Le cellule cancerose muoiono in assenza di gravità

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Tumori uccisi dall’assenza di gravità. Dallo spazio una nuova frontiera per le cure. I test verranno condotti dalla prima missione australiana sulla stazione spaziale. “Non contiamo certo di trovare una cura definitiva ma si potrà lavorare in parallelo con le terapie esistenti e migliorarne l’efficacia”.

L’assenza della forza di gravità uccide le cellule tumorali. Bastano 24 ore di microgravità per farne morire tra l’80 e il 90%. E’ quanto ha scoperto un team di ricercatori australiani che ora utilizzerà le missioni spaziali come laboratorio per capire i meccanismi che inducono la morte di queste cellule, per studiare nuove cure o migliorare l’efficacia di quelle già esistenti. Joshua Chou dell’Università di Tecnologia di Sydney e il suo assistente Anthony Kirollos sistemeranno, infatti, diversi tipi di cellule tumorali, fra le più difficili da sopprimere, in un congegno di piccole dimensioni che sarà mandato in orbita alla Stazione Spaziale Internazionale, nella prima missione australiana di ricerca spaziale.Metastasi tumorale

Il progetto ha preso corpo quando Chou e i suoi collaboratori hanno osservato che il simulatore di microgravità del loro laboratorio, che riproduce l’ambiente spaziale riducendo la gravità, aveva un potente effetto su queste cellule. “Abbiamo condotto dei test su quattro differenti tipi di cancro, alle ovaie, al seno, al naso e ai polmoni, e abbiamo trovato che in 24 ore di microgravità, l’80-90% delle cellule moriva senza alcun trattamento farmaceutico”, ha spiegato Chou alla radio nazionale Abc.

L’ipotesi è che la gravità ridotta uccida le cellule del tumore perché impedisce loro di comunicare. “Nello spazio le cellule del corpo cominciano a subire la condizione detta uploading meccanico”, spiega lo studioso. “L’assenza di gravità ha effetto su come le cellule si muovono e agiscono e compromette la loro capacità di sopravvivenza”. “Non contiamo certo di trovare una cura definitiva – ha concluso – ma si potrà lavorare in parallelo con le terapie esistenti e migliorarne l’efficacia”.

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