinque-sette mesi, che tuttavia producono un segnale marcato nelle rilevazioni. Il Giappone, per esempio, si è spostato dapprima da est a ovest per poi invertire il moto. Queste oscillazioni sono evidenti anomalie rispetto a un movimento lento ma in una direzione costante che si registra di solito.

Con tutte le cautele del caso, questi risultati fanno pensare alla possibilità di un sistema di allerta basato sulle oscillazioni lente delle placche. Ma rimangono sul tavolo ancora molte questioni irrisolte.

“In Giappone si è verificata un’oscillazione enorme ma molto lenta”, ha spiegato Bevis. “La domanda a questo punto è: tutti i megaterremoti sono preceduti da oscillazioni di questo tipo? Allo stato attuale non lo sappiamo, perché non abbiamo sufficienti dati a riguardo. Ma è un altro fattore di cui tenere conto nelle zone di subduzione come quelle del Giappone, Sumatra, Ande e Alaska; avremmo bisogno bisogno di monitorare tutte le maggiori zone si subduzione con un’alta densità di sensori GPS il prima possibile”.

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